LA SPARA O TORTANO RE PEZZE
La “spara”, in dialetto cilentano, o almeno nel dialetto dei paesi del Cilento, che
poteva variare da un paese distante anche pochi chilometri, proprio perché le
vie di comunicazione, nell’800 e nel 900 non erano come quelle di oggi e
nemmeno come quelle dei paesi napoletani che erano facilmente raggiungibili per
le strade più agevoli, per la presenza di ponti, anche se rudimentali e per via
mare. Tralasciamo la linea ferroviaria Napoli – Portici – Castellammare di
Stabia, dove nacqui nel 1941, in tempo di guerra che permetteva più facili
collegamenti tra un paese e l’altro. Fatta questa premessa, annotiamo il fatto
reale. L’altra sera, nel mio studio di Via Filippo Patella ad Agropoli, nel
centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, si è presentato un
vecchio conoscente scolastico per notificarmi che “lu’ tortano re pezze”, usato
in un mio articolo, in cilentano si chiamava “spara”. E’ d’uopo spiegare che quando le donne della vecchia
civiltà contadina del Cilento dovevano
trasportare un carico pesante magari per diecine di metri, si mettevano una
“spara” in testa per equilibrare il peso e per proteggere la scatola cranica.
La spara era, quindi, una specie di ciambella fatta con stracci che permetteva
alla massaia di trasportare in bilico sulla testa il peso di una cesta di frutta raccolta in campagna,
la legna per il camino, prodotti alimentare e, nel caso specifico il mobilio
della sposa perché allora l’IKEA non era stata ancora inventata. In dialetto
cilentano la “spara” è una “ciambella di stracci” per facilitare, quindi, un
peso sulla testa senza danneggiare il contenuto cranico. Premesso quanto sopra,
i miei articoli non sono diretti solo al popolo cilentano ma anche a quei
trentamila lettori, di ogni parte del mondo che attingono notizie – anche se
personali ed approssimate sul Cilento negli anni passati. Parlare di purismo
della lingua non si può, proprio la difformità tra una paese all’altro, magari
distante pochi chilometri è evidente. Perciò, caro lettore, ringraziandoti
della rettifica, ti annoto un episidio che capitò a Fidia, il grande scultore
greco. Un ciabattino vedendo una sua
scultura gli fece notare che i calzari non erano appropriati. Lo scultore gli
diede ragione ed il ciabattino, orgoglioso della scoperta gli fece notare che
anche la proporzione delle gambe era sbagliata. Il grande scultore greco gli
rispose:” Tu fai il ciabattino e limitati a giudicare i calzari. Alla
proporzione del corpo baderà qualcun altro…
Catello Nastro
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