VIERNO…
“Vierno: che friddo dint’à ‘stu core, e sule tu, tu me sai da’
calore…”… Sembra l’inizio di un cartello pubblicitario per un tipo di stufa.
Non importa se a gas metano, a legna o a pellet o elettrica per quelle più
piccole, che si possono facilmente trasportare dallo studio al bagno e
viceversa. Le mie demenziali imprese precoliardiche, mi spingevano, ogni anno,
nel mese di settembre ottobre, naturalmente, far coincidere il primo giorno dell’anno
scolastico con l’ultimo bagno della stagione oramai conclusa. Quasi un rito si
doveva compiere annualmente e nel primo giorno del mese: lavorativo,
naturalmente, altrimenti se ne parlava il lunedì seguente. Appuntamento al
famoso Bar Nazionale e di poi tutti in fila per la bellissima spiaggia di Trentova
che ancora oggi rappresenta il meglio della costa del Cilento. Nudi come vermi
ci presentavamo al dio Nettuno ed i giochi e gli scherzi duravano fino all’ora
di pranzo, quando raccoglievamo i vestiti, ci infilavamo i costumi da bagno e
con canti mezzo storpiati ci ritiravamo a casa all’ora di pranzo. Naturalmente
a tavola si mangiava di più perché di calorie ne avevamo consumato in quantità.
A dire la verità, questa spedizione scolastica, balneare. “filonistica” durò per alcuni anni. Quando
arrivammo all’Università “Federico II°” di Napoli questa “tradizione” venne
abbandonata anche perché iscritti in facoltà diverse. Da quella generazione
vennero fuori anche uomini importanti nelle vari professioni. Chirurghi ed
avvocati illustri. Ed anche qualche professore ben sponsorizzato dalla
famiglia. Personalmente, gli studi ed i libri all’università li ho pagati col
frutto del mio lavoro nel caseificio paterno. Tenga conto il lettore che stiamo
parlando di quasi mezzo secolo fa, quando le carrozze di seconda classe delle
ferrovie dello Stato avevano i sedili di legno. Perché queste rievocazioni???
Prima, per fare un viaggio a ritroso nel tempo, secondo per ricordare la
giovinezza ora trasformata dal tempo e dagli acciacchi in vecchiaia, terzo per
ringraziare il Signore del bellissimo dono della vita. Forse avrei potuto fare
di meglio. Ma sono contento così. Il tempo della goliardia, terminato nel
fatidico ’68 è stato il più movimentato, ma anche il più avventuroso della mia
vita. Naturalmente non entro nei particolari per la legge sulla privacy!!!
Buona vita a tutti i miei lettori!!!
Catello Nastro