Un fenomeno del terzo millennio
DEMOCRAZIA E CRISI POLITICA
n.1 del 27.02.2011
Certamente questo fenomeno internazionale era presente già nel millennio passato, ma oggi sta assumendo un aspetto ed una fisionomia più dettagliata, nei particolari, nei moventi, nei risultati finali. Oramai esso ha assunto un aspetto mondiale. Prima i paesi europei, poi quelli dell’America Latina ed infine quelli dell’Africa. L’Australia per il momento tace, l’Asia già sta dando segni di contestazione. Ma cosa ci può stare alla base di questi fenomeni internazionali? Quali sono le principali cause di questi eventi che spesso diventano luttuosi per morti e feriti? Quali sono i motivi scatenanti e quali possono essere i rimedi? Chi scrive conserva ancora la tessera di un partito politico italiano del 1958. Quasi mezzo secolo fa. Ma oggi non è tesserato con alcun partito. Per quale motivo? E’ semplice…Gli ideali politici hanno subito nel corso dei decenni, fortunatamente di regime democratico, da destra a sinistra, per cui un ultrasettantenne, che nel corso della sua esistenza ha avuto il piacere ( e l’onore) di stringere la mano a Giovanni Spadolini, Giorgio La Malfa, Guido Bodrato, Oscar Luigi Scalfaro, deputati e senatori di destra, di centro e di sinistra, non ci capisce più. Le nuove coalizioni, addirittura, lasciano la porta aperta per far uscire chi vuole uscire e far entrare chi vuole entrare. Anche senza autorizzazione, anche senza referenze, anche senza invito. E questo è il bello della democrazia. Potrà obbiettare, forse giustamente il lettore attento ma frettoloso. Questo “andirivieni” politico, se da un lato denota la libertà dell’uomo politico, dall’altro lato riempie lo stato di incertezze. Chi nello spazio di un decennio “naviga” su tre navi diverse, certamente non sa quale compagnia scegliere. Lo scetticismo nei paesi con radicata democrazia, come l’Italia, ad esempio, porta solo ad un dibattito verbale che talvolta sa di gossip televisivo, di spettacolo mediatico, di intervallo tra il serio ed il faceto. Sia ben chiaro che, come riporto oramai da anni, la peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature. In parole povere è meglio urlare (caso mai tutti assieme!!!) in democrazia che stare in riverente silenzio in dittatura. I miei coetanei ( sono un ultrasettantenne) possono meglio prendere in considerazione quanto da me asserito ed evidenziato in questo scritto, non come uomo politico o di parte, ma come uomo libero, o se preferite usare un termine di epoca passata di uomo qualunque. I miei idoli politici sono passati da destra a sinistra e da sinistra a destra come gli automobilisti ubriachi sull’autostrada. Lo spettacolo televisivo a carattere politico certamente fa audience, ma solo perché oramai la politica si è mescolata al varietà. E questo, per me, è senza dubbio un fatto positivo e non certamente negativo. Nei paesi a regime coatto, forzato, imposto con la milizia armata, senza tener conto delle esigenze essenziali, questa fase non vede la luce. La parola va alle armi e la rivolta incendia il paese con morti e feriti. Giunti a questo punto è evidente che quella che si chiama “Equa ripartizione del reddito pubblico” è caratteristica dei paesi moderati e non di quelli estremisti. La stessa rivolta della Grecia, in Europa, sembra aver trovato soluzione ottimale grazie anche all’intervento della comunità politica internazionale. E questo ci deve far riflettere su rapporto dare – avere a livello di paesi democratici nella comunità socio-politica nella quale viviamo ed operiamo, ciascuno secondo il proprio ruolo.
Catello Nastro
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