RELIGIONE:
TRA SPRECO E
SOLIDARIETA’
Sono – e lo sono sempre stato – un cattolico. Credo in Dio e
spesso le mie preghiere e le mie riflessioni sulla Fede sono in dialetto
napoletano. La Fede è universale come universale è – o meglio dovrebbe essere,
- la Fede nelle sue varie sfaccettature. In un paese che ospita e da lavoro a
migliaia di stranieri ( che brutta parola!!!) che hanno trovato rifugio,
politico o sociale, o solamente economico, nella nostra penisola. Parlo di
entità geografica e non certamente politica altrimenti bisognerebbe iniziare
una diatriba di ordine partitistico , razziale e massimamente religioso.
Quattro ottobre 2013, festa di San Francesco, il Santo dei poveri, nel paese
nel quale vivo, Agropoli, in provincia di Salerno, tra Paestum e Palinuro, da oltre mezzo secolo e dove nella stupenda
baia di Trentova si ospita lo scoglio dal quale San Francesco predicò ai pesci
perché la popolazione del posto non volle ascoltarlo. Storia o leggenda? Chi lo
sa…Un evento drammatico si verifica in mare di Sicilia. Una barca di emigranti
in Italia. Muoiono centinaia di persone: giovani, donne e bambini. Il Papa
Francesco indice il lutto nazionale. Ma alla processione del Santo dei poveri
per il paese ci sta tanto di banda musicale per rallegrare la processione . Ma
non basta. A mezzanotte i fuochi
artificiali, costati migliaia di euro. per rallegrare gli abitanti del posto,
inquinare il mare, terrorizzare cani ed altri animali, svegliare i bambini dal
sonno. Nei fondi-offerte dei fedeli si trovavano anche i miei miserabili cinque
euro erogati e sottratti alla mia pensione di ex impiegato statale. Sia ben chiaro che, al momento del modesto
contributo non prevedevo un dramma umano di tali proporzioni. Anche Sua
Santità, Papa Francesco, aveva sottolineato più volte il dramma e la
possibilità di alleviare le pene di quei poveri disgraziati riusciti a
sopravvivere ad un “incidente” casuale, ma non troppo. Un grosso pasticcio da
coinvolgere emigranti in cerca di fortuna, disperati del mare alla ricerca di
un lavoro anche umiliante, pur di garantire il sostentamento o almeno la
sopravvivenza del nucleo familiare. Sia ben chiaro che non c’è l’ho contro il
comitato festa, che non ha fatto altro che seguire una prassi, un rito che già
da anni non condivido. Quando insegnavo a San Francesco al Campo, in provincia
di Torino, dopo la processione, non si sparavano i botti anche perché ci
trovavamo sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, ed i fuochi
artificiali potevano ostacolare il traffico aereo o addirittura danneggiarlo.
Una balera sulla piazza, il liscio, ed infine panini con salsiccia e vino “ad
libidum” per tutti i partecipanti. Sparare i fuochi artificiali sulla spiaggia
della marina, non è salutare per i pesci (specialmente i fuochi al fosforo)e i
pipedi esseri umani. Significa solo inquinare l’aria, il mare, terrorizzare
cani, non far dormire i bambini e svegliare gli anziani che vogliono dormire.
Inoltre i fondi potrebbero essere destinati per altri scopi nel mondo della
solidarietà umana. E ce ne sono, ve lo posso garantire. Aiutare il prossimo
significa anche questo. Ed aiutare il prossimo è un’opera cristiana voluta da
Cristo, da San Francesco e da Papa Francesco. Meditate, gente. Meditate!!!
Catello Nastro