SEPARAZIONE DEI CONIUGI, DEL PATRIMONIO, DEI FIGLI
La giurisprudenza in materia di separazione coniugale e separazione dei beni, sebbene col solito iter giudiziario, giunge facilmente in porto. I tribunali italiani sono pieni di processi di separazione consensuale tra coniugi che ad un certo punto della vita in due, cioè quando la coppia scoppia, si decide di comune accordo di andare a vivere ognuno per i fatti suoi. Con un nuovo partner o anche da soli. Sentivo parlare, tempo addietro, di coppia aperta, che poi, ho capito, si tratta, per usare un termine vecchio, come d’altro canto è lo scrivente, di reciproca cornificazione. Per La separazione legale per dirla alla paesana lei ha il compare e lui la comara, nella fattispecie amanti. Quando non ci sta violenza si può anche tollerare. Basta che sono d’accordo loro. Alla fine dei conti gli eredi potranno dire “Vissero cornuti e contenti!”. Chiedo scusa al lettore attento ed oculato se uso questa terminologia, ma il mio dizionario è di circa mezzo secolo fa. La separazione legale consensuale permette ai coniugi disobbedienti all’etica di coppia, come dicevo,di vivere ognuno per conto suo, rifacendosi una famiglia. Nella fattispecie seconda, con grande soddisfazione loro e degli avvocati. Più complicato il fatto si fa quando uno solo dei coniugi chiede la separazione, che, è ovvio, non è consensuale perché voluta da uno solo dei coniugi. Queste cause durano più a lungo e servono a far aumentare due cose: il logoramento della coppia, o almeno di uno dei due componenti in primo luogo, la parcella dgli avvocati divorzisti in secondo luogo. Se ci sono in mezzo i figli, per ora non ne parliamo, anche perché sono gli unici innocenti che ci rimettono, non materialmente, ma moralmente ed anche psicologicamente. La separazione dei beni è più chiara, ma diventa spesso oggetto di contestazione e contenzioso. La coppia si separa, e se ha fatto la separazione dei beni, l’itinerario giuridico e burocratico è più breve, se invece i beni sono in comune la questione diventa duratura, più complicata, con aumento di parcelle che corrodono l’effettivo patrimonio conteso. Patti chiari, amicizia lunga!!! Veniamo al terzo punto della trattazione: i figli! L’affidamento dei figli, conseguente ad una separazione coniugale di qualsiasi genere a chi devono andare? Al padre o alla madre? E qui non si tratta di dividere beni materiali come l’appartamento in città e la casa al mare. Diceva una canzone napoletana: “ E figlie ho ssaje che sso’: so’ piezze ‘e core.” I figli sono la cosa più importante nella vita coniugale. Se si decide di non averne ( decisione magari presa prima del matrimonio in municipio o addirittura in Chiesa) il problema è risolto, Ma nel momento in cui si decide di averne ci sono dei sacrosanti doveri paterni e materni che nessuna legge, nessun giudice, nessun tribunale può decidere a chi devono essere affidati. I figli non sono cose che possono andare, in caso di separazione coniugale di qualsiasi specie, da uno o dall’altro dei contendenti, e nemmeno una settimana da un genitore ed una settimana dall’altro. O anche un fine settimana dall’uno, ecc. Una soluzione ci sarebbe: separazione dei beni decisa prima del matrimonio, affidamento dei figli prima del matrimonio, Sono conscio che la mia è un’idea balzana o per lo meno strana. Ma quando un coniuge ama i figli e …un po’ meno la moglie, sarebbe disposto a separarsi dalla moglie, ma ci dovrebbe pensare due volte proprio perché ci sono i figli in mezzo. Se proprio non si può arrivare ad una conciliazione, i figli vengono affidati al coniuge separato, ma deciso per iscritto prima del fatidico si. Certamente se questo coniuge non risulta idoneo al mantenimento materiale e morale dei figli, il tribunale, a questo punto deciderà una “inversione di percorso. Non si può chiudere l’articolo senza parlare della strumentalizzazione che ne fanno i mass media, con spettacoli che sanno di gossip e di cabaret e sembrano mandati in onda proprio per fare aumentare l’audience della TV che li trasmette per ore ed ore, con dibattiti che talvolta fanno ridere e talvolta fanno piangere. In conclusione, quando si piglia la macchina bisogna avere la patente. Magari una patente per fare il padre o la madre di famiglia, in ultima analisi, potrebbe anche giovare!!! E perché no: fare anche l’assicurazione. Per i figli naturalmente!!!
Catello Nastro
Pubblicato sul n.10 di marzo 2011 del periodico
“UNICO SETTIMANALE” di Paestum - Capaccio
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