giovedì 25 dicembre 2014

riconversione morale per il 2015

RICONVERSIONE MORALE PER IL 2015

Non basta dire che i buoni sono diventati più buoni ed i cattivi ancora più cattivi. Non si tratta nemmeno di fare una classifica come in un campionato di calcio. Ed il fenomeno, oggetto della trattazione, non è limitato nel tempo e nello spazio. Quando sentiamo parlare di globalizzazione dovremmo senza dubbio approfondire il concetto che non può essere esteso alla propria abitazione, alla scuola, al mondo del lavoro, della cultura e della  religione. E qui, sia ben chiaro, pur essendo cattolici non parliamo di cattolicesimo, ma di religione universale. Attiva nel campo sociale, e religioso, naturalmente. Per semplificare il concetto, annotiamo una religione nel rispetto di tutti i credenti e con una cooperazione ad un concetto religioso multiplo. Non si può chiedere a nessuno di rinnegare il proprio credo, ma il coordinamento e la pacifica collaborazione, dovrebbe innanzitutto creare un clima di tolleranza, naturalmente senza alcuna preclusione. Diceva Madre Teresa di Calcutta: “ Il mondo ha più bisogno d’amore che di pane.”. Non sono dei voli di fantasia, ma estratti di concetti di un “homo sapiens” normale che si accinge ad affrontare questo annoso problema e condividerlo in via informatica con i lettori su supporto  anche cartaceo. Oggi sentiamo parlare di fondamentalismi, di estremismo, di terrorismo, di intolleranza religiosa. La medesima, a mio avviso, non si fonda solamente sulla diversità della razza e della religione, ma anche nella diversità per futili motivi. Se il vicino di casa, in appartamento attiguo in un grosso condominio, fuma una sigaretta sul balcone perché la moglie glielo ha vietato di farlo in casa e disturba il vicino che non sopporta il fumo, non c’è bisogno di venire alle mani. Basta trovare una via di mezzo per appacificare i contendenti ad un virtuale predominio condominiale. L’uomo d’oggi conosce tutte le religioni, ma di solito ne segue una sola. E le altre? Certamente non vanno escluse da un contesto sociale multietnico e multirazziale, ma vanno rispettate, in un clima di estrema tolleranza senza dar luogo al fanatismo religioso, razziale o addirittura calcistico. E coloro che hanno seguito le vicende del calcio nell’anno in corso, con l’assassinio di un giovane tifoso della squadra avversario, si renderanno conto che l’intolleranza può avere varie radici. Oltre alla razza ed alla religione, si aggiunge anche il tifo per questa o per quella squadra solo perché ha perso una partita!!! Il discorso a questo punto diventa drammatico, ma anche ridicolo. Uccidere un tifoso della  squadra avversaria. E qui affondiamo nella demenza, ben consci di riportare dei casi limite. Intolleranza sportiva, tifoseria, violenza. Uccidere un essere umano, magari coetaneo, per una normale partita di pallone è a dir poco assurdo. Abbandoniamo la pratica sportiva per arrivare nel mondo multietnico e multirazziale, accorciato fisicamente ma non moralmente dai moderni mezzi di trasporto. Stiamo assistendo a crimini atroci di innocenti, come vecchi, donne e bambini, con stragi di innocenti, che nessuna religione evoluta, a mio avviso, potrebbe giustificare. L’uomo si deve confrontare prima con se stesso, come essere razionale e poi con gli altri come essere umano facente parte di una collettività che deve usare lo scudo della religione per difendere i propri diritti. Il diritto alla vita è sancito dalla maggior parte delle religioni e degli statuti politici e morali scritti su tavole di creta tanti anni fa. Nel Cilento esistono delle cittadine ordinate e da segnalare come esempio di pacifica convivenza tra residenti ed immigrati, della penisola o meno. Stiamo parlando di emigranti della Grecia ed anche dell’Asia minore che sono stati accolti nel Cilento come lavoratori immigrati. Proprio come avviene oggi. E qui dovremmo parlare dei cicli e ricicli vichiani che, dopo secoli dalla scuola eleatica, costituiscono per la scuola moderna e del computer,  cardini su cui si basa la nostra identità culturale a livello internazionale, allorquando popoli meno evoluti usavano ancora la clava per distruggere e distruggersi in stupidi predomini che non avvicinava i popoli, ma addirittura li allontanava o li distruggeva facendoci ricordare l’epoca fascista, che rappresenta una delle pagine più vergognose della nostra storia recente. Creiamo un mondo migliore che rispetti innanzitutto la vita umana, che aiuti il prossimo nel momento del bisogno, che cambi il vocabolario negli universali concetti di tolleranza e pacifica convivenza. Buon 2015 all’insegna della pace e della tolleranza, abbattendo ogni forma di discriminazione di qualsiasi genere.  Buona vita a tutti !!!.

Catello Nastro

Da: agropolicultura,blogspot.com

martedì 16 dicembre 2014

Buon Natale, Rosa

BUON NATALE, ROSA

Buon Natale, Rosa,
tu che sei stata e sei il mio mondo.
Con passaggi intervallati
di lotte cruenti e gloriose vittorie
per difendere il regno fantastico
che abbiamo in simbiosi edificato.
Pietra su pietra per costruire
un edificio  di umani valori
nel nome di una sacralità
proiettata nel tempo lontano:
quasi mezzo secolo fa.
Sembrava un attimo,
come il volo di una farfalla,
nell’alternarsi  del giorno e della notte,
nell’imperterrito chiaroscuro
delle giornate variegate
dalla signora fantasia onnipresente
.guardiane le stelle nel cielo,
discrete testimoni di un evento
semplice e megagalattico,
che insegnava che un amore
non appassisce in autunno,
ma si espande con boccioli
e teneri virgulti  dal sorriso personalizzato,
in  un campo di frumento prosperoso
con spighe apportatrici
di umile grano da trasformare
in caldo pane quotidiano.
E’ notte. Torniamo a dormire.

Catello Nastro




sabato 13 dicembre 2014

OMAGGIO A 
SANTA MARIA LA CARITA’

Manco da Santa Maria la Carità da circa settanta anni. Ed i ricordi che tengo di questa ridente ed accogliente cittadina sono pochi ma di grande valore:almeno per me. Mio nonno Giovanni Nastro, zio Francesco, zio Giulio. zio Mario e zio Raffaele. Delle zie non ricordo il nome. Ma una foto di famiglia, ricavata da un collage non cronologico, campeggia nella mia attuale abitazione in Via Filippo Patella, nel centro storico di Agropoli. Nel mio studio ha trovato adeguata collocazione una statua di San Catello, vescovo e protettore di Castellammare di Stabia, dove nacqui nel lontano 1941, da mia madre Concetta De Simone e mio padre Carmine Nastro, come mio figlio primogenito che, unitamente al fratello minore gestisce alcuni negozi di antiquariato e restauro di mobili antichi. Naturalmente con preferenza al napoletano ed al Luigi Filippo. I ricordi sono ben pochi. Il giardino pieno di alberi da frutta, un arancio bellissimo ed alcuni alberi di cachi piccoli, che il nonno chiamava “lampadine” proprio perché erano piccole come una lampadina ma avevano un gusto oggi oramai perduto. Durante la festa del paese, all’età di sette – otto anni, feci la mia prima esibizione in pubblico. Facevo la propaganda per un forno situato su una carretta trainata da un cavallo, naturalmente parcheggiato altrove, mentre il carretto (detto anche secondo la voce araba, sciarabballo) a mezzo di due pizzaioli sfornava e vendeva diecine di pizze ancora cocenti. Il mio ruolo di attore in erba consisteva di far finta di piangere per avere una pizza. La Seconda guerra mondiale era da poco finita e la gente aveva tanta voglia di riprendere il lavoro normale. Ricordo ancora la bontà dei nonni e degli zii. Tra gli altri ricordi il grosso portone in legno, mia nonna Angelina, donna energica ed orgogliosa. A  lei ho dedicato una poesia quasi venti anni fa, nella speranza che la potesse ascoltare in Paradiso. Un altro ricordo bellissimo un lungo viale di platani e pioppi che percorrevo in lunghe passeggiate. Che percorrevo  quando ero ospite dai nonni. Dal 1941 al 1951 sono vissuto in vicolo Mantiello a Castellammare di Stabia. Il 21 ottobre del 1951 con la famiglia mi trasferii ad Agropoli, in  provincia di Salerno, nel Cilento, dove mio padre impiantò il primo caseificio artigianale del paese. Dopo venti anni, con la laurea in lettere conseguita presso l’Università di Napoli, mi trasferisco a Torino, vado ad abitare nella casa dove visse il poeta Guido Gozzano e lì trascorro gli anni più interessanti della mia vita, operando nel campo della scuola e dell’arte figurativa e dedicandomi alla solidarietà.
Questa è la poesia dedicata a “Nonna Angelina.

***
NONNA ANGIULINA

‘O fatto risale a sittant’anne fa, quanno nascietti,
quanno ‘e bombe pigliavano ‘o posto de’ cunfietti,
e ‘a nonna mia paterna, nonna Angiulina,
teneva cinque figli surdate, oltre ‘e cunfine.
‘O bosso mio allora teneva già tre figli piccerilli,
l’urdemo nato ero propeto io, e ne facevo strilli,
e nun sapevo d’a vuerra, quanno sunava ‘a sirena
p’avvisà ca’ steveno p’arrivà ‘e bombe a catena.
Ogne matina ‘e notte, ‘a nonna Angiulina,
cumm’à tutte l’ati mamme cu’ ‘e figli ‘o fronte,
jeva leggere appena asceva, ‘o bullettino ‘e vuerra.
‘A mamma ca’ chiagneva e se speppava ‘a faccia,
aveva letto ‘o nomme d’o marito o d’o figlio tra ‘e dispersi.
E allora pe’  disperso s’intendeva ch’era ggià muorto.
Nonna Angiulina tra tutte ‘e mamme ‘e vuerra risperate,
cu’ lacreme chiagnute fu  cchella cchiù affurtunata.
Tutte ‘e cinche ‘e  figlie turnarono d’o’ fronte,
accerettene ‘e perucchie co’ ddt degli alleati,
se retteno dint’à tinozza ‘na bella rinfrescata,
e dint’à terra lloro se mettettene a faticà.
Forse ‘e lacreme e ‘e preghiere ‘e nonna Angiulina,
arrivarono ‘ncielo fino a Dio, e ‘a Maronna tenette pietà.
Stennimmeve ‘a mano, abbracciateve cu’ nu’ surriso,
vuje ca’ site nati ‘ntiempe ‘e pace, ca’ cammisa.
Stennimmece ‘a mano, facimmo  in modo ca’ nisciuno tace,
criammo n’atu munno: ‘nu munno ‘e pace!!!
Catello Nastro
da “agropolicultura.blogspot.com


venerdì 5 dicembre 2014

Natale ad Agropoli

NATALE AD AGROPOLI
Già   molte prenotazioni da parte di turisti italiani e stranieri incominciano ad arrivare alle varie  attività ricettive non solo di Agropoli e di tutto il Cilento. Alberghi, ristoranti, pensioni, aziende agrituristiche, riaprono i battenti ed incominciano a mettere la legna nelle stufe…naturalmente quelle che non sono provviste di riscaldamento di varia natura. I prezzi del Natale, Capodanno ed Epifania, a causa della ben nota recessione, sono diminuiti e tutti si organizzano a fare ottimi acquisti per poter meglio servire una clientela sempre più qualificata ed…esigente. La Dieta Mediterranea in questa occasione andrà in ferie e specialmente nelle aziende agrituristiche si mangerà la migliore carne ed il migliore formaggio locale artigianale. Agnelli, capretti, vitelli e pollastri verranno alla festa nei vari paesi interni del Cilento. Le ricchezze gastronomiche della Piana del Sele e delle colline del Cilento interno terranno compagnia  e ai dolci fatti in casa secondo antiche tradizioni. Non dimentichiamo i prodotti ittici al primo posto nella Dieta Mediterranea. Il pescato fresco e di maggior pregio, arricchirà le tavole dei più…ricchi. Ma anche i prodotti genuini della campagna costituiranno ottimo contorno al tutto. Per digerire una bella passeggiata nel centro storico di Agropoli, incominciando da Via Patella dove potete trovare lo scrivente tra le “Cose Inutili”.Una visita al castello, alle chiese ed al borgo antico Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti ed in particolare modo ai miei lettori ed alle loro famiglie.
Catello Nastro

Agropolicultura.blogspot.com

venerdì 14 novembre 2014

“I PENSIERI DI NONNO CATELLO”
IL RECENTE LIBRO DI ANTONIO INFANTE   
Edito alcuni giorni fa l’ultimo lavoro letterario di Antonio Infante  dal titolo “I pensieri di nonno Catello”. Come si evince dal titolo, i due coetanei ultrasettantenni, Antonio Infante e Catello Nastro il cui sodalizio per l’arte e la cultura dura dagli anni ’70, con una collana letteraria che mira al territorio ed alle sue qualità umane, morali e sociali, si consolida oltremodo con questo libro scritto e commentato dal cuore di entrambi. Un lavoro certosino, dalla fonte informatica di Facebook, quello di coordinare, selezionare e pubblicare su supporto cartaceo l’originale dell’informatico, aggiungendo una sintetica presentazione. Il volumetto, di circa settanta pagine edito dalla “Libera Università Internazionale di lettere, musica, cultura ed arte, onlus” di Agropoli, si fregia di un’artistica copertina con la mano di un bimbo che stringe il dito della mano di un vecchio, quasi a voler simboleggiare l’ereditarietà della cultura ed il passaggio delle consegne tra le generazioni per una vita culturale come faro di coesione e di buona volontà. Gli articoli di Catello Nastro, amico fraterno dello scrittore curatore del volumetto, provengono da internet e sono stati scelti da Infante con giudizio quasi a dimostrare la collegialità dell’opera nella ognuno ha il suo ruolo e mantiene, nello stesso tempo, la sua appartenenza culturale. Il libro non tratta di gesta di eroi o divi dello sport, ma di persone che fanno cultura, anche se di provincia, e la presentano al pubblico dei lettori cilentani e campani in genere, sempre all’affannosa ricerca di nuove idee, nuovi messaggi culturali. Un volumetto che si fa leggere tutto d’un fiato e per di più edito dalla collaborazione di due ultrasettantenni ancor desiderosi di narrare fatti e vicende ripescate in un tempo ora vicino, ora lontano, ma comunque sempre attuale. Con gli auguri di lunga vita (anche letteraria) auguro meritati successi.                                                                            Renato Volpi

lunedì 27 ottobre 2014

Agropoli
CONVEGNO SUL COLLEZIONISMO

Sabato 25 e domenica 26  ottobre 2014, il PALAZZO DELLE ARTI, sede  dell’ex Scuola Media, in Via Pisacane ad Agropoli, con bellissima vista sul porto e sul centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, ha ospitato il primo convegno sul collezionismo. L’interessante evento ha visto anche la presenza del sindaco della città, avvocato Franco Alfieri,pure lui appassionato di collezionismo e sempre sensibile ad eventi culturali di qualsiasi genere. Una diecina di stand con esposizione di filatelia, numismatica, , libri, curiosità, riviste ed altro. Presente l’Associazione “Gli Occhi di Argo” con interessanti libri, lo Studio dì Arte e Cultura  di Catello Nastro ed il pittore e poeta Gino Vivoli con una serie di dipinti di recente fattura. Hanno destato interesse anche le litografie in carattere micro calligrafico de  “I  promessi sposi” “La monaca di Monza”, “Pinocchio”, ed “I poeti ermetici”. Presenti anche alcune litografie del compianto artista piemontese Stefano Copertino. Una vera e propria personale, la mostra di dipinti di Gino Vivoli, che, per la prima volta, ha  presentato al pubblico la sua recente produzione pittorica. Sebbene i visitatori non siano stati molti, il risultato è stato senza dubbio positivo. Con l’auspicio di un migliore prosieguo appuntamento… all’anno prossimo.


Renato Volpi

domenica 26 ottobre 2014

1 - Pensieri  filosofici demenziali


Tanto va il gatto al lardo

che ci lascia lo zampino

tanto mangia il porco

a profusione


che ci lascia lo zampone…

mercoledì 22 ottobre 2014

DON CHISCIOTTE

Don Chisciotte… Un personaggio fantasioso e fantastico che già per il passato ha attirato la mia attenzione non tanto per la sua parte esteriore di cavaliere armato di lancia e di spada, quanto per il suo rapporto con coloro che gli stavano vicino criticando, ora positivamente, ora negativamente, le sue eroiche gesta . Un idealista al massimo livello …senza dubbio. Un uomo che aveva creato  un mondo di fantasia a suo piacimento, scartando una certa tipologia di esseri cosiddetti umani e mettendo in risalto personaggi scaturiti dalla sua fantasia. Il mondo, infatti, non è quello reale, ma quello che creiamo noi stessi a nostro uso e consumo. La realtà molto spesso delude e bisogna rifugiarsi in un altro mondo a nostra misura, che ci calza a pennello, reale o fantastico che sia.
L’illusione e la delusione si possono riscontrare in particolare modo nel mondo degli affetti, specialmente quando realtà e fantasia aprono i loro confini. Vivere un mondo reale sarebbe, per molti, di difficile digestione, per non rimanere da fare altro, per costoro, che crearsi un mondo virtuale dove le immagini vengono ritoccate a seconda della convenienza, della scelta e dell’esigenza del protagonista. Non commedia, né tragedia …Forse una rappresentazione che rasenta la sceneggiata di partenopea reminiscenza. Dramma o commedia, capita a molti di essere attori o spettatori di questa esternazione verbale e quasi teatrale. Ma Don Chisciotte credeva in quello che faceva. I mulini a vento erano dei mostri che agitavano le immense braccia ad ogni alito di vento. Bisognava distruggerli. Ogni tanto anche noi combattiamo una battaglia inutile contro i mulini a vento. Naturalmente i campi di battaglia sono cambiati. Non il campo di grano, ma la vita frenetica della metropoli pullulata di mostri che ci riportano alla realtà. Sovente ad una triste realtà.
Catello Nastroq

martedì 14 ottobre 2014

SAPERE E SAPORI

SAPERE E SAPORI

Un  approfondimento del titolo di questo scritto porterebbe, senza dubbio alcuno, ad una diatriba di carattere filosofico e di poi gastronomico. Ma non è mia intenzione intraprendere un percorso del genere, quando personalizzare questi due concetti ed analizzarli secondo la mia interpretazione che, a dire il vero, potrebbe contrastare con la cultura generica  vigente nel nostro territorio. . Premetto che ho sempre amato la buona scrittura e…la buona cucina. Giunto ai tre quarti di secolo penso proprio di aver soddisfatto appieno le mie conoscenze in merito sia sul sapere, al quale ho dedicato libri, articoli, cataloghi, presentazioni scritte o declamate di fronte ad un pubblico variegato di uditori che sonnecchiavano e sorridevano solo se inquadrati dalle telecamere di emittenti locali e presenti alla mia rappresentazione di carattere talvolta anche pubblicitario. Ma a  me piaceva intrattenere l’utenza presente con dissertazioni nelle quali si destava il sorriso, la meditazione e…l’appetito!!! Fatte queste premesse il lettore attento ed oculato si renderà conto, senza dubbio alcuno, di trovarsi di fronte ad uno scritto demenziale, camuffato, sebbene spontaneo, per illustrare i concetti evidenziati nel titolo. La cultura cilentana è rappresentata al mondo intero nella famosa scuola filosofica eleatica, cilentana doc, mentre lettori di altri popoli si affannavano a capire il sillabario. Ma il sapere non è solo di carattere culturale o filosofico. I fratelli minori dei saperi sono i sapori. Ripeto che ambedue hanno attratto lo scrivente con la loro presenza culturale o gastronomica. In tempo di turismo ambedue assumono un ruolo di primo piano. Questa estate, grazie alle amministrazioni comunali del Cilento, molte sono state le proposte che avevano come oggetto il sapere ed i sapori. Il castello di Agropoli ha ospitato personaggi famosi a livello internazionale ma anche eventi di carattere gastronomico, attraverso le sagre, naturalmente non in un percorso storico letterario, ma in una rivalutazione dell’antica cucina cilentana. Anche questa cultura. Non da leggere o declamare da una scrivania, ma da gustare da una tavola imbandita secondo gli antichi schemi e procedure nel corso degli anni, ripescate da libri, usanze e tradizioni che si perdono nel passato. Riuscire a gustare appieno le pietanze  prospettate nelle varie sagre gastronomiche nel Cilento significa assorbire la nostra tradizione gastronomica antica che, a dire la verità, è inferiore al sapere ma superiore al sapore…

Catello Nastro

domenica 5 ottobre 2014

CAMORRA COSMICA
Fino ad oggi per camorra si intendeva la malavita nel napoletano. Premetto che non è mia intenzione quantificare, giudicare o analizzare detto malavitoso evento sociale,, ma rilevare la diffusione di questo fenomeno in quasi tutto il pianeta terra. Qualcuno, a questo punto, potrà obiettare che forse sarebbe stato meglio intitolare il presente scritto “malavita cosmica”, ma io, che sono di origini napoletane, pur avendo assorbito una cultura piemontese, per avere operato per alcuni anni a Torino, quasi seconda patria, penso che la camorra da napoletana sia diventata mondiale. Una differenza, però, ci sta! L’antica camorra napoletana aveva il suo codice d’onore, pur operando nella piena illegalità, sebbene con delle regole che, in un processo storico, consentivano alla medesima le cosiddette “attenuanti generiche.” Il rispetto per le donne ed i bambini, ad esempio, che rappresentavano, ieri come oggi. le categorie più indifese  e più facili da raggiungere. Oggi le regole morali non esistono più. I crimini sono aumentati e molto spesso le vittime sono donne e bambini. Leggevo tempo addietro che i malavitosi della Birmania si erano appropriati dei terreni in prossimità del mare di contadini per i quali un piccolo raccolto costituiva un minimo reddito atto a sfamare una famiglia col minimo indispensabile. Per sopravvivere le mamme facevano prostituire le figlie in età scolare ma maniaci pedofili che nessun dio potrà assolvere. La corsa al petrolio ed allo sfruttamento del sottosuolo. Proprio l’altra sera ho seguito per TV la vita degli emigranti italiani in Belgio, dopo il secondo conflitto mondiale, nelle miniere di carbone a parecchi metri di profondità: Molti non sono tornati. Molti sono rimasti sotto le macerie a causa di smottamenti di terreno a centinaia di metri di profondità. Oggi la camorra non è più napoletana, ma russa, cinese, africana, ecc. L’arricchimento materiale si è internazionalizzato con illeciti profitti all’ordine di milioni di euro. Basta leggere i giornali per seguire le terribili vicende degli emigranti dall’Africa e dal Medio Oriente verso la Sicilia. Zona di smistamento per questi poveri disgraziati per lo più sfruttati e spesso ingannati. Li chiamano “vittime del mare” ma sono solo vittime della malavita organizzata di taluni paesi del Mediterraneo i cui governi spesso chiudono un occhio, spesso tutti e due. Sono, come ho detto di origini napoletane e ne vado orgoglioso. Ho guidato l’auto ed il furgone per molti anni. Adesso che sono arrivato (fortunatamente) ai tre quarti di secolo, non guido più: non per paura verso la mia vita, ma per il terrore di investire un bambino. E’ logico che a nessuno “piace far passare la mosca sotto il naso”. Ma tanti  incidenti potrebbero essere evitati, molte vite salvate. Basterebbe il buon senso e lo spirito cristiano. Anche questa è cultura, civiltà, emancipazione, progresso, coscienza.


Catello Nastro


sabato 27 settembre 2014

AGROPOLICULTURA.BLOGSPOT.COM

L'OPINIONISTA ITALIANO: IL GRANDE TEMPIO: IL GRANDE TEMPIO Un edificio polifunzionale, multietnico, multirazziale, come un normale tempio greco CAMORRA COSMICA
Fino ad oggi per camorra si intendeva la malavita nel napoletano. Premetto che non è mia intenzione quantificare, giudicare o analizzare detto malavitoso evento sociale,, ma rilevare la diffusione di questo fenomeno in quasi tutto il pianeta terra. Qualcuno, a questo punto, potrà obiettare che forse sarebbe stato meglio intitolare il presente scritto “malavita cosmica”, ma io, che sono di origini napoletane, pur avendo assorbito una cultura piemontese, per avere operato per alcuni anni a Torino, quasi seconda patria, penso che la camorra da napoletana sia diventata mondiale. Una differenza, però, ci sta! L’antica camorra napoletana aveva il suo codice d’onore, pur operando nella piena illegalità, sebbene con delle regole che, in un processo storico, consentivano alla medesima le cosiddette “attenuanti generiche.” Il rispetto per le donne ed i bambini, ad esempio, che rappresentavano, ieri come oggi. le categorie più indifese  e più facili da raggiungere. Oggi le regole morali non esistono più. I crimini sono aumentati e molto spesso le vittime sono donne e bambini. Leggevo tempo addietro che i malavitosi della Birmania si erano appropriati dei terreni in prossimità del mare di contadini per i quali un piccolo raccolto costituiva un minimo reddito atto a sfamare una famiglia col minimo indispensabile. Per sopravvivere le mamme facevano prostituire le figlie in età scolare ma maniaci pedofili che nessun dio potrà assolvere. La corsa al petrolio ed allo sfruttamento del sottosuolo. Proprio l’altra sera ho seguito per TV la vita degli emigranti italiani in Belgio, dopo il secondo conflitto mondiale, nelle miniere di carbone a parecchi metri di profondità: Molti non sono tornati. Molti sono rimasti sotto le macerie a causa di smottamenti di terreno a centinaia di metri di profondità. Oggi la camorra non è più napoletana, ma russa, cinese, africana, ecc. L’arricchimento materiale si è internazionalizzato con illeciti profitti all’ordine di milioni di euro. Basta leggere i giornali per seguire le terribili vicende degli emigranti dall’Africa e dal Medio Oriente verso la Sicilia. Zona di smistamento per questi poveri disgraziati per lo più sfruttati e spesso ingannati. Li chiamano “vittime del mare” ma sono solo vittime della malavita organizzata di taluni paesi del Mediterraneo i cui governi spesso chiudono un occhio, spesso tutti e due. Sono, come ho detto di origini napoletane e ne vado orgoglioso. Ho guidato l’auto ed il furgone per molti anni. Adesso che sono arrivato (fortunatamente) ai tre quarti di secolo, non guido più: non per paura verso la mia vita, ma per il terrore di investire un bambino. E’ logico che a nessuno “piace far passare la mosca sotto il naso”. Ma tanti  incidenti potrebbero essere evitati, molte vite salvate. Basterebbe il buon senso e lo spirito cristiano. Anche questa è cultura, civiltà, emancipazione, progresso, coscienza.

Catello Nastroo romano, naturalmente aggiornato c...

giovedì 25 settembre 2014

IL GRANDE TEMPIO

IL GRANDE TEMPIO
Un edificio polifunzionale, multietnico, multirazziale, come un normale tempio greco o romano, naturalmente aggiornato con tutte le tecniche audiovisive, di comunicazione, di interpretazione, di credo, di possibilità di intervenire come singolo, non solo della comunità religiosa di appartenenza, ma di essere umano provvisto di libero arbitrio, applicabile al proprio intervento in una comunità multietnica, multirazziale, multi religiosa, multi sociale. Insomma un uomo libero tra uomini liberi che hanno scelto come punto di partenza un denominatore unico: la tolleranza. Oggi parlare di tolleranza religiosa è difficile a tal punto che neanche noi ce la sentiamo di affrontare questo atavico argomento. La superstizione, oltre che religione crea momenti di forte diffidenza tra gli esseri umani che, peraltro, hanno molte doti in comune. Il Grande Tempio non è una utopia o un qualcosa che cozzi contro le convinzioni religiose attuali. Nel grande tempio possono trovare posto tutti gli uomini di buona volontà e fede genuina atta a portare avanti il progetti in questione. Iddio è unico ma è stato interpretato in varie maniere e di poi modificato  in varie sottospecie a proprio piacimento ed a propria convenienza. Sia ben chiaro che chi scrive è un semplice cattolico, operante da anni nel sociale per fare capire meglio il concetto ma anche, per la verità, per capire meglio egli stesso il nesso ed il senso dell’elaborato in oggetto. A questo punto bisogna parlare di religioni diverse, credenze diverse, divinità diverse esse stesse. Certamente per uno come me, acculturato medio in argomento ( sebbene provvisto di laurea, diplomi e titoli vari più o meno obiettivi e validi) il discorso diventa difficile. Ma è giusto che sia così: costruttivo e non certamente distruttivo. Una terribile frase “discriminazione razziale” oppure “discriminazione religiosa” ci fanno sprofondare nel Medio Evo. A questo punto qualche lettore potrà obiettare che siamo eretici. Ma il discorso principale ci porta a scaricare l’indottrinamento, il fanatismo, il bigottismo. L’uomo qualunque deve avere un rapporto diverso con la divinità. Dio è Dio e su questo non si discute. Ma studiamo prima il rapporto uomo-Dio per discernere e catalogare i risultati. Il rapporto sociale, inoltre va messo in primaria discussione. Nel grande tempio ci sta spazio per tutti. Il bigottismo, inoltre porta su sentieri scoscesi con la possibilità di cadere in un dirupo da un momento all’altro. L’interpretazione delle Sacre Scritture  porta alla retta via di cristiani. Allo stesso punto si può giungere con altri percorsi che sono dissimili dai precedenti sopracitati ma che presentano lo stesso traguardo…
Catello Nastro

venerdì 15 agosto 2014

QUANN’O SOLE COCE

Quann’o sole coce
‘o mese r’austo,
nunn’abbasta
‘o  vevere e sciuscià,
e nun riesce ‘nu pucurillo
‘o spirito vullente
manco c’a’  forza
a te puté  calmà…
Coce ‘o sole,
cu’ ‘e titte  re’ case
cu’ l’irmece cucente
ca’ ‘nge putisse cocere
‘ngopp’à creta pure ‘na pizza
ca’ mozzarella ‘ngoppa.
Pure ‘e femmene vullente
coceno ‘o mese r’austo,
e abbasta ‘nu surriso o
‘na semplice vuardata,
ca’ ‘o sango volle
e t’ha facisse ‘na ‘nguacchiata.
Ce pienze e ce repienze
cchiù ‘e trenta vote,
ma ‘o cavere è troppo,
e te passa pure ‘a voglia ‘e scupà…

Catello Nastro

Da Agropolicultura.blogspot.com

venerdì 1 agosto 2014

'NA VOCE

‘NA VOCE

‘Na voce d’a cuscienza
me riceva ‘e nunn’o fa’:
e io null’aggio fatto.
Forse aggio sbagliato…
Ma ‘a voce d’a cuscienza
è‘a voce ‘e l’onestà.
Peccato ca’ sulamente
‘a gente onesta
riesce a cummannà…


Catello Nastro

mercoledì 23 luglio 2014

LA MADONNA DI COSTANTINOPOLI AD AGROPOLI

MADONNA  DI  COSTANTINOPOLI PENSACI TU

Giovedì 24 luglio 2014, ad Agropoli, simpatica cittadina del Cilento, con circa venticinquemila abitanti, di cui più della metà provenienti  da altri paesi, italiani e stranieri, si festeggia la Madonna di Costantinopoli, patrona dei pescatoti, che  hanno dedicato alla loro protettrice una simpatica chiesetta, a picco sul mare, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento. Inutile aggiungere che è frequentata durante le normali funzioni religiose, affollata anche all’esterno, nella piazzetta sul mare, in particolare modo durante  la stagione estiva e super affollata in caso di matrimoni dei cosiddetti vip della regione. Il 24 luglio, in occasione della sua festa , la statua della Madonna di Costantinopoli viene sistemata su una barca stradale, da due giorni parcheggiata, guarda caso, nel centro storico, a tre metri dalla mia camera da letto, che la porta in processione fino al porto. Dal molo del nostro bellissimo porto turistico, viene imbarcata su un peschereccio locale per arrivare al litorale di S.Marco, affollato di fedeli locali e turisti e di poi il viaggio di ritorno fino al punto di partenza. Cioè il porto di Agropoli. Concerti, bancarelle, processione di numerosi fedeli locali o meno, fuochi pirotecnici ed infine…fine della festa. Inutile parlare del concerto sul porto e della banda musicale, proprio perché caratteristica di tutte le feste paesane. Fino al 2013 erano i pescatori di Agropoli ad organizzare la traversata marina, coi loro pescherecci ed i loro e le loro “paranze”. Anzi facevano a gara a chi toccava portare la Protettrice con la propria imbarcazione. Nel 2014 l’onore, sembra, sia stato affidato ad un motopeschereccio di Acciaroli. I pescatori di Agropoli non sanno più   a quale Santo rivolgersi per far valere il loro diritto di trasportare la Madonna di Costantinopoli nella famosa processione per mare. Non sanno a quale Santo rivolgersi. Insomma i pescatori di Agropoli non sanno che pesci prendere… Speriamo che la Fede superi i campanilismi. Per concludere tutti i fedeli, anche di altri paesi, sono invitati. Venite ad Agropoli. Io sono arrivato il 21 ottobre 1951  e ci sono rimasto. La partecipazione è gratuita. La pizza del centro storico è ottima, i prezzi sono bassi a causa delle recessione, ed il vino è da brindare. Che la Madonna di Costantinopoli protegga tutti. In mare, in terra ed in cielo. E se i pescatori non sanno che pesci prendere, non facciano, almeno, una frittura o una frittata!!!


Catello Nastro

La Madonna di Costantinopoli 2014

MADONNA  DI  COSTANTINOPOLI PENSACI TU

Giovedì 24 luglio 2014, ad Agropoli, simpatica cittadina del Cilento, con circa venticinquemila abitanti, di cui più della metà provenienti  da altri paesi, italiani e stranieri, si festeggia la Madonna di Costantinopoli, patrona dei pescatoti, che  hanno dedicato alla loro protettrice una simpatica chiesetta, a picco sul mare, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento. Inutile aggiungere che è frequentata durante le normali funzioni religiose, affollata anche all’esterno, nella piazzetta sul mare, in particolare modo durante  la stagione estiva e super affollata in caso di matrimoni dei cosiddetti vip della regione. Il 24 luglio, in occasione della sua festa , la statua della Madonna di Costantinopoli viene sistemata su una barca stradale, da due giorni parcheggiata, guarda caso, nel centro storico, a tre metri dalla mia camera da letto, che la porta in processione fino al porto. Dal molo del nostro bellissimo porto turistico, viene imbarcata su un peschereccio locale per arrivare al litorale di S.Marco, affollato di fedeli locali e turisti e di poi il viaggio di ritorno fino al punto di partenza. Cioè il porto di Agropoli. Concerti, bancarelle, processione di numerosi fedeli locali o meno, fuochi pirotecnici ed infine…fine della festa. Inutile parlare del concerto sul porto e della banda musicale, proprio perché caratteristica di tutte le feste paesane. Fino al 2013 erano i pescatori di Agropoli ad organizzare la traversata marina, coi loro pescherecci ed i loro e le loro “paranze”. Anzi facevano a gara a chi toccava portare la Protettrice con la propria imbarcazione. Nel 2014 l’onore, sembra, sia stato affidato ad un motopeschereccio di Acciaroli. I pescatori di Agropoli non sanno più   a quale Santo rivolgersi per far valere il loro diritto di trasportare la Madonna di Costantinopoli nella famosa processione per mare. Non sanno a quale Santo rivolgersi. Insomma i pescatori di Agropoli non sanno che pesci prendere… Speriamo che la Fede superi i campanilismi. Per concludere tutti i fedeli, anche di altri paesi, sono invitati. Venite ad Agropoli. Io sono arrivato il 21 ottobre 1951  e ci sono rimasto. La partecipazione è gratuita. La pizza del centro storico è ottima, i prezzi sono bassi a causa delle recessione, ed il vino è da brindare. Che la Madonna di Costantinopoli protegga tutti. In mare, in terra ed in cielo. E se i pescatori non sanno che pesci prendere, non facciano, almeno, una frittura o una frittata!!!


Catello Nastro

sabato 19 luglio 2014

VIA INTERNET

AMMORE VIA INTERNET
V’allicurdate, vuje ca’ tenite l’età mia,
‘e lettere r’ammore prufumate.
ca’ se mannavano ‘e ‘ nammurate,
tanto tiempo fa ca’ ferneveno
cu’ nu’ vasillo a pizzichillo?
Era ‘a preistoria e l’ammore:
‘nu foglio, ‘na busta, ‘nu  francubollo,
e l’ammore ca’ dint’a volle
cumm’à ‘nu caccavielle ca spepetèa
aspettanno ca’ s’acalano ‘e spavette.
Ma mo’ ca’ è asciuto l’internette,
nun sapimmo  cchiù cumme se mette.

Catello Nastro


martedì 15 luglio 2014

' ciungo e 'o cicato

‘O CIUNGO E ‘O CICATO

Dint’à ‘nu palazzo viecchio
d’o quartiere Sanità,
rint’à dduje vasce,
quase porta a porta,
campavano, pe’ modo e ricere,
‘nu povere ciungo
‘ngoppa ‘a carrozzella
e ‘nu cecato
ca’ senteve sulo ‘o calore
d’o sole quann’asceva.
Quase pazzianno
‘ngoppa ‘a propeta malatia,
penzarono ‘e fa ‘na suggità.
‘O ciungo ‘ngoppa ‘a carrozzella
vereva a via addò avevano passà,
mentre o cecato, vuttanno ‘a carrozzella,
‘nziemo a isso poteva camminà.
Ma fu ‘nu juorno stuorto,
ca’ nu tranviere ‘mbriaco nunn’è verette,
ca’ ‘a vita e chisti dduje disgraziate
tristemente fernette.
Quann’arrivarono ‘ngopp’a ‘o Paraviso,
d’e nate sfortunate ‘ngopp’à terra,
San Pietro, ‘o maste ‘e festa,
nunn’è vulette saparà.
Mo’, ogne sera, ‘ngopp’a ‘na nuvola janca,
 ‘o cecato,  ca votta ‘a carrozzella,
e ‘o  ciungo ca’ vere ‘a via,
se ne vanno serenamente a passià.

Catello Nastro

TRADUZIONE
E’ la storia tra un paralitico inchiodato su una sedia a rotelle ed un cieco. Un bel giorno decidono di fare la società. Il cieco spinge la carrozzella dell’infermo e l’infermo indica la strada da fare al non vedente. Il loro handicap viene eliminato da una società basata sul contatto umano, lo spirito i dedizione e lo scambio delle proprie forze. E’ un messaggio di solidarietà al di fuori e sopra ogni concetto di parte che dovrebbe far riflettere molto sulla parola “solidarietà”.


Catello Nastro

lunedì 14 luglio 2014

NON PERDIAMO LA PAZIENZA

NUN PERDIMMO ‘A PACIENZA

Perdere la pazienza, in parole povere, significa anche lasciarsi prendere dall’ira ed agire in maniera sproporzionata  alla gravità dell’evento, da noi considerato scuro come la mezzanotte, ma che invece riesce, con normale modo di pensare di essere umano normalmente dotato di intelletto, di facile soluzione, una volta comparsa all’orizzonte. I luoghi in cui si può perdere facilmente la pazienza, possono  essere il tram, l’ufficio postale, lo sportello bancario, la sala della riunione di condominio, la stazione ferroviaria, l’ufficio delle tasse, l’ombrellone al mare d’agosto. La pazienza molto spesso si può perdere anche tra le mura domestiche. In periodo di recessione, come l’attuale, ad esempio, tale fenomeno viene direttamente collegato all’insufficienza di liquido contante, atto a soddisfare gli extra della comunità “intra moenia”. “Quando l’acqua scarseggia la papera non galleggia”. I limiti non si impongono ma vengono automaticamente imposti dallo “status rerum”. Ma analizziamo ancora  casi nei quali è possibile perdere la pazienza… Tua moglie ti prepara un bel piatto al pesto pur sapendo che a te non piace ma è gradito a tuo suocero ospite a pranzo. Sta un’ora nel bagno a truccarsi mentre tu hai urgenza di effettuare taluni svuotamenti impellenti, alza il volume della televisione perché è apparso il suo idolo preferito, ti chiede di andare a comperare il pane dieci minuti prima del pranzo. Parliamo ora di pazienza all’ingrosso. Perché avvengono le rivolte, rivoluzioni, guerre??? Perché qualcuno ha perduto la pazienza. Il dialogo spesso è apportatore di migliori soluzioni. Ma ciò avviene solo quando la via è aperta da ambedue o più contendenti. “Mettimmece ‘na preta ‘ngoppa e nun se ne parla cchiù!!!”.Morale della favola: se non si perde la pazienza si può anche trovare qualcosa di meglio!!!

Catello Nastro       

da: agropolicultura.blogspot.com

sabato 12 luglio 2014

notte blu ad agropoli

Venerdì 11 luglio 2014
NOTTE BLU  AD AGROPOLI
Venerdì 11 luglio  2014 favolosa Notte Blu ad Agropoli, con la partecipazione di una diecina di validi complessi musicali e di artisti a livello internazionale. A sentire i primi commenti in piazza questa mattina, tutti sono stati bravi. Io posso parlare, o per meglio scrivere, di quello che si è esibito in via Filippo Patella, proprio agli inizi degli scaloni che portano al borgo antico. Il folto pubblico, composto da locali e turisti ospiti del nostro paese hanno accolto le varie esibizioni con calorosi applausi. Il repertorio, infatti, non era per giovanissimi  ma per ospiti di mezza età. Molti hanno collaborato ballando al ritmo della tastiera, rendendo, in tale maniera, più pittoresca l’esibizione che ad un certo punto ha coinvolto tutti i partecipanti. Il programma dell’amministrazione comprendeva gadgets, shopping, animazioni per bambini, musica ed artisti di strada. Si è inteso promuovere anche il commercio, ma in un periodo di crisi, si è riusciti solo in parte. Ma anche questa manifestazione, alla quale hanno partecipato  oltre diecimila persone, è servita a dare un poco di ossigeno ai commercianti. Complimenti agli artisti, ai locali pubblici ed ai numerosi partecipanti alle varie esibizioni, che hanno allietato la notte blu ad Agropoli.
Catello Nastro

Da “Agropolicultura.blogspot.com

lunedì 2 giugno 2014

UOMO LIBERO AMERAI SEMPRE IL MARE

UOMO LIBERO, TU AMERAI SEMPRE IL MARE

Martin Meazza, cittadino inglese, da tempo ospite della nostra cittadina, in compagnia di due fedeli cani, ha posto fine alla sua esistenza terrena nel porto di Agropoli, dove viveva da anni benvoluto dai pescatori, dai conoscenti e dagli amici del centro storico della cittadina capoluogo del Cilento. Lo conoscevo solo di vista e notavo nel suo volto una rassegnazione intervallata per l’affetto dei due amici a quattro zampe che lo seguivano ad ogni passo. Ad Agropoli era benvoluto da tutti. Ma Martin Meazza si portava addosso un bagaglio di violenze subite dalla guerra e dalla comunità internazionale a volta ingiusta per modi di agire, di fare, di imporre, di condannare senza alcuna alternativa di appello. Agropoli, come accolse me e la mia famiglia nel lontano 1951, ha accolto anche il povero Martin, che, da cittadino inglese era diventato cittadino del mondo, non sempre giusto. Tempo addietro aveva espresso il desiderio di essere cremato e le sue ceneri sparse nel mare. Ma non è stato per il momento possibile. Ai funerali gli amici pescatori e molti di coloro che lo stimavano per la sua libera scelta di vita. L’amore per il mare, per la cittadina che lo ospitava, per i due cani amici unici in una vita simbiotica e mista di emarginati, definiva il suo modo di vivere nell’amore e nel rispetto dei pescatori e dei frequentatori del porto. Agropoli, una volta blindata per difendersi dagli attacchi dei Saraceni, si è mostrata aperta e solidale con questo sfortunato. Questo ci dovrebbe portare ad una più serena ed obiettiva definizione della parola “solidarietà. Martin Meazza  ora riposa in pace nel cimitero di Agropoli. Quella pace che andava cercando e che ora finalmente ha trovato. E col vecchio detto “Uomo libero, tu amerai sempre il mare…”  ospitiamo Martin nell’eterno riposo, ricordando la sua riservatezza ed anche la sua sfortuna. Addio Martin!!!

Catello Nastro

martedì 27 maggio 2014

LA SAGGEZZA NEL CILENTO ANTICO

LA SAGGEZZA  NEL CILENTO

Nell’antica civiltà contadina del Cilento la saggezza si identificava spesso con la cultura popolare dell’anziano, le convinzioni religiose e sociali del vecchio parroco, le conoscenze mediche del vecchio farmacista che procurava decotti ed unguenti per ogni malattia, i detti del nonno, frutto di una lunga esperienza di vita, e quindi, se validi per lui, altrettanto per i parenti e gli amici. Il saggio, comunque, era il grande maestro per meriti acquisiti sul campo di battaglia di una società ristretta, chiusa, diffidente alle innovazioni portate dall’esterno accettabili in parte ma discutibili pure… Diciamo subito che il livello culturale – molto basso – non permetteva emendamenti anche approssimativi. Ma il saggio del paese, figura carismatica, anche se non aveva studiato trattati di sociologia o psicologia, rimaneva sempre il colto della comunità. Qualche frase tramandata dagli avi, qualche detto imparato a memoria, qualche similitudine tratta dal mondo agricolo pastorali, completavano la sua figura. Anche la figura del prete o di un monaco mantenevano un certo carisma, ma solo fino a quando il suddetto rigava dritto e non sconvolgeva la sua missione mescolandola con affetti o interessi personali. Il vescovo-conte, antica figura medioevale, non solo nel Cilento ma anche in molti paesi di tutt’Italia, abbracciava la fede e la comunità umana, cioè il corpo e lo spirito. Su quello che affermo esiste una nutrita bibliografia su fatti e misfatti compiuti al tempo da siffatti malfattori. Chi operava con fede per la comunità e la solidarietà era considerato una specie di santone. Tenga conto il lettore che nella società medioevale cilentana, come pure nelle altre, esisteva una grossa percentuale di disabili, detti anche storpi, scemi, pazzi, sciancati, pezzenti, disabili, malati, nullafacenti che trovavano precario sostentamento nelle opere caritatevoli della parrocchia del villaggio. In quasi tutte le comunità cilentane dell’epoca, esistevano delle confraternite e associazioni spontanee di altro tipo che offrivano una pratica solidarietà a chi ne aveva bisogno. Unico vantaggio era lo spirito genuino e spontaneo dei facenti parti di queste associazioni di volontariato, quasi sempre gestito dalla parrocchia del paese, che si faceva sentire nei momenti del bisogno. A questo punto non posso fare a meno di citare tre grossi esempi di volontariato caritatevole padre Giacomo, Alberto, la Caritas, il Centro di aiuto alla vita e le altre associazioni del no profit che aiutano anche gli immigrati, anche se di credo religioso diverso. Agropoli, una cittadina multietnica e multirazziale, rappresenta il massimo della solidarietà umana. Per quando riguarda l’accoglienza, l’assistenza, la collocazione nel mondo del lavoro pulito, l’intreccio di civiltà, cultura e religione diversa, motivi che sviluppano un collage con varie componenti, tutte atte alla costruzione di un mondo migliore.



    Catello Nastro

lunedì 12 maggio 2014

EVENTI

EVENTI


Eventi  straordinari prima o poi possono capitare a tutti i mortali. Gli eventi, secondo la mia personale casistica si dividono in eventi positivi ed eventi negativi. Naturalmente entrambi sovente sono inaspettati ed arrivano come una nuvola a ciel sereno. Per meglio precisare quelli positivi arrivano a ciel sereno, quelli negativi durante il temporale, se non addirittura durante una tempesta. Sovente li confrontiamo, per impatto positivo e negativo che siano, a quelli capitati anche ad altri esseri umani, magari della comunità nella quale viviamo ed operiamo dal primo all’ultimo gradino della scala sociale. A questo punto bisogna reagire nel migliore dei modi per salvare almeno il salvabile. La mente incomincia a rimuginare ponendosi la fatidica domanda: perché proprio a me? Ma dopo un’attenta analisi ci accorgiamo che il fenomeno morale a noi capitato, non solo è frequente nella odierna collettività cosiddetta civile, ma non è nemmeno di gigantesche proporzioni come noi, a prima analisi avvertiamo. A questo punto si parla di reazione, rimedio, controllo, magari vendetta, tremenda vendetta. Ma subito dopo ci accorgiamo che non ne vale la pena, proprio perché ce lo vieta la nostra preparazione culturale, il nostro io pensante, la nostra cultura di cittadini del mondo, la Fede Cristiana. Arrivati a questo punto qualche interlocutore potrebbe parlare di resa, vigliaccheria, di menefreghismo anche verso complicati problemi personali. Dopo aver nuotato per il mare in tempesta alla ricerca di un’oasi di pace e di tranquillità, ritorniamo al punto di partenza consolandoci della frequenza del fenomeno che non fa distinzione razziali, religiose, sportive, politiche, sociali, di reddito o quanto meno tenore di vita. Allora pensiamo alla ritirata deponendo le armi, convinti che la battaglia non è né giusta, né santa, né perlomeno merita di essere combattuta. La Fede ci sorregge invitandoci ad un religioso e cristiano perdono, ad una riflessione cattolica dell’evento, alla valutazione dell’interlocutore autore dell’evento. Sia ben chiaro che il cristiano perdono non è un atto di pusillanimità, ma piuttosto una versione riveduta e corretta della parola vendetta, oramai passata di moda anche in molti paesi non cattolici. Gli eventi della nostra esistenza terrena – positivi o negativi – sono molteplici e di vario aspetto. Sta a noi saperli valutare, selezionare, ed annotare i più significativi: il tempo dell’occhio per occhio, dente per dente è passato ed è oramai lontano dalla cultura  che abbiamo costruito per noi stessi ed anche per il mondo che ci circonda. Ci rimane, comunque, la soddisfazione che nella partita tra il bene ed il male, abbiamo fatto il tifo per il bene, secondo i dettami evangelici e la nostra cultura cristiana. Domani è un altro giorno!!!…Forse ci troveremo a combattere una nuova battaglia contro un nuovo nemico, subdolo e materialista. La cultura, la Fede e la convinzione di trovarci nella barricata dei giusti, ci porterà alla vittoria finale. Che non solo noi godremo, ma anche quelli che verranno dopo di noi troveranno la strada più facile per approdare ad un mondo migliore.


Catello Nastro

domenica 4 maggio 2014

la spara o lu tortano re pezza

LA SPARA O TORTANO RE PEZZE

La “spara”, in dialetto cilentano, o almeno  nel dialetto dei paesi del Cilento, che poteva variare da un paese distante anche pochi chilometri, proprio perché le vie di comunicazione, nell’800 e nel 900 non erano come quelle di oggi e nemmeno come quelle dei paesi napoletani che erano facilmente raggiungibili per le strade più agevoli, per la presenza di ponti, anche se rudimentali e per via mare. Tralasciamo la linea ferroviaria Napoli – Portici – Castellammare di Stabia, dove nacqui nel 1941, in tempo di guerra che permetteva più facili collegamenti tra un paese e l’altro. Fatta questa premessa, annotiamo il fatto reale. L’altra sera, nel mio studio di Via Filippo Patella ad Agropoli, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, si è presentato un vecchio conoscente scolastico per notificarmi che “lu’ tortano re pezze”, usato in un mio articolo, in cilentano si chiamava “spara”. E’ d’uopo  spiegare che quando le donne della vecchia civiltà contadina del Cilento  dovevano trasportare un carico pesante magari per diecine di metri, si mettevano una “spara” in testa per equilibrare il peso e per proteggere la scatola cranica. La spara era, quindi, una specie di ciambella fatta con stracci che permetteva alla massaia di trasportare in bilico sulla testa il peso  di una cesta di frutta raccolta in campagna, la legna per il camino, prodotti alimentare e, nel caso specifico il mobilio della sposa perché allora l’IKEA non era stata ancora inventata. In dialetto cilentano la “spara” è una “ciambella di stracci” per facilitare, quindi, un peso sulla testa senza danneggiare il contenuto cranico. Premesso quanto sopra, i miei articoli non sono diretti solo al popolo cilentano ma anche a quei trentamila lettori, di ogni parte del mondo che attingono notizie – anche se personali ed approssimate sul Cilento negli anni passati. Parlare di purismo della lingua non si può, proprio la difformità tra una paese all’altro, magari distante pochi chilometri è evidente. Perciò, caro lettore, ringraziandoti della rettifica, ti annoto un episidio che capitò a Fidia, il grande scultore greco.  Un ciabattino vedendo una sua scultura gli fece notare che i calzari non erano appropriati. Lo scultore gli diede ragione ed il ciabattino, orgoglioso della scoperta gli fece notare che anche la proporzione delle gambe era sbagliata. Il grande scultore greco gli rispose:” Tu fai il ciabattino e limitati a giudicare i calzari. Alla proporzione del corpo baderà qualcun altro…


Catello Nastro

venerdì 2 maggio 2014

PRIMO MAGGIO 2014

PRIMO MAGGIO 2014


Primo maggio 2014, festa dei lavoratori. Cioè di quelli che hanno una occupazione  più o meno stabile che permette alla famiglia di sopravvivere evitando gli sprechi degli anni passati. Ma il primo maggio 2014 assiste anche al fenomeno crescente della funzione non lavorativa ( non di spontanea volontà) di molte persone abituate a vivere con un decente reddito mensile, mentre ora, con la perdita del lavoro vivono in uno stato di povertà materiale che coinvolge anche la realtà dell’andazzo quotidiano. Stiamo parlando di persone che non vanno in ufficio col Mercedes, ma col tram, col motorino ed anche con la bici. Una vecchia canzone recita “chi non lavora non fa all’amore”. Ma son solo canzonette. Il padre di famiglia che non lavora coinvolge tutto l’apparato familiare creando uno scompiglio dal quale è difficile evadere. Volutamente non voglio parlare di dramma sociale perché sono un credente in Dio e nella bontà dell’uomo e spero che al più presto questo stato di cose indegno per una società cosiddetta civile trovi adeguata soluzione. In termine tecnico dovremmo parlare di “equa ripartizione del reddito pubblico”, ma più semplicemente, in questo ultimi tempi, bisogna parlare di sopravvivenza. “Astrignimmo ‘a curreja!!!”, stringiamo la cinghia per sopravvivere all’effetto pratico di una cattiva gestione del reddito pubblico o, per meglio dire, delle potenziali ricchezze del paese. Se in uno stato ci sta gente (onesta o meno) che vive con un reddito di ventimila euro mensili, mentre altri si devono accontentare di un lavoro in nero talvolta anche con meno di cinquecento euro al mese, significa semplicemente che il sistema di gestione della cosa pubblica è sbagliato ed ha bisogno di notevoli emendamenti e coraggiosi cambiamenti. Assicurare il pane al popolo è dovere di tutti i politici e quando questo non avviene significa che qualcosa non funziona, sia dal punto di vista tecnico-organizzativo che dal punto di vista umano, sociale, politico, etico. Quando la politica diventa spettacolo televisivo, talvolta con un frasario da bettola, significa che la situazione non è più sotto controllo. I drammi familiari, promossi e coadiuvati da certa faziosa informazione, non servono come esempio per fare meglio, ma solo per il brodo acido, quasi in putrefazione, dell’informazione. Quando la politica si mescola con lo sport, la deformazione dell’informazione, il gossip televisivo atto solo a fare “audience”, allora ci viene la voglia che i migliori programmi la televisione li trasmette quando è spenta. Stiamo in democrazia… Ma questo dovrebbe essere un incentivo ad operare meglio all’ombra del diritto romano. Il I° maggio è la festa dei lavoratori. Ed i disoccupati???


Catello Nastro

venerdì 25 aprile 2014

INNO ALL'AMORE

INNO ALL’AMORE

E’ un poco come l’Inno Nazionale. Quello che penso tutti voi conoscete. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, eccetera eccetera. Prima l’orgoglio di essere umano sul vero e proprio senso della parola, secondo l’appartenenza ad ideali patriottici  in continua evoluzione in maniera da diventare il credo dei popoli civili della terra. Terzo l’appartenenza alla comunità recente, quella in corso, in parole povere, pur avendo raggiunto la terza età che, a mio avviso conferma gli ideali politici, o quanto meno presunti tali. Oggi ci troviamo in una grossa confusione politica. E se i problemi di casa nostra sono facilmente e pacificamente risolvibili, quelli della altre nazioni, appartenenti al pianeta terra, presentano spesso problemi frutto di rigurgiti politici e dittatoriale che noi, nati durante la seconda guerra mondiale ben conosciamo. Sia ben chiaro – ma il lettore attento ed oculato delle mie esternazioni senili – avrà già compreso forse perché avvezzo alla lettura dei miei pensieri estemporanei nei quali sovente è difficile trovare la testa e la coda. Forse il mio pensiero libero sarà pure libertino, ma la chiave d’ingresso rimane sempre la medesima. Ebbene, io sono convinto che l’amore è una forza costruttiva nella vita dell’uomo, l’odio è una forza distruttiva e oltrepassa, in molti casi il processo costruttivo di civiltà, marcandolo e contaminandolo come un “virus” di informatica conoscenza. Ogni composizione, poetica, letteraria, saggistica o opinionista, ha il suo peso in questa vicenda virtuale ed informatica. Varie orchestre con vari strumenti e strumentisti, in vari teatri del pianeta, eseguono il concerto alla vita. Si tratta, nella maggior parte dei casi di un’opera prima, presentata al mondo informatico in una maniera semplice, schietta ed originale, una maniera da gustare appieno tutto il concerto eseguito da strumentisti più  o meno bravi. E’ ovvio che il concerto non ha altri scopi de non quelli di affratellamento dei popoli di religionso, di fratellanza cosmica, di amore universale. A questo punte, razza, provenienza geografica e credo religioso divero bisognerebbe parlare di amore come forza costruttrice della civiltà e di odio, sotto qualsiasi forma, come forza distruttrice. Sta a noi fare un’equa valutazione e scegliere la frontiera da difendere.  Quindi entra in ballo il direttore d’orchestra massimo, Dio, e l’esecutore della sua volontà cristiana, mediocre esecutore della sua volontà, lo scrittore, e più nella fattispecie l’esecutore d questo scritto, cioè lo  scrivente, normale esecutore delle volontà, dei dettami e delle regole civili a cui viene sottoposto per diffonderle. Su supporto cartaceo era più difficile, ma oggi, col mezzo informatico riesce più semplice, più facile ed anche più economico, presentare al pubblico dei lettori, le proprie esternazioni.  Comunicare, a mio avviso è importante, anche attraverso i canali della nuova tecnologia informatica. Sia ben chiaro che anche di questo nuovo processo tecnologico se ne può fare uso cattivo o buono.  Il nostro rientra senza dubbio nella seconda categoria. Proprio perché l’unico interesse in ballo è avulso da sotterfugi politico-sociali e religiosi.  Dopo questa ampia premessa, interrotta alla seconda pagina di un libro ben più voluminoso, lasciamo ai lettori la soluzione, il commento,  il dibattito.


Catello Nastro 

lunedì 14 aprile 2014

CuRNUTI E SCURNACCHIATI

CURNUTI E SCURNACCHIATI

Il cornuto, in gergo napoletano, ma anche in italiano, è un uomo tradito dalla moglie che si offre, pur essendo sposata, ad altri uomini spesso in cambio di una somma di danaro o oggetti d’oro e d’argento di un certo valore materiale. Quando queste somme, o beni, percepite dalla donna in cambio di prestazioni sessuali vengono utilizzate anche dal marito, ben conscio della provenienza dei soldi, il suddetto, oltre al titolo di cornuto, acquisisce anche quello di “scurnacchiato”. In senso generico, tale termine si usa anche per indicare un uomo furbo che a prima vista sembra un bonaccione, ma in effetti approfitta di una situazione familiare o sociale anomala. Il termine, bonariamente si usa anche per i ragazzi furbi che approfittano della bontà altrui per trarne profitto materiale e per di più illecito. “Chillo è proprio ‘nu scurnacchiato…” sta ad indicare un tizio dal quale un tipo è meglio stare lontano. Il classico tipo che se gli dai un dito si prende tutta la mano. Detta classificazione si può fare solo per gli esseri umani. Gli animali, infatti, pur conducendo una vita libera, difficilmente rientrano in questa tipologia. Quando l’essere umano viene tradito dalla moglie, ricorrono altri paragoni o similitudini. “E’ ‘nu piecuro” significa che è un adulto tradito dalla moglie è tacito e succube di tale andazzo coniugale. Quando il coniuge tradito trae benefici economici dal tradimento perpetrato e continuato dalla consorte, oltre al titolo di cornuto e scurnacchiato, acquista anche quello di “ricuttaro” nella fattispecie in italiano “pappone”. Questo vale lo sfruttamento di donne capitate per loro disgrazia nelle mano di questo sfruttatore. La malattia non è infettiva, ma le cattive amicizie possono comunicare il tremendo virus. Il lusso sfrenato è sovente anche lusso sponsorizzato!!!


Catello Nastro