domenica 15 dicembre 2013

INCONTRI INFORMATICI SENILI

INCONTRI INFORMATICI SENILI


Il bello di internet non è solo quello di occupare il tempo libero – mi riferisco ad una grossa fetta di fruitori ultrasettantenni, come lo scrivente – ma anche quello di incontrare persone e luoghi che non si vedevano da decenni. Un mio alunno di una Scuola Media Statale in provincia di Torino, dopo alcuni decenni, si è ricordato del suo professore di lettere e mi ha spedito i saluti a mezzo e mail. Qualcun altro a mezzo  blog o Facebook. Alcuni addirittura tramite una telefonata, inaspettata, che mi riportava indietro di alcuni decenni. Si tratta di una cosa stupenda incontrare i propri ex alunni a distanza di trenta o quarant’anni fa. Unico merito è stato quello di aver dialogato apertamente con i propri discepoli. Non solo grammatica ma anche preparazione alla vita. Già allora, infatti, avevo capito che era più importante un inserimento sereno nella vita, che non una poesia imparata  memoria, spesso senza aver capito il suo contenuto. Sto parlando di ex alunni over quaranta che adesso hanno l’età dei miei figli. Affrontare la vita con serenità, il mondo dello studio o del lavoro, non come imposizione sociale coatta, ma come dovere di cittadino che aspira a mettere su famiglia e portare a casa un salario meritato col sudore della propria fronte. Vi posso assicurare, comunque, che ricevere una siffatta visita nel mio studio nel centro storico di Agropoli, nel Cilento, tra Paestum e Castellabate è una grossa soddisfazione, un immenso riconoscimento ad un vecchio professore
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Catello Nastro


sabato 14 dicembre 2013

Natale 2013

. vigilia di  NATALE 2013


Tra pochi giorni il Santo Natale. Il panettone e lo spumante oramai sono alla portata di tutti. Anche di quelli che non lo possono comperare in offerta speciale al supermercato. Tanto ci sta sempre qualcuno che te lo regala. Personalmente preferisco un piatto di spaghetti coi lupini, frutti di mare che costano molto meno delle più richieste vongole. Il prezzemolo fresco non deve mancare perché rende la modesta pietanza più bella e ricca. Naturalmente stiamo parlando del pranzo o del cenone della vigilia di Natale. Tavola apparecchiata con la tovaglia artisticamente ed artigianalmente ricamata dalla nonna tanti anni fa e come centro tavola il peretto di vino. Non importa se bianco o rosso. Basta che sia fatto in casa da questo o quel parente. Dopo gli spaghetti coi lupini, poiché siamo in vigilia, si prosegue col pesce. Baccalà fritto o in tante altre maniere o una bella frittura di alici  appena pescate  dei mari del Cilento. Pane fatto in casa il giorno prima alla maniera antica, cotto nel forno a legna. Una passatina di casericotta di puro latte di capra e per finire dolci natalizi caratteristici del Cilento. I migliori, a mio avviso sono li scauratieddi che richiedono molta mano d opera  ma sono i migliori di tutta la gastronomia cilentana. Le aziende agrituristiche del loco fanno o gara a offrirfli buoni, secondo la tradizione, per prendere per la gola gli ospiti del Cilento nelle vacanza invernali o estive . Dei vini non me parliamo perché sono tra i migliori del mondo ed anche se volete entrare nel mondo dei superalcolici, vi consiglio la grappa di castagne della colline di Palinuro. E dopo la grappa il pranzo è finito. Mi sembra che basti anche per stomaci capienti. L’enogastronomia è uno dei tanti motivi per venire nel Cilento. Se qualcuno dovesse riscontrare il contrario faccia reclamo all’ufficio personale: catellonastro@gmail. com  oppure alla pagine di Catello Nastro su Facebook. Risposta garantita. Auguri e buon Natale a tutti ed anche felice anno nuovo 2014.


Catello Nastro anche a nome della Famiglia Cilentana

lunedì 9 dicembre 2013


CATEGORIE A  RISCHIO

 IN TEMPO DI

 RECESSIONE

Ci troviamo in pieno clima di recessione economica che investe tutti i settori lavorativi. Escludiamo il settore burocratico statale, quello politico o politicizzato:  stato, regioni, provincie, comuni  e via di seguito per andare a finire al settore privato per la produzione di beni e di servizi. Un vecchio motto così recitava: “ Quando l’acqua scarseggia, la papera non galleggia.” Già da alcuni mesi, per la verità, l’acqua sta scarseggiando e la papera rischia non di morire affogata, ma per la troppa siccità. Nel settore  della piccola impresa, commerciale o artigianale che sia, la situazione sta diventando drammatica. Molte piccole ed anche grandi imprese si trovano su un precipizio col rischio di cadere da un momento all’altro. Non scomodiamo la politica politicizzata, ma nel settore si è venuto a creare una caos tale da mettere in dubbio la resistenza di piccoli artigiani, commercianti ed imprenditori che alla fine del mese fanno salti mortali per pagare gli operai ma anche…le tasse. Naturalmente, sia ben chiaro che non sto avvalorando l’ipotesi di eliminare le tasse. Solo uno stato con un PIL rilevante lo potrebbe fare. Sia ben chiaro che chi scrive, nato durante la Seconda Guerra Mondiale, reduce delle battaglie studentesche del ’68 alla Federico II di Napoli, ha adeguata competenza storica essendo partito dall’artigianato, per confluire di poi alla Pubblica Istruzione. Un impiegato statale, insomma. Quando si superano i settanta anni, con una moglie, due figli e tre nipoti la visuale del futuro prossimo cambia colorazione. Da roseo diventa grigio. Creando un forte senso di colpevolezza per la scelta del lavoro dei figli e per il futuro dei nipoti. Certamente un tozzo di pane non manca mai, ma lavorare una vita per creare qualcosa nella quale credevi, si rimane con una mangiata di mosche in mano. La rassegnazione della terza età alle soglie dei tre quarti di secolo di vita: mai. Perseguire attività malavitose: mai. E poi delinquenti si nasce. Forse è grazie a costoro  e ad una cattiva gestione della cosa pubblica che il cielo si è annuvolato. Lo stato…un coacervo  insieme di personalità che se conoscono la penna ed il computer si sono dimenticati della zappa e del trattore. In tale maniera non si può avere una visione chiara sul processo evolutivo, o almeno stabile, di uno Stato con la esse maiuscola. A questo si aggiunge il gossip mediatico, quasi un cabaret  televisivo che crea maggiore confusione in un ambiente politico che più di politica si occupa di spettacolo televisivo. In conclusione…Molti imprenditori hanno deciso di farla finita rifiutando un mondo di merda umana, arrogante e strafottente. Quei pochi onorevoli, di nome e di fatto, sovente vengono zittiti con lusinghe o con minacce. Il prodotto interno è diminuito, di conseguenza i consumi sono diminuiti. L’unico ad essere aumentato è il numero dei suicidi. Gente che ha perso la fiducia in se stesso e nelle istituzioni. Per condire questa indigesta pietanza, una grattata di suicidi, un pizzico di camorra, due foglioline di strozzinaggio ed una spruzzata di malavita organizzata. Quo vadis??? Non lo so. Lascio al lettore le riflessioni  più importanti…


Catello Nastro 

giovedì 28 novembre 2013

BUONI E CATTIVI

BUONI  E CATTIVI


Si più essere belli dentro e fuori e buoni e cattivi dentro e fuori. In questo doppio dualismo si comprende la morale, la religione, la solidarietà, la tendenza verso il bene o verso il male, la lode a Dio e la bestemmia. Un grosso guazzabuglio dovuto ad una cattiva informazione dei mass media e, lasciatemelo dire, molto spesso alla famiglia, alla scuola, alla comunità nella quale si vive. “ “Chi pecura se face lu lupo se la magna.” Ed il lupo, cioè il cattivo, ha aguzzato la sua voracità approfittando dei recenti mezzi di comunicazione, come la TV, internet e similari ancora più sofisticati. Prendiamo ad esempio internet. Troviamo scritti che inneggiano alla pace cosmica, incluso la casa nostra, ed altri che non solo inneggiano alla violenza, ma trovano strade ripide e tortuose per evidenziare tutta lo loro cattiveria e malvagità anche verso esseri indifesi: minori, disabili, malati, anziani extracomunitari ed emarginati. Si sono creati due opposti eserciti, schierati uno di fronte all’altro e per di più muniti di armi e mezzi tecnologicamente avanzati che usano senza discriminazione. Quando l’oggetto di questa violenza è un bambino, un disabile, un degente, un anziano, un invalido, il reato subìto da queste categorie deboli, indifese ed a rischio, diventa di una gravità maggiore. L’essere cosiddetto “umano” forse perché lo tiene nel DNA, o forse perché cattive frequentazioni lo hanno spinto ad una metamorfosi morale, spesso diventa cattivo. Il fatto curioso che tale individuo faccia parte di una comunità di esseri cosiddetti umani, che non conoscono la morale e quando la conoscono si rifiutano di accettarla e praticarla  ci deve far riflettere. Molti programmi televisivi propinano programmi non solo non educativi, ma immorali. Non parliamo poi di internet…Ci sta gente che ne fa un ottimo uso e gente, in particolare modo giovani, che ne fa cattivo uso. Le leggi in merito ci sono…ma chi le applica…chi le fa applicare??? Molto spesso il buono diventa più buono ed il cattivo più cattivo. E qui non si tratta dell’assalto al forno di manzoniana reminiscenza. Si tratta di esternazioni di menti cattive o quanto meno malate. In una società civile come la nostra esistono della associazioni di solidarietà umana, come la Caritas, ad esempio, dove un tozzo di pane per sfamare qualcuno non manca mai. Ma esiste anche una società di un livello superiore (secondo loro) che si crede padrona della dignità dell’altro, dell’esercizio di funzioni statali, regionali, comunali, imprenditoriali e, raggruppando la cerchia, anche morale ed operando al di sopra della legge in vigore e della comune morale civile. Ritorniamo al binomio, già ampiamente dallo scrivente trattato, di diritti e doveri, impegno sociale e morale, appartenenza politica come impegno per diritti umani collettivi legali per pochi ed illegali per molti  che vivono ai margini di una socità umana che spesso umana non è.  A questo punto potrei fare un lungo elenco di attività produttive etiche, altre illecite, altre addirittura ai margini della legalità. Atte solo ad arricchire i ricchi e sfruttare i poveri. Unico contrappeso leggi eque, solidarietà. Oculata e controllata amministrazione della cosa pubblica. Il libro della parità dei diritti sempre aperto e consultabile, una coscienza bella uno spirito non brutto. I cicli ed i ricicli di Vichiana  reminiscenza, a distanza di anni ritornano.

Catello Nastro
(28 novembre 2013)


mercoledì 27 novembre 2013

SCRIVERE OGGI

Tralasciamo i vecchi detti che la scrittura è comunicazione, cultura, istruzione, propaganda, comunicazione, costruzioni di alti ed altri edifici virtuali. Tralasciamo il vecchio motto che la lettura, del quotidiano, della rivista specializzata o dei testi in libreria, se escludiamo, in parte quelli scolastici, e consideriamo la lettura come informazione (non sempre obiettiva) di eventi sportivi, politici, sociali o di vita mondana ( il cosiddetto gossip). Tralasciamo anche di parlare della scrittura in genere. A partire dagli ideogramma egizi, i geroglifici, il greco, il latino e poi l’italiano, per condurre e concludere l’itinerario col computer, internet, palmari ed altri figli della moderna tecnologia. Quando incominciai a scrivere ( le lettere dell’alfabeto di nostra lingua), usavo il pennino Cavallotti che mi è rimasto, nel tempo, il più simpatico proprio per il suo nome. Allora usavo la penna composta da un cilindretto di legno “lu’ spruocculo) colorato in rosa per le femmine ed in azzurro per i maschietti. Col tempo non si capiva più il colore. Sto parlando di circa settant’anni fa, quando imperversava il Secondo Conflitto mondiale. La stilografica ebbe diffusione solo dopo il 1950 ed era riservata ai figli di papà perché costava molto. Adesso si parla di banco da scuola provvisto di computer, con tastiera, video ed internet per spedire alla maestra, distante tre o quattro metri) il compito scritto su supporto informatico Arial 16 perché la maestra, pur essendo giovane non ci vede tanto bene. La scuola, a mio avviso (non perché nel secolo scorso ho fatto il professore) è il secondo istituto educativo dopo la famiglia. La vita e la coscienza completano l’opera. Scrivere, con qualsiasi tecnica, importante per far girare le proprie idee. In periodo elettorale fanno girare altre cose facilmente intuibili. Scrivere, ma anche leggere. Dall’articolo sportivo alla poesia. Il libro fa riflettere la TV nò. E forse è così. Qualche pessimista ( o ottimista) ha detto che ci sono più scrittori che lettori. E questo, a mio avviso, è un fatto molto positivo per una società in rapida evoluzione ( o involuzione per i pessimisti). Forse un giorno le librerie scompariranno. Come il vecchio, romantico pennino Cavallotti che la prima volta, con mano tremante, scrisse alla compagna di classe, seduta al secondo banco a sinistra il messaggio “Ti amo”.


Catello Nastro

venerdì 15 novembre 2013

iL MESTIERE DI VIVERE

IL MESTIERE DI VIVERE

Imparare a vivere lo si fa in un contesto sociale, collettivo, nel quale ognuno mette la sua porzione positiva o negativa. Quelle che noi volgarmente chiamiamo “brutte esperienze”, sono, per la nostra esistenza umana , utili proprio perché ci aiutano a discernere il bene dal male, il positivo dal negativo, il contributo al progresso o al regresso sociale. Per non parlare poi di quello politico , inteso alla maniera del “cives romanus” di antica memoria storica che va, comunque, giudicato secondo la cronologia storica. Sono passati più di due millenni e la visualizzazione deve essere fatta con dati recenti. I “clientes” erano gente che si vendeva per un tozzo di pane ad una parte politica o all’altra. Oggi, a distanza di due millenni, il tozzo di panne si è trasformato in tangente, pizzo, mazzetta, corruzione che non è un fatto recente ma risale addirittura alla “Roma caput mundi”. Non lo so se questo titolo si può ancora esternare, ma fatto sta che i tempi sono cambiati ma, purtroppo, non è cambiata la gestione della cosa pubblica. . Progresso storico??? Ma quale…Quello degli attori o quello degli spettatori? L’Italia, come molti altri stati non solo europei sta affrontando una crisi profonda. Gli addetti ai lavori, senza distinzione di classe o di partito, fanno fatica a portare avanti il dialogo politico inquinato da programmi televisivi o mass media in genere che non conoscono cosa significhi obiettività, anche se, ai nostri giorni il problema è diventato più difficile. In conclusione: non votare il candidato che vi ha fatto un piacere facendo un dispiacere ad un altro. Domani potrebbe avvenire il contrario con grave danno sia per le vostre convinzioni politiche sia per la vostra coscienza. Ma alle prossime votazione chi votare. Non posso rispondervi. Perché non lo so nemmeno io.


Catello Nastro

venerdì 8 novembre 2013

' A VAVOSA

‘A VAVOSA

A vavosa è cumm’a
‘na maruzza senza guscio
e sulo a vedè ‘ngppa ‘nzalata
st’animale curnuto e muscio
ca’ quanno cammina
va crianno ca’ bava ‘nu struscio,
 te passa ‘a voglia ‘e cundì ‘a ‘nzalata
e te circhi n’ata purtata.
Ma ‘na cosa ara sape’.
‘A  vavosa è nata dint’à n’ uorto
senza cose chimiche o diossina,
o  scareche ‘e munnezza
chiene ‘e sustanze velenose
cu’ tutt’e diserbanti ogne  matina.
Pirciò nun fa ‘a schizzinosa
quanno vaje ‘o mercato.
addò’  ‘nge sta a vavosa
vuol dire sulamente ca è genuina
e t’ha può  magnà sera e matino.

Catello Nastro


giovedì 7 novembre 2013

'A MORTE

‘A MORTE

Quanno si arriventato viecchio
e primma o poi ara schiattà,
t’addummanne spisso
si è meglio ‘na morte e subbetto
o pure ca’ sofferenza
‘nu poco ‘e tiempo
e’ sta’ aspettà.

Certamnte ‘e ccose ca può affa’
songo veramente poche,
,tanto tutt’è deciso
 e niente se po’ modificà,
pirciò è propeto inutilo
ca’ staje a ‘nge penza’.
Ma quanno t’appresiente
annanz’isso, ‘o Pataterno,
è stato aggia’ diciso si ara j’
‘mparaviso oppure all’imberno.
E propeto inutilo
c’allucchi e te rispieri,
 ca chesta è ‘na corta  giusta
 c’à ggente onesta o fiera
è giudicata  in buona maniera,
mentre chilli ch’hanno campato
disonestamente, hanna j’ tra e malamente,
anime chiaviche e fetente,
ch’ hanno campato co’ ‘o surore ell’ati
e certi vvote hanno pure arrubbato.
Pirciò, cari lettori ‘o prublema  nunn’è murì.
Nonostante la scienza,
ma è  sulamente  ‘e mmurì cu’ na pulita  cuscienza.


Catello Nastro

sabato 2 novembre 2013

2 novembre 2013

2 NOVEMBRE 2013

Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa di campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.


Catello Nastro

2 novembre 2013

2 NOVEMBRE 2013

Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa di campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.


Catello Nastro

domenica 27 ottobre 2013

RELIGIONE TRA SPRECO E SOLIDARIETà

RELIGIONE:
TRA SPRECO E SOLIDARIETA’


Sono – e lo sono sempre stato – un cattolico. Credo in Dio e spesso le mie preghiere e le mie riflessioni sulla Fede sono in dialetto napoletano. La Fede è universale come universale è – o meglio dovrebbe essere, - la Fede nelle sue varie sfaccettature. In un paese che ospita e da lavoro a migliaia di stranieri ( che brutta parola!!!) che hanno trovato rifugio, politico o sociale, o solamente economico, nella nostra penisola. Parlo di entità geografica e non certamente politica altrimenti bisognerebbe iniziare una diatriba di ordine partitistico , razziale e massimamente religioso. Quattro ottobre 2013, festa di San Francesco, il Santo dei poveri, nel paese nel quale vivo, Agropoli, in provincia di Salerno, tra Paestum e Palinuro,  da oltre mezzo secolo e dove nella stupenda baia di Trentova si ospita lo scoglio dal quale San Francesco predicò ai pesci perché la popolazione del posto non volle ascoltarlo. Storia o leggenda? Chi lo sa…Un evento drammatico si verifica in mare di Sicilia. Una barca di emigranti in Italia. Muoiono centinaia di persone: giovani, donne e bambini. Il Papa Francesco indice il lutto nazionale. Ma alla processione del Santo dei poveri per il paese ci sta tanto di banda musicale per rallegrare la processione . Ma non  basta. A mezzanotte i fuochi artificiali, costati migliaia di euro. per rallegrare gli abitanti del posto, inquinare il mare, terrorizzare cani ed altri animali, svegliare i bambini dal sonno. Nei fondi-offerte dei fedeli si trovavano anche i miei miserabili cinque euro erogati e sottratti alla mia pensione di ex impiegato statale.  Sia ben chiaro che, al momento del modesto contributo non prevedevo un dramma umano di tali proporzioni. Anche Sua Santità, Papa Francesco, aveva sottolineato più volte il dramma e la possibilità di alleviare le pene di quei poveri disgraziati riusciti a sopravvivere ad un “incidente” casuale, ma non troppo. Un grosso pasticcio da coinvolgere emigranti in cerca di fortuna, disperati del mare alla ricerca di un lavoro anche umiliante, pur di garantire il sostentamento o almeno la sopravvivenza del nucleo familiare. Sia ben chiaro che non c’è l’ho contro il comitato festa, che non ha fatto altro che seguire una prassi, un rito che già da anni non condivido. Quando insegnavo a San Francesco al Campo, in provincia di Torino, dopo la processione, non si sparavano i botti anche perché ci trovavamo sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, ed i fuochi artificiali potevano ostacolare il traffico aereo o addirittura danneggiarlo. Una balera sulla piazza, il liscio, ed infine panini con salsiccia e vino “ad libidum” per tutti i partecipanti. Sparare i fuochi artificiali sulla spiaggia della marina, non è salutare per i pesci (specialmente i fuochi al fosforo)e i pipedi esseri umani. Significa solo inquinare l’aria, il mare, terrorizzare cani, non far dormire i bambini e svegliare gli anziani che vogliono dormire. Inoltre i fondi potrebbero essere destinati per altri scopi nel mondo della solidarietà umana. E ce ne sono, ve lo posso garantire. Aiutare il prossimo significa anche questo. Ed aiutare il prossimo è un’opera cristiana voluta da Cristo, da San Francesco e da Papa Francesco. Meditate, gente. Meditate!!!


Catello Nastro

domenica 20 ottobre 2013

LA SCOMPARSA DI UN AMICO

LA SCOMPARSA DI UN AMICO
BENEDETTO PEDUTO

Avevo conosciuto Benedetto Peduto una diecina di anni fa, agli albori del Centro Sociale Polivalente per anziani e disabili, dove si svolgeva un corso di musica e canzoni con l’ausilio del Karaoke e  dove si poteva prendere un buon caffè, fatto dalla macchinetta,  al costo di 30 centesimi. Benedetto aspettava il giovedì pomeriggio con ansia per partecipare alle prove di uno spettacolo che riscosse anche unanimi consensi ed applausi, nonostante qualche “stecca” degli attempati cantanti. Poi una malattia e la fine della vita terrena di questo grande amico, sempre sorridente, disponibile, altruista, amante della famiglia e del suo lavoro  di dirigente dell’Ufficio delle Entrate della città, sempre pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno. Era un uomo modesto, altruista e coerente. Durante una delle ultime frugali cene nella “soffitta artistica” si divertì, come pure facevano tutti gli altri. Ora Benedetto non c’è più. Il coro degli Angeli avrà un cantante in più, quelli che lo frequentavano un amico in meno: Addio Benedetto vivrai per sempre nel cuore della famiglia e di chi ebbe il privilegio di ottenere la tua disinteressata amicizia.
L’amico Catello Nastro a nome anche di tutti gli altri


mercoledì 16 ottobre 2013

divorzio polirico italiano

DIVORZIO POLITICO ITALIANO

Se ne parla da un bel po’ di tempo…  In clima di globalizzazione , di secessione, o, se vi piace chiamarla così, gestione politica differenziata ( come la raccolta dell’immondizia). Dopo l’Unità d’Italia, secessione o divisione tra nord e sud dello stivale. Ma l’unità di un paese è un processo irreversibile nel tempo. Si potrebbero ritrovare motivi e cause di reversibilità solo in caso di forti scompensi, di ordine politico, sociale o razziale. Ma questo problema, fortunatamente, non ci colpisce benché minimamente. Certamente molti lettori non saranno d’accordo con quanto sopra da me enunciato. E forse hanno ragione pure essi. Dopo secoli per unire, quattro giornate per dividere? Certamente nò. L’Italia è fatta: ora bisogna fare gli italiani. Essere riusciti a fare italiani provenienti dalle Americhe, dall’Asia e dall’Africa è un grosso merito. Nella scuola elementare di Agropoli non solo è stata eliminata la barriera di ordine sessuale ( i maschi a destra le femmine a sinistra) per non parlare addirittura di classi maschili e clessi femminile ed infine scuole per maschietti e scuola per femminucce. La mia classe delle elementari era composta da ben quarantadue alunni tutto maschietti. Solo la vecchia maestra, residuata dalla Prima Guerra Mondiale era donna, peraltro bigotta e zitella. Le classi femminile si trovavano in un altro edificio. Erano i primi passi dell’Italia, libera e repubblicana. Le devastazioni belliche risaltavano come monito per le generazioni future. La ripresa fu lenta. Nella scuola ci sono vissuto prima come alunno, poi come professore, poi come docente dei corsi abilitanti. Il rapporto alunni-docente era più di carattere sociale che culturale. Il processo educativo coinvolgeva la parte nozionistica solo in parte. Il ruolo rilevante lo aveva la preparazione alla vita. Proprio per questo, nella mia permanenza in Piemonte, insegnando, mi occupavo più di formazione ed inserimento in una società onesta e produttiva, che non della parte nozionistica vera e propria. Fatta questa lunga premessa passiamo all’argomento principe del tema. L’Italia del nord e l’Italia del sud potevano trovare ragion d’essere prima del discutibile incontro di Teano. Una federazione del nord Italia ed una del Sud avrebbero potuto favorire sia gli uni che gli altri. In una piena d autonoma gestione della cosa pubblica. Il nord non era la terra dei Marziani ed il Sud la terra degli Zompi. Non sto ad elencare le referenze socio-artistiche-culturali-imprenditoriali-creative e sociali  del meridione e del settentrione della Penisola, ma conoscenze storiche mettono in luce una società artistica, culturale, imprenditorial, tale da competere a livello europeo. In parole povere Napoli già nel 1600 dettava legge nell’industria, nel commercio, nell’arte, nella cultura, nella cantieristica navale, nell’istruzione, nell’architettura e nel livello di vita medio. Tutto questo, con l’incontro a Teano è stato non annullato, ma negativamente modificato. Un’analisi storica, procedendo al 700 ed all’ 800 potrebbe dimostrare che non raccontiamo frottole, ma eventi storici. Ritornare, in epoca di globalizzazione,  ai vecchi schemi regionalistici sarebbe assurdo. Oggi anche la camorra, la ‘nfìdrangheta e la mafia, hanno cambiato fisionomia. Il vecchio boss, venerato dal popolo e stimato dagli imprenditori, coordinava, in certo senso, le attività umane traendone un vntaggio finanziario forse minimo, ma con grande stima e grande dignità. Oggi una pistola nelle mani di un minorenne non ne fa un boss, ma solo un capo balordo. Il  gioco clandestino ed il traffico di stupefacenti hanno aperto nuove frontiere. Il vantaggio per la comunità cosiddetta civile non ci sta. Come pure non ci sta per l’economia del paese nel quali si applica tale sistema di gestione della cosa pubblica. Una scissione oggi sarebbe  dannosa per la comunità nazionale ed internazionale, L’Italia del Nord, del centro e del sud, hanno fatto una scelta: unificare. Dividere sarebbe un grosso dramma non solo per l’economia, ma anche per la storia. Gli eventi internazionali, infine, non consentono più tali assurde decisioni. L’Italia cammina in Europa e nel mondo. Pur non ritornando agli atavici sprechi a causa di una recessione quasi mondiale, bisogna ritornare ad una equa ripartizione del reddito pubblico, premiando chi lavora e produce di più, cercando di redimere i renitenti. Eutto questo per un mondo migliore per i nostri figli e per quelli che verranno: di qualsiasi razza, di qualsiasi credo politico o religioso, di qualsiasi provenienza  geografica.


Catello Nastro

lunedì 14 ottobre 2013

MISTER PARKINSON

MISTER PARKINSON

Nella mia vita ho incontrato barriere insormontabili rappresentate da persone o cose che stavano in netta contraddizione con la mia teoria dell’esistenza umana. Le battaglie  combattute sono state molte: contro nemici inesistenti, come  Don Chisciotte  contro i mulini a vento, come il bambino vittima delle favole del terrore che gli venivano propinate da avi ignoranti ed un poco stronzi. Avvicinandoci ai tre quarti di secolo tutti questi mostri passano in secondo piano. Vengono a lasciare ai nuovi mostri della cosiddetta terza età. Pinocchio, Cenerentola ed il Principe Azzurro se ne vanno  in pensione, mentre arrivano dalle nazioni straniere i nuovi mostri. Ultimo arrivato un nuovo mostro, forse preveniente dalla Britannia, che si chiama Parkinson. Certamente non è un nobile. Ci mancasse pure… Esso si impadronisce, come un immondo virus informatico, dei dati del nostro cervello, acquisiti in oltre settanta anni di ricerca, studio e conoscenze e li cancella a tal punto da farci dimenticare di comperare il pane quotidiano come ordinato dalla consorte, numeri di telefono, indirizzi di amici e parenti, portare nel portafogli i dieci euro per fare la spesa. Quando vedi un amico rivisto magari dopo venti anni e non lo riconosci, magari è giustificabile, ma quando questo amico il giorno dopo ti saluta e tu magari rispondi senza averlo riconosciuto, il problema diventa serio. Sia ben chiaro che ognuno di noi, arrivato ai tre quarti di secolo, di vicissitudini  ne ha passate parecchie, ma il nemico sopracitato diventa così subdolo da ferirti, cioè da farti fare delle magre figure con gli amici. Non si tratta di essere diventato uno smemorato di Collegno, oppure un diversamente abile nella conoscenza, specialmente quando ti trovi di fronte a delle persone, magari di storica antipatia che più volte ti annotano:” Possibile mai che non ti ricordi di me???”. Magari fosse una  bella donna sarebbe stata memorizzata anche con antivirus. Ma il tizio conosciuto magari alla sagra della porchetta di dieci anni fa, in un paese interno e collinare del Cilento, nel frastuono della banda musicale ed in mezzo a duemila persone affamate prima del pasto o ubriache di vino primitivo dopo, non può pretendere di essere riconosciuto, proprio perché Mr Parkinson consente la conoscenza solo entro certi limiti. L’essere umano è imprevedibile, come il suo futuro e la gestione delle sue azioni anche nella terza età. Sorretto dalla Fede e dalla Ragione deve combattere contro questo subdolo nemico. Per riconoscere la propria presenza cristiana, la sofferenza sia fisica che morale, il coraggio di continuare a lottare dalla parte del giusto anche se ha poche forze da schierare in campo. Anche gli esiti della battaglia sono in dubbio. Ma la dignità umana spinge a lottare fino alla fine.


Catello Nastro

sabato 12 ottobre 2013

DON PEPPO 'O PIZZAIUOLO

DON PEPPO ‘O PIZZAIUOLO


Don Peppo, ‘o pizzaiuolo arreta ‘o vico,
ha perze tutte ‘e cliente
e nun tene manco cchiù n’amico.
‘E  sere all’inverno appiccia ‘o furno,
ma sulamente per se scarfà.
Cerca ‘e sparagnà pure ‘ngoppa
‘o lignammo c’arde dint’ò furno.
‘E maligne vanno ricenno
ca’ usa pure ‘e cascie ‘e muorte
pe’ fa ‘o furno allummà.
Pure pe’ sparagnà accatta
‘a robba fracete da ra’ ‘a magnà.
Oramaie s’è sparza ‘a voce
dint’ò rione e pe’ tutto ‘o quartiere,
c’à pizza e don Peppo ‘o pizzaiulo
è arroventata overamente pazza.
Nun se sente cchiù addore bello
‘e mare r’alice fresca ‘e paranzella,
o addora ra’ pummarola fresca
appena coveta e ‘a muzzarella
ma ‘nu fetore e saraca fraceta
scurdate nu’ mese intero dint’à tiella.
Pure ‘a farina pe’ affà ‘a pasta,
meza ‘mbagliucculata e fraceta,
fete a tale punto che t’ara appilà ‘o naso.
Nun parlammo poi d’ò magazzino,
ca’ nun canosce ‘a pulizzia ogne matina.
Fete ogne cose dint’à  sta pizzaria,
 ca’ l’autr’iere,  ‘e notte, tre guagliuncielle,
hanno curretto  l’inzegna ca’ steva
‘ngoppa ‘a porta ammiezz’a via.
Hanno cagnato sulamente ‘a “i” ca’ “ u”:
e ‘o posto ‘e leggere “pizzaria”
chiaramente se leggeva “puzzaria”.


Catello Nastro
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mercoledì 9 ottobre 2013

'O SCARRAFONE

'O SCARRAFONE

Quanno passo annanz’a munnezza
e te veco ‘o scarrafone,
me fa’ tanta ribrezzo
ca me vene ‘a voglia r’ò schiattà.
Quase, quase mo’ aizo ‘o pero,
e cu’ forza ho voglio scarpisà,
tanto quann’arrivo a casa
‘ngopp’à ll’evere ro’ ciardino,
‘a meza sola me l’aggia ‘mbruscinà.
Chillo appizz’antenne e pare ‘e ricere:
“Ammiezz’à tutta sta’ munnezza,
proprio cu’ mme t’ha vuo’ piglià.
Sient’à mme, vattenne a casa
e ‘a munnezza lassala sta’.
Rint’à munnezza ‘nge stammo
‘nu pucurille tutte quante.
Chisto pe’ me è ‘nu ristorante:
si ho chiureno addò vaco a magnà?”

Catello Nastro

martedì 1 ottobre 2013

'= SEMAFERO SCASSATO

‘O SEMAFERO SCASSATO

‘Nge’ sta troppa cunfusione
‘ngoppa ‘e ggiurnale
e dint’a ‘a dilivisione.
Aggiri ‘accà e aggiri allà
ma nun saje addo’ vaje,
pecchè chilli ca’ stanna a cummannà
songo overamente assaje.
Tutte parlano ‘e progresso
cu’ tanti raggiunamente
aa’ so’ bbuoni sulo dint’ò cesso.
E mentre ognuaruno espone la situazione,
nuje ci accurgimme ch’hanno ‘nguaiata sta’ nazzione.
Tutte teneno raggione e ponno fa’ ‘a culazzione.
Ma accà ‘nge sta ggente ca’ d’o magnà
se so so’ scurdate veramente a mente.
Nun v’arrubbate tutta ‘ pagnotta,
ch’accà ‘nge sta ggente ca’pa’ famma
nun pote  adddorme manco ‘a notta.


Catello Nastro

mercoledì 4 settembre 2013

Il nuovo libro di Silvia Del Galdo

Recensione
“SENTIMENTI” – di SILVIA DEL GALDO

Ventiquattresimo volume della collana “Il Cilento nuovo”, diretta da Mario De Pascale, Antonio Infante e Catello Nastro, è stato pubblicato il libro “SENTIMENTI”, una antologia poetica di una cinquantina di pagine, vive e toccanti, come il precedente volume. Quattordicesimo della collana dal titolo “POESIE SEMPLICI “ DI Silvia Del Galdo pubblicato tempo addietro nella stessa collana, per la precisione il quattordicesimo della serie in stampa. Una poesia che presenta, con cristiana serenità, i propri sentimenti. Situazioni affettive vissute e narrate in poesia, in versi a volta ritmati, a volte sciolti, proprio per mettere in evidenza gli stati d’animo. Un libro fatto più per esternare i propri sentimenti e stati d’animo che con intenzione di creare poesia. Ma la poesia viene fuori dalla lettura delle liriche che affrontano i problemi spirituali della vita contemporanea. Antonio Infante, Presidente della Libera Università di arte e cultura del Cilento e Vallo di Diano nella presentazione ha scritto:”  E’ il secondo volumetto di poesie che Silvia De Galdo, originaria del Cilento, ma che vive ed opera da anni in Lombardia, affida alla collana letteraria  “IL CILENTO NUOVO” , sotto il patrocinio della Libera Università Letteraria del Cilento, della quale mi onoro di essere Presidente, con la fattiva collaborazione dell’amico Catello Nastro e di Mario De Pascale.  Una collana che ha pubblicato poeti e scrittori emergenti che si presentano ai lettori in veste tipografica economica proprio per permettere a tutti di attingere dalla cultura popolare i lati ed i dati salienti. La tematica di questa seconda pubblicazione nella nostra collana, non si dissocia di molto dalla prima.  “SENTIMENTI” è il titolo sintetico e schematico di questo volumetto  nel quale l’autrice si presenta, ancora una volta, nella semplicità descrittiva pur rappresentando temi ed argomenti di notevole interesse.  Essi sono stati analizzati e trasportati in progetto grafico, in tutta la loro purezza e la loro semplicità. Da annotare che il primo volumetto di poesie dalla medesima pubblicato dalla nostra collana, si intitolava “Poesie semplici”. Proprio ad indicare l’onestà descrittiva e la purezza dei temi trattati. Questa seconda raccolta sembra quasi il prosieguo della prima, sebbene i temi, di carattere spirituale, continuano ad essere i protagonisti dell’opera. Essere al servizio della cultura – non solo nostra ma anche degli emergenti, ci onora e ci incoraggia a proseguire su questa strada. (Antonio Infante). Catello Nastro che ha curato la stampa e le bozze ha scritto:”Commentare i classici,  grandi poeti del passato è molto facile. Talvolta basta fare una sintesi delle varie valutazioni per arrivare ad un giudizio cosiddetto personale. Ma personale non è proprio perché attinto a varie fonti letterarie sul tema, o anche tema ed autore diverso, per parlare di recensione critica personale. Assieme ad Antonio Infante, sto portando avanti un progetto di nuovi poeti. Validi o meno. Questa sta ai lettori giudicare. Un certo barocchismo, ripescato ed assemblato ad arte, figura spesso nelle altrui presentazioni ai tanti libri di poesie che cercano di inserirsi nel contesto culturale locale, per non dire regionale o addirittura nazionale. Di questo argomento ne abbiamo già discusso in alcune  pagine di libri della nostra collana che, almeno sembra, sia la più prolifica del territorio. Dare voce agli umili è anche un messaggio cristiano. E questa volta è proprio il libro in oggetto ch presenta queste caratteristiche. Innovazione nella poesia? Non è questo il nostro problema. Antonio Infante e Catello Nastro vogliono solo presentare ai lettori gli autori. Al resto deve provvedere il lettore attento ed oculato che si accinge alla lettura del volumetto. In questa ottica abbiamo iniziato, assieme a Mario De Pascale, la stesura dei testi, in questa stessa maniera è nostra intenzione continuare.   Catello Nastro. Grande merito all’autrice del libro, Silvia De Galdo, ma anche agli amici Antonio Infante e Catello Nastro che operano disinteressatamente in un contesto culturale atto solo a presentare valori in via di estinzione attraverso nomi nuovo dell’arte, della letteratura e della cultura in genere del territorio.


Renato Volpi

venerdì 9 agosto 2013

UN SORRRISO

UN SORRISO
Un sorriso come amore,
come simpatia o attrazione
fisica o morale che sia.
Un sorriso come comunicazione sociale,
preludio di sentimenti  piacevoli,
comunicazione di pensieri
intriganti, nascosti e provocanti.
Un sorriso come saluto
al giorno che finisce
o alla notte che comincia.
Un sorriso di ricambio
a chi teneramente ti sorride.
Un bimbo, un giovane,
 un anziano solo nella sua solitudine,
un diverso che aspira ad una dignità
che gli è stata ingiustamente sottratta.
Un sorriso al mondo…

Catello Nastro


mercoledì 3 luglio 2013

pensiero n. 2

2 - Meglio la pelle nera che non l’anima nera.

Catello Nastro

PENSIERO N. 1

1 - Nel mondo ci sono molti esseri  umani che muoiono per aver mangiato poco e pochi  per aver mangiato troppo.

Catello Nastro

lunedì 27 maggio 2013

IL PENSIERO LIBERO

PENSIERO LIBERO


Catello Nastro, autore di siti e blog vari, autorizza tutti gli utenti del web  a riprodurre e copiare i propri articoli gratuitamente, indicando l’autore, il nome del sito o blog da cui ha attinto, la data di riproduzione, il titolo originale e  la riproduzione totale, ma non parziale. Sono consentiti commenti nel rispetto delle regole legali vigenti. Viene consentita anche la traduzione in modo da permettere  al pensiero di viaggiare oltre frontiera. Per contattare l’autore catellonastro@gmail.com .

domenica 26 maggio 2013

NON E' IL SOLE

NON E’ IL SOLE…

Non è il sole,
è la luna
che ci abbraccia
nella notte buia
agitandoci nel letto
avvinti da eventi incontrollabili,
senza inizio e senza fine,
senza progettazione
e senza conclusione.
Il pensiero si arrampica
su una roccia scoscesa,
tra mille insidie
nascoste nei sentieri percorribili.
Quando arriva il sole all’orizzonte,
sembra tutto più chiaro.
Ma il nostro “ego”
non riesce a tradurre il messaggio
Illeggibile e senza senso.
Solo allora la coscienza di essere umano,
che ci ha sorretto per anni interi,
ci viene incontro e ci invita
alla pace cosmica, alla Fede, alla bontà,
al contatto sociale, alla solidarietà.
E’ solo l’inizio della vera vita!!!

Catello Nastro
poesiedelterzomillennio.blogspot.com

catellonastro@gmail.com

mercoledì 22 maggio 2013

DEPRESSIONE SUL MAR TIRRENO


DEPRESSIONE SUL MAR TIRRENO


Non annoto di depressione metereologica, ma di depressione psichica, morale, sociale, spirituale. Il Mar Tirreno c’entra perché sto scrivendo a poco più di cento metro dall’infrangersi delle sue onde sulla spiaggia del porto di Agropoli. Il raffronto non c’entra proprio un cavolo con questa dissertazione, ma forse può, in ultima analisi, servire come scena di sfondo sul palcoscenico della vita attuale. Ancora una volta è da tenere in alta considerazione tra i valori spirituali e quelli materiali. Da individuo nato nel 1941, cioè nel pieno svolgimento della Seconda Guerra Mondiale, avrei anche due scelte: vivere da pensionato statale  oppure vivere secondo le norme evangeliche. Ma sia il primo che il secondo caso, pur essendo terminato il conflitto bellico da oltre mezzo secolo, destano attenzione particolare ai vari momenti della vita di un anziano, o vecchio che dir si voglia, che come tale vive questi momenti che fortunatamente non sono bellici, ma pur destano attenzione e riflessione. Viviamo in un momento di recessione economica e di crisi spirituale che, se un secolo fa era prerogativa di un solo stato, oggigiorno, a causa della globalizzazione, diventa universale. Ci sono i telegiornali, obiettivi o di parte che ci propinano immagini ed eventi da vagliare attentamente e con oculatezza ed obiettività. E’ una parola!!! Potrà obiettare il lettore casuale o avvezzo alle mie senili esternazioni. In certo senso ha pure ragione perché, se ci addentriamo nell’argomento con espressioni di costume, notiamo subito che “la depressione sul Mar Tirreno” è solo una parte geografica limitata, nel contesto più ampio dei problemi, che sono coinvolti nella globalizzazione. Ma il pensiero può inquinare anche il Mar Tirreno??? Certamente. La depressione, senza scomodare la psicologia, la metereologia o la psicanalisi, è un male sociale quanto mai attuale in tempo di crisi economica e crisi spirituale Esseri umani depressi arrivano persino a soluzioni drastiche e definitive del loro processo di vita che non può essere in nessun modo avulsa dal rapporto sociale. L’interpretazione religiosa è senza dubbio valida abbracciando la Fede e la parola di Dio, aggiornata dai mass media, attraverso l’interpretazione di personaggi del mondo ecclesiastico e cattolico. In parole povere è la Fede che sorregge questi esseri barcollanti alla deriva sul mar Tirreno, ora quieto ora tempestoso. Ci sono eventi che ci portano a meditare su quello che scriviamo e comunichiamo attraverso il mezzo informatico ai lettori, assidui o casuali che siano. La depressione è un fatto metereologico ma anche psicologico. Materiale o anche spirituale. Singolo o anche collettivo. Familiare o anche sociale. Il tutto dipende dai punti di vista, dal coraggio, dalla volontà singola o collettiva, dall’onestà degli operatori in qualsiasi collocazione geografica, in qualsiasi situazione politica, in qualsiasi società, in qualsiasi famiglia. La Ragione, la Fede, la Solidarietà, il rispetto per il prossimo di qualsiasi razza o credo religioso, può portare la calma sul Mar Tirreno e sugli altri.


Catello Nastro

sabato 18 maggio 2013

UN AMORE NOBILE


UN AMORE NOBILE

Tanti e tanti anni fa, nel regno di Stronzio, ad un ballo di corte, si incontrarono due giovani nobili, proprio come avveniva nelle favole. Quindi non pensate che Cappuccetto Rosso faccia parte della nostra storia fantastica proprio perché entrerebbe come i cavoli a merenda. Quindi se ne stava nella sua favola senza disturbare i protagonisti della presente trattazione, ovverossia il grande nobiluomo  Conte Antonio Rugazzo e la contessina Giuseppina Pellafina. L’orchestra già aveva iniziato il suo repertorio con un brano del famoso cantante napoletano Jonny Cagà in arte, ma nella vita Giuvanne Cacasotto che ogni tre canzoni mandava in onda la pubblicità perché doveva recarsi nel cesso. A quei tempi non c’era l’Imu, l’Iva e la tassa sugli ortaggi perché ognuno si faceva i cavoli suoi. Il conte, essendo nobile, doveva per forza di cose sposare una contessa nobile pure lei.  Il nonno del conte non voleva, ma siccome i nonni anche nel secolo scorso non contavano un cavolo, il ricorso al TAR non venne accettato per lo sciopero dei cancellieri. Ma prima di vivere felici e contenti, dovevano fare i conti con la recessione economica. Al posto dell’orchestra sinfonica  della RAI di Cicerale, chiamarono Jonny Guitar, in arte “Giuvanne cu’ ‘a chitarra”, che era economico a tal punto da suonare con una chitarra che aveva solo tre corde, naturalmente unte e consunte. Al pranzo nuziale  ordinarono pasta e fagioli in maniera tale da sostituire i fuochi d’artificio di mezzanotte e come vino andarono al Discount a comperare una cassa di vino in buste da un litro in offerta speciale:  compra una busta e ti diamo tutta la cassetta. Per fare bella figura andarono alla raccolta differenziata del vetro per una settimana di seguito a raccogliere le bottiglie di vino pregiato del ristorante a sei stelle più caro del paese e le tapparono con un tappo di legno ricavato da una vecchia mazza di scopa. Dopo la cerimonia nuziale a casa degli sposi giusto in tempo per abbuffarsi di pasta e fagioli ancora calda nella quale, fiore all’occhiello del pranzo, spiccava un pezzo di cotica di maiale d’allevamento. Finito il pranzo iniziarono le danze. Giuvanne cu’ a chitarra si diede da fare e le coppie continuarono a ballare fino a quando non ruppe una corda e Giovanni promise che l’avrebbe aggiustata in occasione delle nozze d’argento. Alla fine della festa ci furono i fuochi artificiali. I fagioli, almeno, erano buoni.

Clemente Demente

mercoledì 15 maggio 2013

POLITICA E SOCIETA'


POLITICA E SOCIETA’

Un nesso logico, sebbene soggettivo, proprio perché visto e vagliato con criteri faziosi, condizioni sociali e morali diverse, esiste. Gli inventori di questa unione sono stati, a mio avviso, i Greci. Naturalmente quelli contemporanei a Socrate, Platone, Aristotele. In certo senso possiamo anche affermare che sono stati i promotori della democrazia. Certamente anche costoro, ai loro tempi, ai primordi della democrazia, avevano degli avversari pronti a difendere con le armi le loro idee. A questo punto bisogna tirare il ballo i valori materiali e quelli spirituali. Anche oggi quando parliamo di valori ed ideologie politiche, la trattazione si sofferma sulla gestione della vita pubblica che coinvolge, nella maggior parte dei casi più la sfera economica che quella morale. Non stiamo a fare sterili elenchi che contribuirebbero a confondere “l’animale politico” di aristotelica reminiscenza. Sovente la cattiva gestione della politica ha causato seri danni alla pacifica convivenza mondiale o anche dei paesini della varie regioni italiane. Quando sentiamo parlare di bilanci, partiti, coalizioni, comunità, classi sociali e, “dulcis in fundo” corruzione nella gestione della cosa pubblica, ci viene la pelle d’oca. Un’opera pubblica costata mezzo milione  di euro,  viene fatturata duemila e… spesso non vede mai il completamente e la fruizione delle classi meno abbienti. Naturalmente non vogliamo fare di  tutt’erba un fascio. Tenga conto il lettore, che essendo lo scrivente nato agli inizi del 1941, oltre che essere avvolto nelle fasce, ha vissuto anche il tramonto del fascio e l’inizio della Repubblica. Erano tempi lontani, i ricordi dei quali sono quasi scomparsi dalla sua memoria. Come ho già scritto molteplici volte: “la peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature!”. Ma in molti altri scritti apparsi su periodici locali, come “La rivolta del Cilento”,” L’Appennino”, “Il Cilento nuovo”, “Unico settimanale” e  “Mr.Magazine” ed ora su supporto informatico con vari blog e siti, ho seguito, anche non figurando tra gli addetti ai lavori, l’evoluzione o involuzione della politica, italiana in particolare modo. Frastornato da molteplici interpretazioni, ho cercato di raccogliere le briciole mentali di ultrasettuagenario, per capire certe cose che ancora oggi mi sono oscure e se vengono illuminate da terzi, si corre il rischio di osservare solo una parte illuminata, mentre il restante rimane oscuro o, quanto meno, sbiadito. A questo punto “l’animale politico” non se la sente di fare una analisi obiettiva, con conseguenti eque conclusioni. L’Italia, inoltre, è diventata una entità politica multietnica e multirazziale. Molti hanno contribuito alla crescita del paese ospitante e…loro, altri invece impigliati nel vortice malavitoso sono finiti per ingrassare le file dei fans della illegalità, e, se hanno incrementato qualcosa, si è trattato solo del lavoro delle Forze dell’Ordine. La globalizzazione non ha investito solo i prodotti alimentari a basso prezzo, in  offerta speciale al discount, ma anche la comunità malavitosa.  Sia ben chiaro che un  atto criminoso compiuto da un comunitario è identico, di fronte alla legge, di quello compiuto da un extracomunitario. Ma ritorniamo al rapporto cittadino – politica. Quando la politica è corrotta, le istituzioni non filano sulla retta via, chi paga le conseguenze è il cittadino a reddito medio-basso, il pensionato, il lavoratore “In nero”, il disoccupato, magari con una famiglia da sfamare ed un fitto da pagare. Lo stato ideale, senza dubbio, non esiste e non può esistere. Gli uomini politici dovrebbero capire che la politica deve tendere al benessere della comunità e venire incontro ai meno abbienti. Spesso però si fa in modo che l’equa ripartizione del reddito pubblico diventi addirittura iniqua. Dei pranzi in noti ristoranti vengono fatturati per una sola persona con una cifra che basterebbe a sfamare una intera famiglia di sei persone, non solo per un giorno, ma per un intero mese.  Ci sono bottiglie di vino che costano duecento euro e bottiglie che al Discount costano meno di un euro. Socialmente, molto è stato fatto per gli anziani, che sono di una categoria certamente meno abbiente. Ma chi ha una pensione di cinquecento euro e ne deve pagare la metà per il fitto di casa, come può tirare avanti. Fortunatamente le associazioni di volontariato fanno molto, non solo per gli anziani, ma anche per gli immigrati senza lavoro, senza una casa, senza permesso di soggiorno, senza un minimo reddito. La confusione che sta venendo fuori non solo è irrisolvibile senza drastici provvedimenti, ma è anche un cattivo esempio per le nuove generazioni ed un incentivo per la diffusione della illegalità. La politica deve servire il paese…ma tutto il paese. Solo in questo caso si può parlare di democrazia.

Catello Nastro

lunedì 13 maggio 2013

ESTEMPORANEA N. 1


ESTEMPORANEA N. 1 

A   proposito dello scippo cui sono stato oggetto il mese scorso, molte annotazioni mi sono state rivolte per strada, per internet per messaggi vari. Qualcuno, addirittura, ha affermato che per la miserabile somma di euro uno e mezzo non valeva la pena di fare tanto casino quando ne è venuto fuori, oltre le mie aspettative, sulla carta stampata, su supporto informatico. C’è stato qualcuno che mi ha accusato la mia opera di solidarietà che svolgo da quasi un quarto di secolo con la mia collaborazione ad enti ed associazioni cosiddette onlus, nelle quale non ci sta da guadagnare materialmente, ma molto e solo moralmente.  Da scippato, un mio amico su Facebook, mi ha quasi fatto passare per scippatore. Un euro e mezzo, secondo il presunto tale amico, sono una miseria. Ma il tizio non ha tenuto conto che nel mio portafogli si trovavano altri centocinquanta euro, e forse più e tutti i documenti che sono stati dispersi chissà dove. Un danno, insomma di quasi cinquecento euro che rappresentano la metà della mia pensione di ex impiegato statale. Inoltre voglio aggiungere, che ho denunziato pubblicamente l’episodio purtroppo squallido, per avvertire i miei coetanei di un sistema fraudolento internazionale che nessuna logica umanitaria può giustificare. Si vergogni l’interlocutore quando parla di solidarietà. La solidarietà non si fa con i furti o scippi o borseggi o violenze varie. Questo è latrocinio bello e buono e basta. Condannabile sotto ogni forma di giudizio. Sono cosciente che viviamo in un clima internazionale caotico dove i limiti tra il bene ed il male sono labili. Vorrei vedere l’illustre commentatore rapinato, oltre che di euro, ma anche di documenti di identità, patente automobilistica, documenti bancari e postali, carta di credito,  persino tessera sanitaria e codice fiscale. In ultimo non mi è rimasto che controllare, dopo che mi hanno messo le mani nella tasca dei pantaloni, se mi avevano almeno lasciato l’organo sessuale. Caro amico, è una triste esperienza, che nonostante il tuo commento pseudo paternalistico e pseudo solidale, mi son sentito di denunciare anche perché spesso sono proprio gli anziani sono oggetto di tali illeciti interventi. La tua paternale o falsa morale, forse sarà valida, ma solo fino a quando anche tu sarai fatto oggetto di questo atto di solidarietà che, comunque, ti auguro di non provare mai. La vera solidarietà è quella che si fa gratuitamente, non quella che richiede una parcella per l’opera prestata. E con questo ritengo concluso il nostro informatico dialogo, mantenendo la vecchia stima e rinnovellando e formulando preziosi auguri.

Catello Nastro