sabato 2 novembre 2013

2 novembre 2013

2 NOVEMBRE 2013

Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa di campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.


Catello Nastro

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