UN AMORE NOBILE
Tanti e tanti anni fa, nel regno di Stronzio, ad un ballo di
corte, si incontrarono due giovani nobili, proprio come avveniva nelle favole.
Quindi non pensate che Cappuccetto Rosso faccia parte della nostra storia
fantastica proprio perché entrerebbe come i cavoli a merenda. Quindi se ne
stava nella sua favola senza disturbare i protagonisti della presente
trattazione, ovverossia il grande nobiluomo
Conte Antonio Rugazzo e la contessina Giuseppina Pellafina. L’orchestra
già aveva iniziato il suo repertorio con un brano del famoso cantante
napoletano Jonny Cagà in arte, ma nella vita Giuvanne Cacasotto che ogni tre
canzoni mandava in onda la pubblicità perché doveva recarsi nel cesso. A quei
tempi non c’era l’Imu, l’Iva e la tassa sugli ortaggi perché ognuno si faceva i
cavoli suoi. Il conte, essendo nobile, doveva per forza di cose sposare una
contessa nobile pure lei. Il nonno del
conte non voleva, ma siccome i nonni anche nel secolo scorso non contavano un
cavolo, il ricorso al TAR non venne accettato per lo sciopero dei cancellieri. Ma
prima di vivere felici e contenti, dovevano fare i conti con la recessione
economica. Al posto dell’orchestra sinfonica
della RAI di Cicerale, chiamarono Jonny Guitar, in arte “Giuvanne cu’ ‘a
chitarra”, che era economico a tal punto da suonare con una chitarra che aveva
solo tre corde, naturalmente unte e consunte. Al pranzo nuziale ordinarono pasta e fagioli in maniera tale da
sostituire i fuochi d’artificio di mezzanotte e come vino andarono al Discount
a comperare una cassa di vino in buste da un litro in offerta speciale: compra una busta e ti diamo tutta la
cassetta. Per fare bella figura andarono alla raccolta differenziata del vetro
per una settimana di seguito a raccogliere le bottiglie di vino pregiato del
ristorante a sei stelle più caro del paese e le tapparono con un tappo di legno
ricavato da una vecchia mazza di scopa. Dopo la cerimonia nuziale a casa degli
sposi giusto in tempo per abbuffarsi di pasta e fagioli ancora calda nella
quale, fiore all’occhiello del pranzo, spiccava un pezzo di cotica di maiale
d’allevamento. Finito il pranzo iniziarono le danze. Giuvanne cu’ a chitarra si
diede da fare e le coppie continuarono a ballare fino a quando non ruppe una
corda e Giovanni promise che l’avrebbe aggiustata in occasione delle nozze
d’argento. Alla fine della festa ci furono i fuochi artificiali. I fagioli,
almeno, erano buoni.
Clemente Demente
Dare libero sfogo alla fantasia e lasciar parlare personaggi immaginare è importante. I protagonisti del nostro mondo non sempre vivono nella piena moralità ed anche, permettetemi, in piena fantasia,
RispondiEliminaCatello Nastro