ODORE O PUZZA DI RIVOLTA
LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO (secondo tempo)
La cronaca si aggiorna di minuto in minuto. La lotta tra la dittatura e la democrazia è oramai all’ordine del giorno. Ma la cosa terribile è il ricorso alle armi. Quando il supermercato si trova chiuso, bisogna ricorrere ad altri sistemi per “acquistare la democrazia”. Democrazia intesa non come accesso al supermercato per comperare il salmone, il caviale, o il filetto di vitello. Ma per comperare un chilo di pane in offerta speciale. Se delle persone umane, non importa di quale razza o di quale religione, sono disposte a pagare gli ultimi soldi che gli rimangono per tentare l’avventura in un paese straniero, di lingua diversa, di religione diversa, di costumi e leggi diverse, significa che al loro paese sentono la mancanza non solo della libertà e della democrazia, ma anche del lavoro e del frutto onesto del lavoro: il pane quotidiano sancito nella preghiera più bella dei cristiani il “Pater Noster”: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La dittatura è in netto contrasto con la democrazia. Il governo di uno solo, peraltro assolutista, non può confondersi col governo democratico, del popolo, in piena libertà di stampa, di parola, di opinione, di scelta politica. Non sono un politico e nemmeno un politicante, non mi sono mai venduto a questo o quel partito. Sono proprietario e redattore capo di un giornale che non esce da circa cinque anni perché non ho mai voluto accettare “contributi” da questo o quel partito. Il giornale o esce libero o non esce proprio. Se tutti facessero così ci sarebbe meno politicizzazione della politica. Perché io credo ancora nella politica ed ho sempre affermato, come i lettori potranno leggere nei miei scritti, che “ la peggiore delle democrazia è preferibile alla migliore delle dittatura”. Quando ci sta il dialogo politico i problemi si possono risolvere, anche se i mezzi di comunicazione alimentano il gossip quotidiano con programmi insulsi o deficienti. Gli avvenimenti recenti hanno dimostrato che gli organismi di controllo internazionali, hanno sancito interventi contro un regime che ha poca dimestichezza della democrazia, la libertà, il diritto ai beni di prima necessità, il sano contatto economico e culturale con altri stati di religione, di lingua, di razza e di costumi diversi: Ma la diversità globale, penso, e credo fermamente, non è alla base del dialogo. A questo punto il lettore poco attento ed approssimato potrebbe intervenire chiedendo: “ Allora profumo di guerra, o puzza di guerra???” La guerra non profuma mai, può anche puzzare per necessità. Una puzza poco gradevole, credetemi. Chi scrive è nato nel 1941 ed ha conosciuto varie volte il “rifugio”. Non lo auguro più a nessuno. Nemmeno ai nemici. Oggi sulla terra c’è pane per tutti. La solidarietà umana è il percorso iniziato, anche dallo scrivente, alcuni anni fa. E qui voglio riportare la frase di Madre Teresa di Calcutta: “ Il mondo ha più bisogno di amore che di pane…” Noi il nostro amore lo abbiamo dimostrato. Ora sembra giunta l’ora anche di mostrare i denti. La comunità internazionale lo chiede e noi non ci possiamo tirare indietro. I 150 anni dell’Italia iniziano un nuovo capitolo: quello della pace e, se non è possibile, quello della guerra. Ma, credetemi, con le lacrime agli occhi. Il “porgi l’altra guancia” l’ho praticato mille volte. Ma sparare sulla folla che chiede un tozzo di pane, nò: questo non lo tollero. Il discorso vale per tutti i governi ingiusti, dove esiste chi crepa di fame e chi crepa per aver mangiato troppo. Dividendo il cibo in parti (quasi) uguali, si può vivere tutti. E meglio! “Pace a tutti i popoli di buona volontà!!!”
Catello Nastro
Da UNICO SETTIMANALE di Paestum-Capaccio n.11 del 26.03.2011
sabato 26 marzo 2011
mercoledì 23 marzo 2011
A Spazio Donna a Salerno
A “Spazio Donna” a Salerno
OTTANTAVOGLIADIPARLARE
Sabaro 16 aprile 2011, con inizio alle ore 18, nel salone di “Spazio Donna” in Piazza Ferrovia a Salerno, a cura dell’Associazione artistico – culturale “Albatros”, col patrocinio della Libera Università di Arte, Lettere, Musica e Storia, onlus, della Presidenza del “Centro Sociale Polivalente” Città di Agropoli e dello Studio d’Arte e Cultura di Catello Nastro, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, verrà presentato il libro di Fulvio Izzo, di Pagani, dal titolo “Ottantavogliadiparlare”, un lavoro interessante che mostra il connubio scrittura – internet. Testimonianze riportate da Facebook, senza dubbio il portale maggiormente frequentato in tutto il mondo, che l’autore ha saputo cogliere nella loro originalità senza nulla cambiare di quanto a lui comunicato attraverso il contatto informatico. Alla manifestazione interverranno Valentina Marrandino, poetessa e scrittrice, Fulvio Izzo, scrittore e autore del libro, Luigi Crescibene, scrittore e critico d’arte. Lorenzo Barone, giornalista e Presidente del CSP di Agropoli, Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento, Catello Nastro, scrittore e critico d’arte. La manifestazione rientra nel programma di collaborazione tra gli operatori culturali del Cilento e della Provincia di Salerno, col chiaro intento di presentare una nuova classe culturale emergente che sta sempre più riscuotendo successo, grazie anche all’ausilio informatico che permette di scoprire nuovi talenti “a costo zero”. L’ingresso è libero. (R. Volpi)
Agropolicultura.blogspot.com
OTTANTAVOGLIADIPARLARE
Sabaro 16 aprile 2011, con inizio alle ore 18, nel salone di “Spazio Donna” in Piazza Ferrovia a Salerno, a cura dell’Associazione artistico – culturale “Albatros”, col patrocinio della Libera Università di Arte, Lettere, Musica e Storia, onlus, della Presidenza del “Centro Sociale Polivalente” Città di Agropoli e dello Studio d’Arte e Cultura di Catello Nastro, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, verrà presentato il libro di Fulvio Izzo, di Pagani, dal titolo “Ottantavogliadiparlare”, un lavoro interessante che mostra il connubio scrittura – internet. Testimonianze riportate da Facebook, senza dubbio il portale maggiormente frequentato in tutto il mondo, che l’autore ha saputo cogliere nella loro originalità senza nulla cambiare di quanto a lui comunicato attraverso il contatto informatico. Alla manifestazione interverranno Valentina Marrandino, poetessa e scrittrice, Fulvio Izzo, scrittore e autore del libro, Luigi Crescibene, scrittore e critico d’arte. Lorenzo Barone, giornalista e Presidente del CSP di Agropoli, Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento, Catello Nastro, scrittore e critico d’arte. La manifestazione rientra nel programma di collaborazione tra gli operatori culturali del Cilento e della Provincia di Salerno, col chiaro intento di presentare una nuova classe culturale emergente che sta sempre più riscuotendo successo, grazie anche all’ausilio informatico che permette di scoprire nuovi talenti “a costo zero”. L’ingresso è libero. (R. Volpi)
Agropolicultura.blogspot.com
sabato 19 marzo 2011
MATRIMONIO E SEPARAZIONE
SEPARAZIONE DEI CONIUGI, DEL PATRIMONIO, DEI FIGLI
La giurisprudenza in materia di separazione coniugale e separazione dei beni, sebbene col solito iter giudiziario, giunge facilmente in porto. I tribunali italiani sono pieni di processi di separazione consensuale tra coniugi che ad un certo punto della vita in due, cioè quando la coppia scoppia, si decide di comune accordo di andare a vivere ognuno per i fatti suoi. Con un nuovo partner o anche da soli. Sentivo parlare, tempo addietro, di coppia aperta, che poi, ho capito, si tratta, per usare un termine vecchio, come d’altro canto è lo scrivente, di reciproca cornificazione. Per La separazione legale per dirla alla paesana lei ha il compare e lui la comara, nella fattispecie amanti. Quando non ci sta violenza si può anche tollerare. Basta che sono d’accordo loro. Alla fine dei conti gli eredi potranno dire “Vissero cornuti e contenti!”. Chiedo scusa al lettore attento ed oculato se uso questa terminologia, ma il mio dizionario è di circa mezzo secolo fa. La separazione legale consensuale permette ai coniugi disobbedienti all’etica di coppia, come dicevo,di vivere ognuno per conto suo, rifacendosi una famiglia. Nella fattispecie seconda, con grande soddisfazione loro e degli avvocati. Più complicato il fatto si fa quando uno solo dei coniugi chiede la separazione, che, è ovvio, non è consensuale perché voluta da uno solo dei coniugi. Queste cause durano più a lungo e servono a far aumentare due cose: il logoramento della coppia, o almeno di uno dei due componenti in primo luogo, la parcella dgli avvocati divorzisti in secondo luogo. Se ci sono in mezzo i figli, per ora non ne parliamo, anche perché sono gli unici innocenti che ci rimettono, non materialmente, ma moralmente ed anche psicologicamente. La separazione dei beni è più chiara, ma diventa spesso oggetto di contestazione e contenzioso. La coppia si separa, e se ha fatto la separazione dei beni, l’itinerario giuridico e burocratico è più breve, se invece i beni sono in comune la questione diventa duratura, più complicata, con aumento di parcelle che corrodono l’effettivo patrimonio conteso. Patti chiari, amicizia lunga!!! Veniamo al terzo punto della trattazione: i figli! L’affidamento dei figli, conseguente ad una separazione coniugale di qualsiasi genere a chi devono andare? Al padre o alla madre? E qui non si tratta di dividere beni materiali come l’appartamento in città e la casa al mare. Diceva una canzone napoletana: “ E figlie ho ssaje che sso’: so’ piezze ‘e core.” I figli sono la cosa più importante nella vita coniugale. Se si decide di non averne ( decisione magari presa prima del matrimonio in municipio o addirittura in Chiesa) il problema è risolto, Ma nel momento in cui si decide di averne ci sono dei sacrosanti doveri paterni e materni che nessuna legge, nessun giudice, nessun tribunale può decidere a chi devono essere affidati. I figli non sono cose che possono andare, in caso di separazione coniugale di qualsiasi specie, da uno o dall’altro dei contendenti, e nemmeno una settimana da un genitore ed una settimana dall’altro. O anche un fine settimana dall’uno, ecc. Una soluzione ci sarebbe: separazione dei beni decisa prima del matrimonio, affidamento dei figli prima del matrimonio, Sono conscio che la mia è un’idea balzana o per lo meno strana. Ma quando un coniuge ama i figli e …un po’ meno la moglie, sarebbe disposto a separarsi dalla moglie, ma ci dovrebbe pensare due volte proprio perché ci sono i figli in mezzo. Se proprio non si può arrivare ad una conciliazione, i figli vengono affidati al coniuge separato, ma deciso per iscritto prima del fatidico si. Certamente se questo coniuge non risulta idoneo al mantenimento materiale e morale dei figli, il tribunale, a questo punto deciderà una “inversione di percorso. Non si può chiudere l’articolo senza parlare della strumentalizzazione che ne fanno i mass media, con spettacoli che sanno di gossip e di cabaret e sembrano mandati in onda proprio per fare aumentare l’audience della TV che li trasmette per ore ed ore, con dibattiti che talvolta fanno ridere e talvolta fanno piangere. In conclusione, quando si piglia la macchina bisogna avere la patente. Magari una patente per fare il padre o la madre di famiglia, in ultima analisi, potrebbe anche giovare!!! E perché no: fare anche l’assicurazione. Per i figli naturalmente!!!
Catello Nastro
Pubblicato sul n.10 di marzo 2011 del periodico
“UNICO SETTIMANALE” di Paestum - Capaccio
La giurisprudenza in materia di separazione coniugale e separazione dei beni, sebbene col solito iter giudiziario, giunge facilmente in porto. I tribunali italiani sono pieni di processi di separazione consensuale tra coniugi che ad un certo punto della vita in due, cioè quando la coppia scoppia, si decide di comune accordo di andare a vivere ognuno per i fatti suoi. Con un nuovo partner o anche da soli. Sentivo parlare, tempo addietro, di coppia aperta, che poi, ho capito, si tratta, per usare un termine vecchio, come d’altro canto è lo scrivente, di reciproca cornificazione. Per La separazione legale per dirla alla paesana lei ha il compare e lui la comara, nella fattispecie amanti. Quando non ci sta violenza si può anche tollerare. Basta che sono d’accordo loro. Alla fine dei conti gli eredi potranno dire “Vissero cornuti e contenti!”. Chiedo scusa al lettore attento ed oculato se uso questa terminologia, ma il mio dizionario è di circa mezzo secolo fa. La separazione legale consensuale permette ai coniugi disobbedienti all’etica di coppia, come dicevo,di vivere ognuno per conto suo, rifacendosi una famiglia. Nella fattispecie seconda, con grande soddisfazione loro e degli avvocati. Più complicato il fatto si fa quando uno solo dei coniugi chiede la separazione, che, è ovvio, non è consensuale perché voluta da uno solo dei coniugi. Queste cause durano più a lungo e servono a far aumentare due cose: il logoramento della coppia, o almeno di uno dei due componenti in primo luogo, la parcella dgli avvocati divorzisti in secondo luogo. Se ci sono in mezzo i figli, per ora non ne parliamo, anche perché sono gli unici innocenti che ci rimettono, non materialmente, ma moralmente ed anche psicologicamente. La separazione dei beni è più chiara, ma diventa spesso oggetto di contestazione e contenzioso. La coppia si separa, e se ha fatto la separazione dei beni, l’itinerario giuridico e burocratico è più breve, se invece i beni sono in comune la questione diventa duratura, più complicata, con aumento di parcelle che corrodono l’effettivo patrimonio conteso. Patti chiari, amicizia lunga!!! Veniamo al terzo punto della trattazione: i figli! L’affidamento dei figli, conseguente ad una separazione coniugale di qualsiasi genere a chi devono andare? Al padre o alla madre? E qui non si tratta di dividere beni materiali come l’appartamento in città e la casa al mare. Diceva una canzone napoletana: “ E figlie ho ssaje che sso’: so’ piezze ‘e core.” I figli sono la cosa più importante nella vita coniugale. Se si decide di non averne ( decisione magari presa prima del matrimonio in municipio o addirittura in Chiesa) il problema è risolto, Ma nel momento in cui si decide di averne ci sono dei sacrosanti doveri paterni e materni che nessuna legge, nessun giudice, nessun tribunale può decidere a chi devono essere affidati. I figli non sono cose che possono andare, in caso di separazione coniugale di qualsiasi specie, da uno o dall’altro dei contendenti, e nemmeno una settimana da un genitore ed una settimana dall’altro. O anche un fine settimana dall’uno, ecc. Una soluzione ci sarebbe: separazione dei beni decisa prima del matrimonio, affidamento dei figli prima del matrimonio, Sono conscio che la mia è un’idea balzana o per lo meno strana. Ma quando un coniuge ama i figli e …un po’ meno la moglie, sarebbe disposto a separarsi dalla moglie, ma ci dovrebbe pensare due volte proprio perché ci sono i figli in mezzo. Se proprio non si può arrivare ad una conciliazione, i figli vengono affidati al coniuge separato, ma deciso per iscritto prima del fatidico si. Certamente se questo coniuge non risulta idoneo al mantenimento materiale e morale dei figli, il tribunale, a questo punto deciderà una “inversione di percorso. Non si può chiudere l’articolo senza parlare della strumentalizzazione che ne fanno i mass media, con spettacoli che sanno di gossip e di cabaret e sembrano mandati in onda proprio per fare aumentare l’audience della TV che li trasmette per ore ed ore, con dibattiti che talvolta fanno ridere e talvolta fanno piangere. In conclusione, quando si piglia la macchina bisogna avere la patente. Magari una patente per fare il padre o la madre di famiglia, in ultima analisi, potrebbe anche giovare!!! E perché no: fare anche l’assicurazione. Per i figli naturalmente!!!
Catello Nastro
Pubblicato sul n.10 di marzo 2011 del periodico
“UNICO SETTIMANALE” di Paestum - Capaccio
venerdì 18 marzo 2011
AL CSP DI AGROPOLI
I 150 ANNI DELL’ITALIA E LA FESTA DEL PAPA’ AL CENTRO SOCIALE DI AGROPOLI
Venerdì 18 marzo 2011, nei saloni del Centro Sociale Polivalente di Agropoli, paese natìo del grande patriota Filippo Patella, che seguì la “Spedizione dei Mille” di Garibaldi col grado di colonnello, offrendo anche una fattiva ed utile collaborazione al successo della missione militare, si è tenuto un convegno per i 150 anni dell’Italia.
Alla manifestazione è stata abbinata anche la Festa del papà. Erano presenti il sindaco della cittadina capoluogo del Cilento, avvocato Franco Alfieri, il Presidente del Consiglio Comunale, ingegner Agostino Abate, l’Assessore alla Solidarietà Sociale, dottor Angelo Coccaro, Il Presidente del CSP giornalista Lorenzo Barone, il vice presidente professor Catello Nastro, quasi tutti i membri del direttivo, la professoressa Lucrezia Araneo, presidente FIDAPA Cilento, lo storico ed archeologo dottor Nino Capano, relatore, il professor Antonio Infante, Presidente della Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia onlus, di Agropoli, storico del Cilento e relatore ed un folto pubblico di anziani. Scarsa la presenza dei giovani. Dopo i discorsi si è passati subito al buffet con pane, formaggi e salumi cilentani e vino barbera delle colline di Agropoli. Infine i dolci preparati dalle donne coordinate dalla signora Dora Capaldo. Finite le relazioni storiche, il nonno civico ha dedicato al sindaco della città la canzone “’O sole mio”, tra gli applausi degli astanti. A tarda serata, dopo varie libagioni, tutti a casa, contenti per la bellissima serata organizzata dal CSP di Agropoli che è uno dei più frequentati e più attivi della provincia di Salerno. Circa cento persone intervenute, stipate a più non posso, hanno evidenziato la necessità di dotare la cittadina capoluogo del Cilento, di una sede più ampia e funzionale.
Centrosocialeagropoli.blogspot.com
Venerdì 18 marzo 2011, nei saloni del Centro Sociale Polivalente di Agropoli, paese natìo del grande patriota Filippo Patella, che seguì la “Spedizione dei Mille” di Garibaldi col grado di colonnello, offrendo anche una fattiva ed utile collaborazione al successo della missione militare, si è tenuto un convegno per i 150 anni dell’Italia.
Alla manifestazione è stata abbinata anche la Festa del papà. Erano presenti il sindaco della cittadina capoluogo del Cilento, avvocato Franco Alfieri, il Presidente del Consiglio Comunale, ingegner Agostino Abate, l’Assessore alla Solidarietà Sociale, dottor Angelo Coccaro, Il Presidente del CSP giornalista Lorenzo Barone, il vice presidente professor Catello Nastro, quasi tutti i membri del direttivo, la professoressa Lucrezia Araneo, presidente FIDAPA Cilento, lo storico ed archeologo dottor Nino Capano, relatore, il professor Antonio Infante, Presidente della Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia onlus, di Agropoli, storico del Cilento e relatore ed un folto pubblico di anziani. Scarsa la presenza dei giovani. Dopo i discorsi si è passati subito al buffet con pane, formaggi e salumi cilentani e vino barbera delle colline di Agropoli. Infine i dolci preparati dalle donne coordinate dalla signora Dora Capaldo. Finite le relazioni storiche, il nonno civico ha dedicato al sindaco della città la canzone “’O sole mio”, tra gli applausi degli astanti. A tarda serata, dopo varie libagioni, tutti a casa, contenti per la bellissima serata organizzata dal CSP di Agropoli che è uno dei più frequentati e più attivi della provincia di Salerno. Circa cento persone intervenute, stipate a più non posso, hanno evidenziato la necessità di dotare la cittadina capoluogo del Cilento, di una sede più ampia e funzionale.
Centrosocialeagropoli.blogspot.com
sabato 12 marzo 2011
LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO
LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO
“La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature.” Questa frase non l’ho scritta io, ma l’ho letta da qualche parte che non ricordo. L’Italia, benché abbia festeggiato e sta ancora festeggiando l’Unità, nei 150 anni dalla fondazione, 1861 – 2011, assiste a processi di emancipazione nei paesi nordafricani, come l’ Egitto, la Tunisia, la Libia e…non finisce qui. La gente che scende in piazza, anche a scopo della vita, chiede solamente pane e libertà. E noi, anzi i nostri avi, ne sapevano qualcosa. Conquistare la libertà significa acquistare la democrazia, la dignità di un popolo e di ogni singola persona umana. Premettiamo che la libertà è un concetto universale, apartitico ed areligioso. Non esiste cioè una libertà musulmana, buddista o cristiana, ma una libertà e basta. I fondamentalismi rappresentano ancora oggi una serie minaccia non solo per la democrazia, ma anche per la pace nel mondo. L’episodio delle torri gemelle dovrebbe far riflettere molto su questo argomento. Meglio sta il mondo, meglio staremo pure noi. Certamente che alla base di ogni governo democratico ci devono essere elementi comuni, come la libertà di pensiero, di espressione, di stampa, di religione, di credo politico democratico sotto qualsiasi forma. Ricordiamo Pietro Nenni quando disse:” la politica è un’arte sperimentale”. L’evoluzione ( o involuzione politica) è figlia di un dibattito democratico che ha alla sua base la libertà di un popolo. Una libertà che significa dignità civica, collaborazione internazionale con i popoli del pianeta ancora sotto regimi dittatoriali. Personalmente ho conosciuto molti extracomunitari, sia per lavoro che all’Ufficio Immigrati il cui sportello si trovava nella sala di presidenza del Centro Sociale Polivalente della città di Agropoli, del quale sono vice presidente. Inoltre, nel 1968, conseguii anche un diploma di specializzazione didattica per l’insegnamento in Africa presso il Maschio Angioino di Napoli. Ho trovato in queste gente una profonda umanità, un rispetto per la dignità umana e per la persona. E quando ci fu un ultimo esempio di caporalato nei confronti di un bracciante agricolo extracomunitario che non volle pagare la tangente (quaranta euro al giorno: trenta a lui, dieci al caporale) feci sentire la mia voce e la mia opinione su un prestigioso quindicinale di Salerno ed alcuni siti internet coi quali collaboro da anni. Questi episodi sono sporadici, quasi annientati. Ricordiamo la figura del bracciante agricolo nell’800 italiano quando era quasi schiavizzato e sfruttato da personaggi scomparsi, fortunatamente, dalla scena sociale italiana. Come i caporali, i baroni, i latifondisti, i fattori, i massari, “li vuardiani”. Oggi i bravi di Don Rodrigo sono scomparsi…anche se hanno lasciato il posto a malavitosi organizzati. Questi personaggi, che potremmo definire a pieno merito parassiti, riempiono la cronaca dei giornali e gli schermi delle televisioni. Non parliamo di corruzione politica per non essere tacciati di parte. Ma passiamo alla conclusione di questo scritto. I fenomeni politici di ogni singolo paese diventano fenomeni di tutto il mondo. Anche noi dobbiamo collaborare, come collaborarono gli Stati Uniti verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, a farci risorgere, conquistare la libertà, instaurare la democrazia, incentivare l’industria, portare l’Italia alla veneranda età di centocinquant’anni in condizioni, se non proprio ottimali, almeno di vivibilità medio-alta. Ora cerchiamo di dare agli altri quello che abbiamo avuto, come aiuto materiale, ma anche morale e strategico. L’Italia non è un’isola sperduta. Accetto il dialogo democratico non anonimo a: emal. catellonastro@gmail.com. (files word arial 12 in allegato con autorizzazione al confronto e alla diffusione)
Catello Nastro
DA “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM N.09 DEL 12 MARZO 2011
“La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature.” Questa frase non l’ho scritta io, ma l’ho letta da qualche parte che non ricordo. L’Italia, benché abbia festeggiato e sta ancora festeggiando l’Unità, nei 150 anni dalla fondazione, 1861 – 2011, assiste a processi di emancipazione nei paesi nordafricani, come l’ Egitto, la Tunisia, la Libia e…non finisce qui. La gente che scende in piazza, anche a scopo della vita, chiede solamente pane e libertà. E noi, anzi i nostri avi, ne sapevano qualcosa. Conquistare la libertà significa acquistare la democrazia, la dignità di un popolo e di ogni singola persona umana. Premettiamo che la libertà è un concetto universale, apartitico ed areligioso. Non esiste cioè una libertà musulmana, buddista o cristiana, ma una libertà e basta. I fondamentalismi rappresentano ancora oggi una serie minaccia non solo per la democrazia, ma anche per la pace nel mondo. L’episodio delle torri gemelle dovrebbe far riflettere molto su questo argomento. Meglio sta il mondo, meglio staremo pure noi. Certamente che alla base di ogni governo democratico ci devono essere elementi comuni, come la libertà di pensiero, di espressione, di stampa, di religione, di credo politico democratico sotto qualsiasi forma. Ricordiamo Pietro Nenni quando disse:” la politica è un’arte sperimentale”. L’evoluzione ( o involuzione politica) è figlia di un dibattito democratico che ha alla sua base la libertà di un popolo. Una libertà che significa dignità civica, collaborazione internazionale con i popoli del pianeta ancora sotto regimi dittatoriali. Personalmente ho conosciuto molti extracomunitari, sia per lavoro che all’Ufficio Immigrati il cui sportello si trovava nella sala di presidenza del Centro Sociale Polivalente della città di Agropoli, del quale sono vice presidente. Inoltre, nel 1968, conseguii anche un diploma di specializzazione didattica per l’insegnamento in Africa presso il Maschio Angioino di Napoli. Ho trovato in queste gente una profonda umanità, un rispetto per la dignità umana e per la persona. E quando ci fu un ultimo esempio di caporalato nei confronti di un bracciante agricolo extracomunitario che non volle pagare la tangente (quaranta euro al giorno: trenta a lui, dieci al caporale) feci sentire la mia voce e la mia opinione su un prestigioso quindicinale di Salerno ed alcuni siti internet coi quali collaboro da anni. Questi episodi sono sporadici, quasi annientati. Ricordiamo la figura del bracciante agricolo nell’800 italiano quando era quasi schiavizzato e sfruttato da personaggi scomparsi, fortunatamente, dalla scena sociale italiana. Come i caporali, i baroni, i latifondisti, i fattori, i massari, “li vuardiani”. Oggi i bravi di Don Rodrigo sono scomparsi…anche se hanno lasciato il posto a malavitosi organizzati. Questi personaggi, che potremmo definire a pieno merito parassiti, riempiono la cronaca dei giornali e gli schermi delle televisioni. Non parliamo di corruzione politica per non essere tacciati di parte. Ma passiamo alla conclusione di questo scritto. I fenomeni politici di ogni singolo paese diventano fenomeni di tutto il mondo. Anche noi dobbiamo collaborare, come collaborarono gli Stati Uniti verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, a farci risorgere, conquistare la libertà, instaurare la democrazia, incentivare l’industria, portare l’Italia alla veneranda età di centocinquant’anni in condizioni, se non proprio ottimali, almeno di vivibilità medio-alta. Ora cerchiamo di dare agli altri quello che abbiamo avuto, come aiuto materiale, ma anche morale e strategico. L’Italia non è un’isola sperduta. Accetto il dialogo democratico non anonimo a: emal. catellonastro@gmail.com. (files word arial 12 in allegato con autorizzazione al confronto e alla diffusione)
Catello Nastro
DA “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM N.09 DEL 12 MARZO 2011
lunedì 7 marzo 2011
PROSPETTIVE POLITICHE
2011 – DUE A ZERO E UNO A UNO
Prospettive per il Nuovo Anno:
una vittoria ed un pareggio
Le prospettive del nuovo anno 2011, che dovrebbero essere maggiormente tenute in considerazione da chi di competenza, sono essenzialmente due. Una vittoria per la moralizzazione della vita pubblica e privata, un pareggio per la vita economica e la solidarietà, o, per meglio dire, le pari opportunità. Nel secondo argomento è giusto usare la parola “pareggio” perché la vita economica di un paese, specialmente in epoca di globalizzazione, risponde a regole nuove che sono sempre in fase di sperimentazione. Diciamo subito che le risultanze dei due enunciati vanno a braccetto. Si integrano a vicenda. La moralizzazione della vita pubblica porta senza dubbio ad un miglioramento della vita non solo economica, ma anche morale e civile di un paese. Forse si tratta solo di una utopia di un settantenne pensionato dello stato. Se molti enti fanno costare un servizio un miliardo e poi ci si accorge che per farlo, a regola d’arte, s’intende, bastavano trecento milioni, la domanda sorge spontanea: gli altri settecento milioni dove sono andati a finire??? E qui tiriamo in ballo l’equa ripartizione del reddito pubblico. Pensionati con meno di cinquecento euro al mese possono sopravvivere, in grande ristrettezza, naturalmente, ma solo se hanno una casa propria e non devono pagare l’affitto. Ci sono persone, meno del dieci per cento della popolazione che detengono (ben stretto) il più del cinquanta per cento delle ricchezze dello stato. Nei paesi emergenti, questo divario è ancora maggiore. Ci sono miliardari che hanno fatto costruire la vasca da bagno in oro massiccio e persone che non hanno nemmeno l’acqua per lavarsi la faccia. Non un parità di reddito, sarebbe veramente una utopia, ma una maggiore distribuzione della ricchezza, una equa ripartizione del reddito pubblico, insomma. Questo è il pareggio di cui al titolo. Ma ritorniamo alla vittoria. E qui troviamo quelli che lavorano e guadagnano poco e quelli che non fanno niente e vivono da parassiti alle spalle dei lavoratori. L’illegalità, un non rigido ed obiettivo funzionamento della giustizia, consentono a molti lestofanti di farla franca. Alcuni hanno l’avviso di garanzia in abbonamento. Per dirla con un grande giornalista di cui non ricordo il nome: “In Italia si delinque più che negli altri stati perché non esiste la certezza della pena!”. Il lestofante la può fare franca, il vecchio pensionato no! Basterebbe, a mio avviso, togliere il cinquanta per cento ai tanti Paperon dei Paperoni per far campare anche Paperino. Miglioramenti in tal senso sono stati fatti, ma la netta vittoria del due a zero non c’è stata ancora. Proprio per questo occorre eliminare l’illegalità a tutti i costi, combatterla con tutte le armi che lo stato democratico ha a disposizione, facendo come Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri. Se la vittoria sulla moralizzazione della vita pubblica è difficile ed il due a zero è un risultato arduo, ma non impossibile, il paraggio della società e della solidarietà è più facile. Basta un poco di coscienza, una maggiore lotta alla delinquenza ed ai cosiddetti “paradisi fiscali”, un pizzico di sensibilità verso i nostri simili a reddito basso. Pagare tutti, pagare di meno, mangiare tutti, mangiare di meno. Buon Anno a tutti i miei affezionati lettori.
Catello Nastro
Da “UNICO SETTIMANALE” di Paestum
Prospettive per il Nuovo Anno:
una vittoria ed un pareggio
Le prospettive del nuovo anno 2011, che dovrebbero essere maggiormente tenute in considerazione da chi di competenza, sono essenzialmente due. Una vittoria per la moralizzazione della vita pubblica e privata, un pareggio per la vita economica e la solidarietà, o, per meglio dire, le pari opportunità. Nel secondo argomento è giusto usare la parola “pareggio” perché la vita economica di un paese, specialmente in epoca di globalizzazione, risponde a regole nuove che sono sempre in fase di sperimentazione. Diciamo subito che le risultanze dei due enunciati vanno a braccetto. Si integrano a vicenda. La moralizzazione della vita pubblica porta senza dubbio ad un miglioramento della vita non solo economica, ma anche morale e civile di un paese. Forse si tratta solo di una utopia di un settantenne pensionato dello stato. Se molti enti fanno costare un servizio un miliardo e poi ci si accorge che per farlo, a regola d’arte, s’intende, bastavano trecento milioni, la domanda sorge spontanea: gli altri settecento milioni dove sono andati a finire??? E qui tiriamo in ballo l’equa ripartizione del reddito pubblico. Pensionati con meno di cinquecento euro al mese possono sopravvivere, in grande ristrettezza, naturalmente, ma solo se hanno una casa propria e non devono pagare l’affitto. Ci sono persone, meno del dieci per cento della popolazione che detengono (ben stretto) il più del cinquanta per cento delle ricchezze dello stato. Nei paesi emergenti, questo divario è ancora maggiore. Ci sono miliardari che hanno fatto costruire la vasca da bagno in oro massiccio e persone che non hanno nemmeno l’acqua per lavarsi la faccia. Non un parità di reddito, sarebbe veramente una utopia, ma una maggiore distribuzione della ricchezza, una equa ripartizione del reddito pubblico, insomma. Questo è il pareggio di cui al titolo. Ma ritorniamo alla vittoria. E qui troviamo quelli che lavorano e guadagnano poco e quelli che non fanno niente e vivono da parassiti alle spalle dei lavoratori. L’illegalità, un non rigido ed obiettivo funzionamento della giustizia, consentono a molti lestofanti di farla franca. Alcuni hanno l’avviso di garanzia in abbonamento. Per dirla con un grande giornalista di cui non ricordo il nome: “In Italia si delinque più che negli altri stati perché non esiste la certezza della pena!”. Il lestofante la può fare franca, il vecchio pensionato no! Basterebbe, a mio avviso, togliere il cinquanta per cento ai tanti Paperon dei Paperoni per far campare anche Paperino. Miglioramenti in tal senso sono stati fatti, ma la netta vittoria del due a zero non c’è stata ancora. Proprio per questo occorre eliminare l’illegalità a tutti i costi, combatterla con tutte le armi che lo stato democratico ha a disposizione, facendo come Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri. Se la vittoria sulla moralizzazione della vita pubblica è difficile ed il due a zero è un risultato arduo, ma non impossibile, il paraggio della società e della solidarietà è più facile. Basta un poco di coscienza, una maggiore lotta alla delinquenza ed ai cosiddetti “paradisi fiscali”, un pizzico di sensibilità verso i nostri simili a reddito basso. Pagare tutti, pagare di meno, mangiare tutti, mangiare di meno. Buon Anno a tutti i miei affezionati lettori.
Catello Nastro
Da “UNICO SETTIMANALE” di Paestum
I SETTANTA ANNI DI CATELLO NASTRO
12 febbraio 1941 – 12 febbraio 2011
FESTEGGIATI I 70 ANNI DI CATELLO NASTRO
Sabato 12 febbraio 2011, nei saloni dell’agriturismo “San Rafhael” di Capaccio Paestum, grande festa per lo scrittore cilentano Catello Nastro in occasione del suo 70° compleanno. Oltre ai familiari anche una stretta cerchia di amici ed uomini di cultura del Cilento ed oltre. Dopo un lauto banchetto con prodotti dell’azienda, il noto scrittore, tra l’altro collaboratore anche di “Unico settimanale” il periodico locale in edicola già da parecchi anni, ha ringraziato Iddio per avergli concesso di arrivare a quella età, nonostante una vita turbolenta, piena di battaglie per la difesa dei diritti umani, dei valori di una società sovente in crisi, di un mondo in continua evoluzione, ma anche involuzione. Catello Nastro collabora, coi suoi scritti e col suo pensiero, a vari periodici, siti internet, blog. Molte sue poesie sono state tradotte e pubblicate su vari siti stranieri, in particolare modo quelle di argomento sociale. Ogni anno produce qualche nuovo libro per il Cilento, terra che l’ha ospitato circa sessanta anni fa. Vadano all’amico Catello gli auguri sinceri degli amici e degli uomini di cultura del territorio che lo incentivano a continuare nel suo percorso ancora per molti anni.
Agropolicultura.blogspot.com
FESTEGGIATI I 70 ANNI DI CATELLO NASTRO
Sabato 12 febbraio 2011, nei saloni dell’agriturismo “San Rafhael” di Capaccio Paestum, grande festa per lo scrittore cilentano Catello Nastro in occasione del suo 70° compleanno. Oltre ai familiari anche una stretta cerchia di amici ed uomini di cultura del Cilento ed oltre. Dopo un lauto banchetto con prodotti dell’azienda, il noto scrittore, tra l’altro collaboratore anche di “Unico settimanale” il periodico locale in edicola già da parecchi anni, ha ringraziato Iddio per avergli concesso di arrivare a quella età, nonostante una vita turbolenta, piena di battaglie per la difesa dei diritti umani, dei valori di una società sovente in crisi, di un mondo in continua evoluzione, ma anche involuzione. Catello Nastro collabora, coi suoi scritti e col suo pensiero, a vari periodici, siti internet, blog. Molte sue poesie sono state tradotte e pubblicate su vari siti stranieri, in particolare modo quelle di argomento sociale. Ogni anno produce qualche nuovo libro per il Cilento, terra che l’ha ospitato circa sessanta anni fa. Vadano all’amico Catello gli auguri sinceri degli amici e degli uomini di cultura del territorio che lo incentivano a continuare nel suo percorso ancora per molti anni.
Agropolicultura.blogspot.com
UN LIBRO DI CONTESTAZIONE IN POESIA
Il primo libro del 2011 di Catello Nastro
“VERSI AVVERSI” – SENZA RIMA NE POESIA –
6 marzo 2011Nel mese di gennaio 2011 è uscito il primo libro di poesie di Catello Nastro, il quarantunesimo pubblicato in oltre quaranta anni di attività letteraria, l’undicesimo volume della collana “Il Cilento nuovo” diretta di Mario De Pascale, Antonio Infante e lo stesso Catello Nastro. Più che di un libro si tratta di un quaderno di cinquanta pagine, con quaranta componimenti, che l’autore chiama …senza rima né poesia, proprio perché in questa raccolta di versi scritti durante l’anno precedente, 2010, più che alla forma egli bada al contenuto. Per la maggior parte si tratta di riferimenti sociali, umani, solidali, ecologici, ma tutti visti, vagliati ed esposti, mantenendo una propria libertà di espressione, ma anche di contenuti. Interessante è riportare la sua presentazione del libro pubblicata in quarta di copertina, quasi l’autore volesse proporre più una conclusione che una presentazione tradizionale. Ma leggiamo quanto scrive Catello Nastro, presentandosi…da solo: “Scrivere poesie oggi, è mantenere la propria libertà. Certo che anche il poeta, quello mercenario, naturalmente, può essere asservito a questa o quella parte politica o, peggio ancora, politicizzata. Ma siccome del poeta nessuno se ne frega, i casi sono sporadici. VERSI AVVERSI…Perché? Contro chi? Per quale motivo? Per cogliere quali risultati? Niente di tutto questo. Solo per dimostrare la libertà di chi scrive versi per comunicare pensieri, idee, emozioni, stati d’animo, progetti virtuali talvolta realizzabili, talvolta irrealizzabili. Ma sempre frutto del pensiero del poeta che vuole esternare agli altri le proprie idee in versi. Quando questi versi non sono in rima può anche significare che il poeta vuole liberarsi anche degli schemi tradizionali per comunicare. Quello che ne viene fuori certamente non tocca al poeta giudicare, ma al lettore. Mi spiego meglio. Nel momento in cui il poeta costruisce il suo progetto poetico, naturalmente, ha intenzione anche di liberarsi della metrica e dell’alternanza dei versi tradizionali e, oserei dire, quasi classica. In altre parole: libertà totale. Sia ben chiaro che i confini della poesia sono imperscrutabili,cioè non si sa quale è il limite dell’orizzonte e dove incomincia o finisce l’universo poetico. Un risultato del tutto insignificante e banale? Forse! Fatti della propria vita, del proprio percorso umano di essere singolo ed unico, possono anche identificarsi col percorso collettivo di tutta l’umanità. Di qualsiasi popolo, di qualsiasi razza, di qualsiasi religione. Certamente i componimenti poetici ( o quanto meno presunti tali) contenuti in “VERSI AVVERSI” sono di epoca varia, di fattura varia, provenienti da stati d’animo vari, composti in momenti vari, assemblati in altrettanti momenti vari, raffiguranti stati d’animo vari con una progettualità varia. Certo, per cogliere un risultato positivo o quanto meno soddisfacente, si dovrebbe ripercorrere un itinerario poetico di quasi una vita. Ma il compito potrebbe risultare arduo. Molte raccolte sono state pubblicate su supporto cartaceo, molte su siti internet, molte su blog vari, molte su giornali e riviste, molte sono andate perdute irrimediabilmente. Per il disordine dell’autore, molte sono state cancellate perché ritenute – ad una prima ed approssimativa lettura – non idonee alla diffusione. Un quadro poliedrico, come poliedrico è l’autore, oramai settantenne, che scrive poesie da oltre mezzo secolo e che ama sovente riportare in caratteri cubitali il motto:” Meglio un poeta senza lettori, che un popolo senza poeti!”. Noi che conosciamo bene Catello Nastro per il suo impegno umano, sociale e culturale, condividiamo, sebbene con qualche riserva, sia di carattere contenutistico che formale, ciò che egli vuole proporre attraverso i suoi componimenti. Gli argomenti che egli tratta, come dicevo più innanzi, vengono esposti in piena libertà formale e questo talvolta danneggia la lettura. Ma egli procede come un fiume in piena, fregandosene di ogni argine, usando spesso una terminologia abbastanza spinta da rasentare talvolta la volgarità espressiva. Ma d’altro canto qualche rara espressione un po’ pesante rende il concetto più incisivo. Con le espressioni che ci propinano quotidianamente i mass media, certamente nessuno lo censurerà. Anche perché il libro è consigliato a lettori adulti. Gente matura che baderà certamente al messaggio inviato dall’autore e non alla veste editoriale economica, essenziale ed addirittura scarna. Una raccolta di versi che farà riflettere il lettore attento e lo giustificherà per aver badato alla libertà del contenuto piuttosto che all’eleganza della veste editoriale. Un quaderno di poesie che si farà leggere tutto di un fiato lasciando molto spazio alla riflessione ed alla critica.
Renato Volpi
“VERSI AVVERSI” – SENZA RIMA NE POESIA –
6 marzo 2011Nel mese di gennaio 2011 è uscito il primo libro di poesie di Catello Nastro, il quarantunesimo pubblicato in oltre quaranta anni di attività letteraria, l’undicesimo volume della collana “Il Cilento nuovo” diretta di Mario De Pascale, Antonio Infante e lo stesso Catello Nastro. Più che di un libro si tratta di un quaderno di cinquanta pagine, con quaranta componimenti, che l’autore chiama …senza rima né poesia, proprio perché in questa raccolta di versi scritti durante l’anno precedente, 2010, più che alla forma egli bada al contenuto. Per la maggior parte si tratta di riferimenti sociali, umani, solidali, ecologici, ma tutti visti, vagliati ed esposti, mantenendo una propria libertà di espressione, ma anche di contenuti. Interessante è riportare la sua presentazione del libro pubblicata in quarta di copertina, quasi l’autore volesse proporre più una conclusione che una presentazione tradizionale. Ma leggiamo quanto scrive Catello Nastro, presentandosi…da solo: “Scrivere poesie oggi, è mantenere la propria libertà. Certo che anche il poeta, quello mercenario, naturalmente, può essere asservito a questa o quella parte politica o, peggio ancora, politicizzata. Ma siccome del poeta nessuno se ne frega, i casi sono sporadici. VERSI AVVERSI…Perché? Contro chi? Per quale motivo? Per cogliere quali risultati? Niente di tutto questo. Solo per dimostrare la libertà di chi scrive versi per comunicare pensieri, idee, emozioni, stati d’animo, progetti virtuali talvolta realizzabili, talvolta irrealizzabili. Ma sempre frutto del pensiero del poeta che vuole esternare agli altri le proprie idee in versi. Quando questi versi non sono in rima può anche significare che il poeta vuole liberarsi anche degli schemi tradizionali per comunicare. Quello che ne viene fuori certamente non tocca al poeta giudicare, ma al lettore. Mi spiego meglio. Nel momento in cui il poeta costruisce il suo progetto poetico, naturalmente, ha intenzione anche di liberarsi della metrica e dell’alternanza dei versi tradizionali e, oserei dire, quasi classica. In altre parole: libertà totale. Sia ben chiaro che i confini della poesia sono imperscrutabili,cioè non si sa quale è il limite dell’orizzonte e dove incomincia o finisce l’universo poetico. Un risultato del tutto insignificante e banale? Forse! Fatti della propria vita, del proprio percorso umano di essere singolo ed unico, possono anche identificarsi col percorso collettivo di tutta l’umanità. Di qualsiasi popolo, di qualsiasi razza, di qualsiasi religione. Certamente i componimenti poetici ( o quanto meno presunti tali) contenuti in “VERSI AVVERSI” sono di epoca varia, di fattura varia, provenienti da stati d’animo vari, composti in momenti vari, assemblati in altrettanti momenti vari, raffiguranti stati d’animo vari con una progettualità varia. Certo, per cogliere un risultato positivo o quanto meno soddisfacente, si dovrebbe ripercorrere un itinerario poetico di quasi una vita. Ma il compito potrebbe risultare arduo. Molte raccolte sono state pubblicate su supporto cartaceo, molte su siti internet, molte su blog vari, molte su giornali e riviste, molte sono andate perdute irrimediabilmente. Per il disordine dell’autore, molte sono state cancellate perché ritenute – ad una prima ed approssimativa lettura – non idonee alla diffusione. Un quadro poliedrico, come poliedrico è l’autore, oramai settantenne, che scrive poesie da oltre mezzo secolo e che ama sovente riportare in caratteri cubitali il motto:” Meglio un poeta senza lettori, che un popolo senza poeti!”. Noi che conosciamo bene Catello Nastro per il suo impegno umano, sociale e culturale, condividiamo, sebbene con qualche riserva, sia di carattere contenutistico che formale, ciò che egli vuole proporre attraverso i suoi componimenti. Gli argomenti che egli tratta, come dicevo più innanzi, vengono esposti in piena libertà formale e questo talvolta danneggia la lettura. Ma egli procede come un fiume in piena, fregandosene di ogni argine, usando spesso una terminologia abbastanza spinta da rasentare talvolta la volgarità espressiva. Ma d’altro canto qualche rara espressione un po’ pesante rende il concetto più incisivo. Con le espressioni che ci propinano quotidianamente i mass media, certamente nessuno lo censurerà. Anche perché il libro è consigliato a lettori adulti. Gente matura che baderà certamente al messaggio inviato dall’autore e non alla veste editoriale economica, essenziale ed addirittura scarna. Una raccolta di versi che farà riflettere il lettore attento e lo giustificherà per aver badato alla libertà del contenuto piuttosto che all’eleganza della veste editoriale. Un quaderno di poesie che si farà leggere tutto di un fiato lasciando molto spazio alla riflessione ed alla critica.
Renato Volpi
venerdì 4 marzo 2011
IL TURISMO SOCIALE
IL TURISMO SOCIALE
4 MARZO 2011
Il turismo sociale è un turismo che favorisce l’incontro e la socializzazione. E’ costituito da quell’insieme di attività turistiche capaci di rispondere ad un diffuso bisogno di relazionalità; non si tratta dunque di un turismo rivolto solo a categorie sociali specifiche di persone in situazioni di svantaggio. Fare turismo sociale significa rispondere ad un bisogno di socialità, è uno stile di vita, è una scelta di valori di parte di enti che lo organizzano impegnati, anche attraverso la vacanza, nello sviluppo di legami sociali, nel creare occasione di arricchimento culturale e di promozione e di valorizzazione delle risorse del territorio. Chi fa vacanze sociali è più attento ai contatti umani ed alla possibilità di arricchire le proprie occasioni di scambio. Anche in Campania, come in Puglia, ( come rilevato da internet) il turismo sociale è un settore poco strutturato e formalizzato; pochissimi sono i soggetti economici che si occupano esclusivamente di offrire vacanze sociali, rivolte a gruppi. I canali ed i circuiti attraverso i quali circolano le informazioni sono ancora molto informali e non esistono alla stato attuale reti strutturate tra soggetti che si occupano di turismo sociale. Sempre dal sito internet www.turismosociale.com, in base ad una ricerca tra i fruitori sulla definizione del turismo sociale, il 30% degli intervistati ha risposto che il turismo sociale favorisce l’incontro e la socializzazione; il 20% ha risposto che è un turismo rivolto a persone senza sufficiente denaro; un altro 20% ha affermato che si tratta di un turismo per categorie sociali specifiche; il 12% ha risposto che si tratta di un turismo per conoscere e valorizzare le risorse del territorio; altri hanno dato risposte varie. Quindi un turismo praticabile da soggetti a reddito ed a cultura medio-bassa. Socializzazione e desiderio di comunicare con persone di pari condizioni, proprio perché più idonee al proprio “status” culturale, sociale ed economico. Turismo sociale inteso non solo come conoscenza di persone di pari condizioni ma di località diverse, ma anche conoscenza di nuovi posti, nuovi paesaggi, e perché no, buona cucina e buon vino. Dai paesi di mare, dove esiste la cucina caratteristica a base di pesce, si passa alla cucina contadina, collinare o addirittura montana con prodotti diversi. Naturalmente questi prodotti, con la nuova globalizzazione gastronomica si possono trovare dovunque, ma la caratteristica di trovarli e consumarli sul luogo d’origine rappresenta per i soggetti in questione una certa novità. Lo stesso gioco delle carte cambia da regione a regione. Le piacentine, ad esempio, pur essendo similari alle napoletane differiscono nella forma e nei soggetti. Consentire agli anziani di raccontare esperienze della propria vita a coetanei, ed ascoltare naturalmente l’altrui, costituisce a mio avviso, uno notevole scambio culturale. Teniamo conto che i mezzi di comunicazione di massa, come la televisione, ad esempio, non sempre propinano esperienze esternate con obiettività, ma piuttosto miseramente modificate sono per creare la cosiddetta “audience”. Infine nel rapporto sociale c’è la possibilità di intervento e di comunicare in maniera diretta, mentre il mezzo d’informazione si subisce passivamente. Anziani, turisti, basso reddito o reddito medio, bassa stagione, sono tutti elementi favorevoli a prolungare le vacanze degli anziani, e prolungare il lavoro dell’imprenditoria nel settore turistico alberghiero.
IL TURISMO SOCIALE AD AGROPOLI
Il turismo estivo o balneare costituisce la fetta più grande del turismo di Agropoli e della maggior parte dei paesi del Cilento. Come fasce di reddito troviamo le categorie a basso e medio reddito. In verità non mancano quelle ad alto reddito, la maggior parte dei quali stazionano su grosse imbarcazioni ormeggiate, anche per intere settimane, nel nostro porto che ha da alcuni anni la Bandiera Blu proprio per i servizi che offre ad una utenza sempre più esigente. Da sottolineare che Agropoli, a differenza di altri paesi viciniori, ha un turismo estivo di breve durata ( meno di 50 giorni) che va, più o meno dal 10 luglio fino al 30 agosto. Il turismo di categorie sociali ad alto reddito viene attratto dalla vicina Paestum che ha una capacità ricettiva notevole e di alto pregio ( alberghi a 5 stelle). Inoltre la durata del turismo archeologico, che la nostra cittadina non possiede ( l’antiquarium è chiuso da decenni), consente all’antica Poseidonia di ospitare una grossa fetta del turismo scolastico nei mesi primaverili che sono da considerarsi di bassa stagione. Inoltre la presenza straniera è notevole. In un mio precedente articolo dal titolo “All’ombra di Frate Francesco”, ho trattato, sommariamente, dei vari tipi di turismo ad Agropoli:
1) turismo estivo o balneare;
2) turismo enogastronomico;
3) turismo collinare o agrituristico;
4) turismo religioso;
5) turismo della terza età.
In verità solo di recente mi sono occupato del turismo sociale con un progetto, a titolo puramente sperimentale, di “ANZIANI AD AGROPOLI NELLA BASSA STAGIONE”, rimarcando sovente l’importanza dello scambio culturale e della socializzazione nella terza età. Le strutture nella nostra cittadina ci sono.
1) alberghi ristoranti a tre stelle;
2) pensioni;
3) aziende agrituristiche;
4) ristoranti e pizzerie;
5) mezzi di trasporto pubblico;
6) stazione ferroviaria nell’area urbana;
7) enti ed associazioni attive per l’arte, la cultura ed il tempo libero;
8) manifestazioni di ogni genere;
9) disponibilità del castello aragonese;
10) luoghi di culto sparsi in tutto il territorio;
11) possibilità di escursioni;
12) assessorato alla solidarietà sociale.
Una attenta programmazione per un turismo sociale e solidale, in particolare modo nella fascia della terza età e per di più nella bassa stagione, in conclusione, consentirebbe, dal punto di vista sociale un notevole interscambio di idee e socializzazione allargata, dal punto di vista imprenditoriale, una maggiore possibilità di occupazione nel corso dell’anno in particolare modo tra i giovani che stentano ad inserirsi nel mondo del lavoro, senza essere costretti ad emigrare. A mio avviso, in un paese dove le strutture sociali ed imprenditoriali, funzionano per buona parte dell’anno, si può avere anche una minore devianza giovanile, purtroppo presente ed in crescita sul territorio.
Catello Nastro
4 MARZO 2011
Il turismo sociale è un turismo che favorisce l’incontro e la socializzazione. E’ costituito da quell’insieme di attività turistiche capaci di rispondere ad un diffuso bisogno di relazionalità; non si tratta dunque di un turismo rivolto solo a categorie sociali specifiche di persone in situazioni di svantaggio. Fare turismo sociale significa rispondere ad un bisogno di socialità, è uno stile di vita, è una scelta di valori di parte di enti che lo organizzano impegnati, anche attraverso la vacanza, nello sviluppo di legami sociali, nel creare occasione di arricchimento culturale e di promozione e di valorizzazione delle risorse del territorio. Chi fa vacanze sociali è più attento ai contatti umani ed alla possibilità di arricchire le proprie occasioni di scambio. Anche in Campania, come in Puglia, ( come rilevato da internet) il turismo sociale è un settore poco strutturato e formalizzato; pochissimi sono i soggetti economici che si occupano esclusivamente di offrire vacanze sociali, rivolte a gruppi. I canali ed i circuiti attraverso i quali circolano le informazioni sono ancora molto informali e non esistono alla stato attuale reti strutturate tra soggetti che si occupano di turismo sociale. Sempre dal sito internet www.turismosociale.com, in base ad una ricerca tra i fruitori sulla definizione del turismo sociale, il 30% degli intervistati ha risposto che il turismo sociale favorisce l’incontro e la socializzazione; il 20% ha risposto che è un turismo rivolto a persone senza sufficiente denaro; un altro 20% ha affermato che si tratta di un turismo per categorie sociali specifiche; il 12% ha risposto che si tratta di un turismo per conoscere e valorizzare le risorse del territorio; altri hanno dato risposte varie. Quindi un turismo praticabile da soggetti a reddito ed a cultura medio-bassa. Socializzazione e desiderio di comunicare con persone di pari condizioni, proprio perché più idonee al proprio “status” culturale, sociale ed economico. Turismo sociale inteso non solo come conoscenza di persone di pari condizioni ma di località diverse, ma anche conoscenza di nuovi posti, nuovi paesaggi, e perché no, buona cucina e buon vino. Dai paesi di mare, dove esiste la cucina caratteristica a base di pesce, si passa alla cucina contadina, collinare o addirittura montana con prodotti diversi. Naturalmente questi prodotti, con la nuova globalizzazione gastronomica si possono trovare dovunque, ma la caratteristica di trovarli e consumarli sul luogo d’origine rappresenta per i soggetti in questione una certa novità. Lo stesso gioco delle carte cambia da regione a regione. Le piacentine, ad esempio, pur essendo similari alle napoletane differiscono nella forma e nei soggetti. Consentire agli anziani di raccontare esperienze della propria vita a coetanei, ed ascoltare naturalmente l’altrui, costituisce a mio avviso, uno notevole scambio culturale. Teniamo conto che i mezzi di comunicazione di massa, come la televisione, ad esempio, non sempre propinano esperienze esternate con obiettività, ma piuttosto miseramente modificate sono per creare la cosiddetta “audience”. Infine nel rapporto sociale c’è la possibilità di intervento e di comunicare in maniera diretta, mentre il mezzo d’informazione si subisce passivamente. Anziani, turisti, basso reddito o reddito medio, bassa stagione, sono tutti elementi favorevoli a prolungare le vacanze degli anziani, e prolungare il lavoro dell’imprenditoria nel settore turistico alberghiero.
IL TURISMO SOCIALE AD AGROPOLI
Il turismo estivo o balneare costituisce la fetta più grande del turismo di Agropoli e della maggior parte dei paesi del Cilento. Come fasce di reddito troviamo le categorie a basso e medio reddito. In verità non mancano quelle ad alto reddito, la maggior parte dei quali stazionano su grosse imbarcazioni ormeggiate, anche per intere settimane, nel nostro porto che ha da alcuni anni la Bandiera Blu proprio per i servizi che offre ad una utenza sempre più esigente. Da sottolineare che Agropoli, a differenza di altri paesi viciniori, ha un turismo estivo di breve durata ( meno di 50 giorni) che va, più o meno dal 10 luglio fino al 30 agosto. Il turismo di categorie sociali ad alto reddito viene attratto dalla vicina Paestum che ha una capacità ricettiva notevole e di alto pregio ( alberghi a 5 stelle). Inoltre la durata del turismo archeologico, che la nostra cittadina non possiede ( l’antiquarium è chiuso da decenni), consente all’antica Poseidonia di ospitare una grossa fetta del turismo scolastico nei mesi primaverili che sono da considerarsi di bassa stagione. Inoltre la presenza straniera è notevole. In un mio precedente articolo dal titolo “All’ombra di Frate Francesco”, ho trattato, sommariamente, dei vari tipi di turismo ad Agropoli:
1) turismo estivo o balneare;
2) turismo enogastronomico;
3) turismo collinare o agrituristico;
4) turismo religioso;
5) turismo della terza età.
In verità solo di recente mi sono occupato del turismo sociale con un progetto, a titolo puramente sperimentale, di “ANZIANI AD AGROPOLI NELLA BASSA STAGIONE”, rimarcando sovente l’importanza dello scambio culturale e della socializzazione nella terza età. Le strutture nella nostra cittadina ci sono.
1) alberghi ristoranti a tre stelle;
2) pensioni;
3) aziende agrituristiche;
4) ristoranti e pizzerie;
5) mezzi di trasporto pubblico;
6) stazione ferroviaria nell’area urbana;
7) enti ed associazioni attive per l’arte, la cultura ed il tempo libero;
8) manifestazioni di ogni genere;
9) disponibilità del castello aragonese;
10) luoghi di culto sparsi in tutto il territorio;
11) possibilità di escursioni;
12) assessorato alla solidarietà sociale.
Una attenta programmazione per un turismo sociale e solidale, in particolare modo nella fascia della terza età e per di più nella bassa stagione, in conclusione, consentirebbe, dal punto di vista sociale un notevole interscambio di idee e socializzazione allargata, dal punto di vista imprenditoriale, una maggiore possibilità di occupazione nel corso dell’anno in particolare modo tra i giovani che stentano ad inserirsi nel mondo del lavoro, senza essere costretti ad emigrare. A mio avviso, in un paese dove le strutture sociali ed imprenditoriali, funzionano per buona parte dell’anno, si può avere anche una minore devianza giovanile, purtroppo presente ed in crescita sul territorio.
Catello Nastro
Iscriviti a:
Post (Atom)