venerdì 4 marzo 2011

IL TURISMO SOCIALE

IL TURISMO SOCIALE
4 MARZO 2011



Il turismo sociale è un turismo che favorisce l’incontro e la socializzazione. E’ costituito da quell’insieme di attività turistiche capaci di rispondere ad un diffuso bisogno di relazionalità; non si tratta dunque di un turismo rivolto solo a categorie sociali specifiche di persone in situazioni di svantaggio. Fare turismo sociale significa rispondere ad un bisogno di socialità, è uno stile di vita, è una scelta di valori di parte di enti che lo organizzano impegnati, anche attraverso la vacanza, nello sviluppo di legami sociali, nel creare occasione di arricchimento culturale e di promozione e di valorizzazione delle risorse del territorio. Chi fa vacanze sociali è più attento ai contatti umani ed alla possibilità di arricchire le proprie occasioni di scambio. Anche in Campania, come in Puglia, ( come rilevato da internet) il turismo sociale è un settore poco strutturato e formalizzato; pochissimi sono i soggetti economici che si occupano esclusivamente di offrire vacanze sociali, rivolte a gruppi. I canali ed i circuiti attraverso i quali circolano le informazioni sono ancora molto informali e non esistono alla stato attuale reti strutturate tra soggetti che si occupano di turismo sociale. Sempre dal sito internet www.turismosociale.com, in base ad una ricerca tra i fruitori sulla definizione del turismo sociale, il 30% degli intervistati ha risposto che il turismo sociale favorisce l’incontro e la socializzazione; il 20% ha risposto che è un turismo rivolto a persone senza sufficiente denaro; un altro 20% ha affermato che si tratta di un turismo per categorie sociali specifiche; il 12% ha risposto che si tratta di un turismo per conoscere e valorizzare le risorse del territorio; altri hanno dato risposte varie. Quindi un turismo praticabile da soggetti a reddito ed a cultura medio-bassa. Socializzazione e desiderio di comunicare con persone di pari condizioni, proprio perché più idonee al proprio “status” culturale, sociale ed economico. Turismo sociale inteso non solo come conoscenza di persone di pari condizioni ma di località diverse, ma anche conoscenza di nuovi posti, nuovi paesaggi, e perché no, buona cucina e buon vino. Dai paesi di mare, dove esiste la cucina caratteristica a base di pesce, si passa alla cucina contadina, collinare o addirittura montana con prodotti diversi. Naturalmente questi prodotti, con la nuova globalizzazione gastronomica si possono trovare dovunque, ma la caratteristica di trovarli e consumarli sul luogo d’origine rappresenta per i soggetti in questione una certa novità. Lo stesso gioco delle carte cambia da regione a regione. Le piacentine, ad esempio, pur essendo similari alle napoletane differiscono nella forma e nei soggetti. Consentire agli anziani di raccontare esperienze della propria vita a coetanei, ed ascoltare naturalmente l’altrui, costituisce a mio avviso, uno notevole scambio culturale. Teniamo conto che i mezzi di comunicazione di massa, come la televisione, ad esempio, non sempre propinano esperienze esternate con obiettività, ma piuttosto miseramente modificate sono per creare la cosiddetta “audience”. Infine nel rapporto sociale c’è la possibilità di intervento e di comunicare in maniera diretta, mentre il mezzo d’informazione si subisce passivamente. Anziani, turisti, basso reddito o reddito medio, bassa stagione, sono tutti elementi favorevoli a prolungare le vacanze degli anziani, e prolungare il lavoro dell’imprenditoria nel settore turistico alberghiero.



IL TURISMO SOCIALE AD AGROPOLI



Il turismo estivo o balneare costituisce la fetta più grande del turismo di Agropoli e della maggior parte dei paesi del Cilento. Come fasce di reddito troviamo le categorie a basso e medio reddito. In verità non mancano quelle ad alto reddito, la maggior parte dei quali stazionano su grosse imbarcazioni ormeggiate, anche per intere settimane, nel nostro porto che ha da alcuni anni la Bandiera Blu proprio per i servizi che offre ad una utenza sempre più esigente. Da sottolineare che Agropoli, a differenza di altri paesi viciniori, ha un turismo estivo di breve durata ( meno di 50 giorni) che va, più o meno dal 10 luglio fino al 30 agosto. Il turismo di categorie sociali ad alto reddito viene attratto dalla vicina Paestum che ha una capacità ricettiva notevole e di alto pregio ( alberghi a 5 stelle). Inoltre la durata del turismo archeologico, che la nostra cittadina non possiede ( l’antiquarium è chiuso da decenni), consente all’antica Poseidonia di ospitare una grossa fetta del turismo scolastico nei mesi primaverili che sono da considerarsi di bassa stagione. Inoltre la presenza straniera è notevole. In un mio precedente articolo dal titolo “All’ombra di Frate Francesco”, ho trattato, sommariamente, dei vari tipi di turismo ad Agropoli:
1) turismo estivo o balneare;
2) turismo enogastronomico;
3) turismo collinare o agrituristico;
4) turismo religioso;
5) turismo della terza età.
In verità solo di recente mi sono occupato del turismo sociale con un progetto, a titolo puramente sperimentale, di “ANZIANI AD AGROPOLI NELLA BASSA STAGIONE”, rimarcando sovente l’importanza dello scambio culturale e della socializzazione nella terza età. Le strutture nella nostra cittadina ci sono.
1) alberghi ristoranti a tre stelle;
2) pensioni;
3) aziende agrituristiche;
4) ristoranti e pizzerie;
5) mezzi di trasporto pubblico;
6) stazione ferroviaria nell’area urbana;
7) enti ed associazioni attive per l’arte, la cultura ed il tempo libero;
8) manifestazioni di ogni genere;
9) disponibilità del castello aragonese;
10) luoghi di culto sparsi in tutto il territorio;
11) possibilità di escursioni;
12) assessorato alla solidarietà sociale.
Una attenta programmazione per un turismo sociale e solidale, in particolare modo nella fascia della terza età e per di più nella bassa stagione, in conclusione, consentirebbe, dal punto di vista sociale un notevole interscambio di idee e socializzazione allargata, dal punto di vista imprenditoriale, una maggiore possibilità di occupazione nel corso dell’anno in particolare modo tra i giovani che stentano ad inserirsi nel mondo del lavoro, senza essere costretti ad emigrare. A mio avviso, in un paese dove le strutture sociali ed imprenditoriali, funzionano per buona parte dell’anno, si può avere anche una minore devianza giovanile, purtroppo presente ed in crescita sul territorio.

Catello Nastro

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