Parlami d’amore Mariù…
EVOLUZIONE DEL VOCABOLARIO DELL’AMORE
Ai tempi della mia giovinezza, non quella della canzone tanto in voga in epoca di “quando c’era lui, caro lei”, parlare d’amore era una cosa seria che seguiva una certa logica e che vietava di usare un linguaggio grasso o da carrettiere. Oggi i carrettieri, dopo l’invenzione e la diffusione di auto e furgoni vari, non esistono più. Gli automobilisti hanno moderato il frasario piuttosto forbito e talvolta da tu per tu (per la par condicio) con l’asino, il mulo o il cavallo e se trattavasi di quadrupede bovino cornuto, nella sezione di carro agricolo, con epiteti che mettevano in risalto le protuberanze ossee ai due lati superiori della testa, nella fattispecie corna, magari alludendo anche al fatto che la legittima consorte del bovino era una vacca, qualche residuo di volgarità stradale si riscontra ancora nei sorpassi azzardati magari suonando le trombe dell’auto come in un atto eroico oppure sporgendo dal finestrino aperto il braccio mostrando solo l’indice ed il mignolo della mano, con chiaro riferimento all’onestà della consorte del guidatore. Questo fenomeno, oramai rarefatto a causa dei telefonini che non consentono agli automobilisti di avere tre braccia e tre mani, è in netto calo. Abitando nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, al primo piano di una casa costruita nel 1882, col balcone che si affaccia sulla strada proprio dove è sistemata la panchina che può ospitare le chiappe di tre o anche quattro persone, ascolto, involontariamente, i dialoghi amorosi, sovente con dissertazioni di carattere erotico, con un vocabolario forbito e pieno di volgarità, anche pesanti. Colpa della televisione? Forse si! Altro che carrettieri…La parola meno pesante e il famoso “vaffa,,,”. Seguono poi i riferimenti agli organi genitali maschili ed anche femminili, al fondoschiena, alla trasformazione del pasto quotidiano che di solito si tiene nel bagno. Anche i riferimenti zoologici sono frequenti che se li sentissero quelli della “Protezione animali” allibirebbero addirittura. I riferimenti alla mamma di lui, nella fattispecie aspirante suocera, sono tali da far pensare, all’ignaro ascoltatore, che, nella malaugurata ipotesi o lontana minaccia di eventuale matrimonio, la convivenza, dovrebbero dare i numeri. I più frequenti sarebbero quelli del 112, del 113 o del 118. Ipotesi scongiurabile ai nostri giorni quando si sente parlare tanto di convivenza, senza coinvolgimento giuridico ed anche religioso. Quando la coppia scoppia possono accadere eventi altrimenti imprevisti. L’amore, diceva il filosofo cinese Ho Cin Ming, è come un minestrone:più ci metti e più ci trovi. In parole povere, dal punto di vista qualitativo e non quantitativa, se ci metti delle verdure fresche ne ottieni un ottimo minestrone, se ci metti delle verdure marce ottieni solo un bidone di immondizia.
Catello Nastro
Pubblicato su “UNICO SETTIMANALE” di Paestum del 7 maggio 2011
Mi piace :-D
RispondiElimina