PRIMO MAGGIO 2014
Primo maggio 2014, festa dei lavoratori. Cioè di quelli che
hanno una occupazione più o meno stabile
che permette alla famiglia di sopravvivere evitando gli sprechi degli anni
passati. Ma il primo maggio 2014 assiste anche al fenomeno crescente della
funzione non lavorativa ( non di spontanea volontà) di molte persone abituate a
vivere con un decente reddito mensile, mentre ora, con la perdita del lavoro
vivono in uno stato di povertà materiale che coinvolge anche la realtà
dell’andazzo quotidiano. Stiamo parlando di persone che non vanno in ufficio
col Mercedes, ma col tram, col motorino ed anche con la bici. Una vecchia
canzone recita “chi non lavora non fa all’amore”. Ma son solo canzonette. Il
padre di famiglia che non lavora coinvolge tutto l’apparato familiare creando
uno scompiglio dal quale è difficile evadere. Volutamente non voglio parlare di
dramma sociale perché sono un credente in Dio e nella bontà dell’uomo e spero
che al più presto questo stato di cose indegno per una società cosiddetta
civile trovi adeguata soluzione. In termine tecnico dovremmo parlare di “equa
ripartizione del reddito pubblico”, ma più semplicemente, in questo ultimi
tempi, bisogna parlare di sopravvivenza. “Astrignimmo ‘a curreja!!!”,
stringiamo la cinghia per sopravvivere all’effetto pratico di una cattiva
gestione del reddito pubblico o, per meglio dire, delle potenziali ricchezze
del paese. Se in uno stato ci sta gente (onesta o meno) che vive con un reddito
di ventimila euro mensili, mentre altri si devono accontentare di un lavoro in
nero talvolta anche con meno di cinquecento euro al mese, significa
semplicemente che il sistema di gestione della cosa pubblica è sbagliato ed ha
bisogno di notevoli emendamenti e coraggiosi cambiamenti. Assicurare il pane al
popolo è dovere di tutti i politici e quando questo non avviene significa che
qualcosa non funziona, sia dal punto di vista tecnico-organizzativo che dal
punto di vista umano, sociale, politico, etico. Quando la politica diventa
spettacolo televisivo, talvolta con un frasario da bettola, significa che la
situazione non è più sotto controllo. I drammi familiari, promossi e coadiuvati
da certa faziosa informazione, non servono come esempio per fare meglio, ma
solo per il brodo acido, quasi in putrefazione, dell’informazione. Quando la
politica si mescola con lo sport, la deformazione dell’informazione, il gossip
televisivo atto solo a fare “audience”, allora ci viene la voglia che i
migliori programmi la televisione li trasmette quando è spenta. Stiamo in
democrazia… Ma questo dovrebbe essere un incentivo ad operare meglio all’ombra
del diritto romano. Il I° maggio è la festa dei lavoratori. Ed i disoccupati???
Catello Nastro
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