sabato 12 gennaio 2013


Anche nel Cilento
GLOBALIZZAZIONE,
MISTIFICAZIONE
E CONTRAFFAZIONE

Non  parleremo di autovetture, abbigliamento e capi  firmati, barche di dodici metri e vacanza ai Caraibi, ma solamente di prodotti alimentari. Sia ben chiaro che non siamo dei mangioni, ma una volta seduti a tavola invece di mangiare venti fette di  prosciutto crudo fatto all’estero, preferiamo gustare una sola fetta, anche se sottile di prosciutto di maiale allevato nel Cilento, macellato nel Cilento, stagionato nel Cilento e consumato, quindi, nel Cilento. Si capisce subito  che il nostro prodotto alimentare in genere può rappresentare una delle tante prelibatezze gastronomiche consumate a kilometri zero. Accanto al prosciutto ci sono anche altri prodotti forniti dal paesano suino, come il capicollo, la pancetta arrotolata e non, detta anche “longa”, soppressate e salsicce fresche o stagionate, dolci o forti, perché arricchite di pepe e peperoncino rosso delle nostre colline. Ci sono delle prelibatezze gastronomiche quasi perdute e che i giovani di oggi non conoscono nemmeno, come la ‘ncantarata composta dalle parti meno nobili del suino e conservata sotto sale in uno “ziro” di terracotta smaltata all’interno. Se oggi i maiali ed i prosciutti arrivano dall’Europa dell’est, i fichi e  l’olio arrivano dalla Turchia. Da questa nazione arrivano anche pesci di allevamento (orate, spigole, ecc.) A  proposito dei prodotti ittici pensate che noi esportiamo in Giappone il tonno rosso che serve per preparare una loro specialità gastronomica, il “Susci”, così mi pare che si scrive, invece importiamo dal Giappone il tonno di un altro colore ma meno pregiato. Si dice addirittura che ogni tonno italiano costa quanto cento tonni giapponesi!!!. Ve le ricordate le “ficarole”, belle ragazze cilentane che lavoravano i fichi del posto, essiccati al sole delle colline cilentane, confezionati e spediti in America del  Nord in particolare modo. Prodotti di qualità, come l’olio delle colline cilentane che costa e vale molto di più di quello di importazione. Ma ci sono le spese!!! Potrà obiettare qualche lettore pignolo. I fichi del Cilento seccati, al mercatino rionale, prima di Natale costavano anche dieci e più euro al chilo, mentre quelli dei supermercati molto di meno. I prodotti alimentari cilentani sono ottimi. Prima perché artigianali, secondo perché genuini, terzo perché a kilometri zero. Ma anche il prodotto italiano alimentare spesso sfugge al controllo dei NAS (Nucleo anti sofisticazioni) e sulle nostre tavole arrivano prodotti scadenti, non controllati ed addirittura dannosi per la salute pubblica.  Passiamo ora ai prodotti del latte. La mozzarella di bufala campana è il fiore all’occhiello della gastronomia del territorio. Su gusta come antipasto assieme ai salumi cilentani e viene anche impiegata come prodotto di qualità nelle pizzerie per la famosa “pizza margherita”. In questa occasione sostituisce il fior di latte vaccino che ha lo stesso procedimento di lavorazione della mozzarella. La mozzarella di bufala campana viene addirittura spedita nei paesi dell’est in aereo per giungere ancora fresca, fragrante e profumata. Dalla Germania, invece arriva una mozzarella di mucca, che si conserva anche oltre una settimana e costa meno della metà di quella originale prodotta nella Piana del Sele. Sia ben chiaro che il rapporto qualità-prezzo è significativo. Risparmiare si può e si deve in periodo di recessione come l’attuale. E’ logico che il tutto va a scapito della qualità e della genuinità del prodotti. I supermercati fanno le offerte speciali, ma quando le offerte sono troppo speciali non si può pretendere un prodotto di alta qualità. Molti miei coetanei ed amici del Centro Sociale di Agropoli, che vivono con la pensione… sociale, quando ci sono le offerte fanno addirittura la fila. Ma le specialità del Cilento comprendono molti altri prodotti di terra e di mare. I pomodori, olive da tavola, sia verdi che nere, il grano per fare i famosi “vascuotti”, il granoturco usato in alcune pietanze povere ma ricche di sapore, le verdure, come i broccoli, ad esempio, che bene si accostano alla salsiccia del territorio ed ancora tante altre pietanze, come i fusilli, che accontentano anche gli ospiti vegetariani. In ultimo ci sarebbe da parlare degli ottimi vini del Cilento che non stiamo  ad elencare perché oramai noti in tutto il mondo. E poi concludiamo coi digestivi. Non stiamo parlando di superalcolici, ma di lunghe passeggiate nei boschi, se preferite la vacanza nelle attrezzatissime aziende agrituristiche  del Cilento collinare, sulla spiaggia se preferite le vacanze marine. Da annotare che da pochi anni è stato creato anche il turismo di bassa stagione (maggio, giugno e settembre, ottobre, quelle di Natale e quelle di Pasqua). La “terra dei tristi” di borbonica memoria, è diventata la terra dei turisti, sempre più numerosi, grazie all’impegno degli operatori e degli amministratori locali. Benvenuti al Sud!!! Benvenuti nel Cilento, sia collinare che costiero!!! E buon appetito con prodotti del territorio ancora genuini come si facevano cento anni fa.

Catello Nastro

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