DIVORZIO POLITICO
ITALIANO
Se ne parla da un bel po’ di tempo… In clima di globalizzazione , di secessione,
o, se vi piace chiamarla così, gestione politica differenziata ( come la
raccolta dell’immondizia). Dopo l’Unità d’Italia, secessione o divisione tra
nord e sud dello stivale. Ma l’unità di un paese è un processo irreversibile
nel tempo. Si potrebbero ritrovare motivi e cause di reversibilità solo in caso
di forti scompensi, di ordine politico, sociale o razziale. Ma questo problema,
fortunatamente, non ci colpisce benché minimamente. Certamente molti lettori
non saranno d’accordo con quanto sopra da me enunciato. E forse hanno ragione
pure essi. Dopo secoli per unire, quattro giornate per dividere? Certamente nò.
L’Italia è fatta: ora bisogna fare gli italiani. Essere riusciti a fare
italiani provenienti dalle Americhe, dall’Asia e dall’Africa è un grosso
merito. Nella scuola elementare di Agropoli non solo è stata eliminata la
barriera di ordine sessuale ( i maschi a destra le femmine a sinistra) per non
parlare addirittura di classi maschili e clessi femminile ed infine scuole per
maschietti e scuola per femminucce. La mia classe delle elementari era composta
da ben quarantadue alunni tutto maschietti. Solo la vecchia maestra, residuata
dalla Prima Guerra Mondiale era donna, peraltro bigotta e zitella. Le classi
femminile si trovavano in un altro edificio. Erano i primi passi dell’Italia,
libera e repubblicana. Le devastazioni belliche risaltavano come monito per le
generazioni future. La ripresa fu lenta. Nella scuola ci sono vissuto prima
come alunno, poi come professore, poi come docente dei corsi abilitanti. Il
rapporto alunni-docente era più di carattere sociale che culturale. Il processo
educativo coinvolgeva la parte nozionistica solo in parte. Il ruolo rilevante
lo aveva la preparazione alla vita. Proprio per questo, nella mia permanenza in
Piemonte, insegnando, mi occupavo più di formazione ed inserimento in una
società onesta e produttiva, che non della parte nozionistica vera e propria. Fatta
questa lunga premessa passiamo all’argomento principe del tema. L’Italia del
nord e l’Italia del sud potevano trovare ragion d’essere prima del discutibile
incontro di Teano. Una federazione del nord Italia ed una del Sud avrebbero
potuto favorire sia gli uni che gli altri. In una piena d autonoma gestione
della cosa pubblica. Il nord non era la terra dei Marziani ed il Sud la terra
degli Zompi. Non sto ad elencare le referenze
socio-artistiche-culturali-imprenditoriali-creative e sociali del meridione e del settentrione della
Penisola, ma conoscenze storiche mettono in luce una società artistica,
culturale, imprenditorial, tale da competere a livello europeo. In parole
povere Napoli già nel 1600 dettava legge nell’industria, nel commercio,
nell’arte, nella cultura, nella cantieristica navale, nell’istruzione,
nell’architettura e nel livello di vita medio. Tutto questo, con l’incontro a
Teano è stato non annullato, ma negativamente modificato. Un’analisi storica,
procedendo al 700 ed all’ 800 potrebbe dimostrare che non raccontiamo frottole,
ma eventi storici. Ritornare, in epoca di globalizzazione, ai vecchi schemi regionalistici sarebbe
assurdo. Oggi anche la camorra, la ‘nfìdrangheta e la mafia, hanno cambiato fisionomia.
Il vecchio boss, venerato dal popolo e stimato dagli imprenditori, coordinava,
in certo senso, le attività umane traendone un vntaggio finanziario forse
minimo, ma con grande stima e grande dignità. Oggi una pistola nelle mani di un
minorenne non ne fa un boss, ma solo un capo balordo. Il gioco clandestino ed il traffico di
stupefacenti hanno aperto nuove frontiere. Il vantaggio per la comunità
cosiddetta civile non ci sta. Come pure non ci sta per l’economia del paese nel
quali si applica tale sistema di gestione della cosa pubblica. Una scissione
oggi sarebbe dannosa per la comunità
nazionale ed internazionale, L’Italia del Nord, del centro e del sud, hanno
fatto una scelta: unificare. Dividere sarebbe un grosso dramma non solo per
l’economia, ma anche per la storia. Gli eventi internazionali, infine, non
consentono più tali assurde decisioni. L’Italia cammina in Europa e nel mondo.
Pur non ritornando agli atavici sprechi a causa di una recessione quasi
mondiale, bisogna ritornare ad una equa ripartizione del reddito pubblico,
premiando chi lavora e produce di più, cercando di redimere i renitenti. Eutto
questo per un mondo migliore per i nostri figli e per quelli che verranno: di
qualsiasi razza, di qualsiasi credo politico o religioso, di qualsiasi
provenienza geografica.
Catello Nastro
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