L’ASSALTO ALLA DILIGENZA
Sulle aspre montagne dell’Arizona, quando su cento strade una sola era bona, viaggiava una diligenza tirata da quattro cavalli allenati alla lunga percorrenza. I viaggiatori erano sei, tre seduti davanti e tre, proprio di fronte, dietro. Nella parte anteriore si trovava una giovane madre con due bambini che doveva arrivare a Prigion City per andare trovare il marito finito in galera per aver rubato una caramella al supermercato di Discount City, pensando che quelle esposte in un vassoio sul banco non era in vendita, ma solo per assaggi.. Ebbe trentotto anni di carcere, ma ogni cinque anni, con la raccomandazione del sindaco di Kansas City, la famiglia poteva andarlo a trovare e portargli un pacco di fichi secchi del Cilento, una bottiglia di primitivo (sempre del Cilento) ed un paio di mutande pulite in maniera tale che ogni quinquennio il reo confesso potesse cambiarsi. Nei sedili di dietro c’era un frate indiano convertito da una prostituta del bordello del paese, un cercatore d’oro che andava a depositare all’estero due valigie piene di pepite d’oro, alcune delle quali frutto di strozzinaggio nei confronti di padri di famiglia che dovevano sfamare moglie e figli (il cane se n’era andato di casa perchè gli avanzi non avanzavano mai) e non aveva soldi per comperare un sacchetto di polvere bianca, che a quei tempi si chiamava farina e serviva per ammazzare l’appetito e non chi la mangiava. Il sesto viaggiatore era un poeta. Aveva deciso di andare a vivere in un bosco dell’Oklaoma, libero, in mezzo alla natura incontaminata, dove gli usignoli, i cardellini e le cinciallegre potessero in silenzio ascoltare le sue poesie, che parlavano d’amore, di rispetto per la natura, di integrità morale, di fantasia. Nel mentre la diligenza percorreva il suo tragitto sulla strada sterrata e piena di polvere, sette loschi cavalieri, da non confondere coi “Magnifici sette” sbarrarono loro la strada. Intimarono a tutti di scendere e depositare a terra tutto quello che avevano di prezioso addosso: oggetti d’oro e d’argento. Valigie, soldi, roba da mangiare ed il fiasco di vino che il conducente portava appresso nelle ore notturne o quando c’era la nebbia. Questo perchè i cavalli conoscevano la strada. Il capo della banda di predoni minacciò i viandanti:” Posate le pistole perché fanno male alla vostra salute. Dateci tutti i soldi che avete e poi siete liberi di andare dove volete. I cavalli li prendiamo noi e voi potete trovare posto sulla prossima diligenza che passerà fra tre mesi. Qua vicino c’è un bosco dove potete trovare della verdura biologica senza diserbanti e conservanti e dell’acqua di sorgente fresca che in città vi sognate di trovare anche al supermercato in offerta speciale. Questo è tutto. Ora vi auguriamo buona permanenza e vi ringraziamo del furto che potrete detrarre dalla prossima dichiarazione dei redditi. Il capitalista protestò: “ Non è giusto quello che fate. In alcuni paesi civili c’è la politica…”. I bambini commentarono:” Finalmente una settimana bianca!”. I buoni viaggiatori trascinarono la carrozza nel bosco a forza di braccia per proteggersi dal freddo della notte. Il mattino seguente furono ricevuti dal dott. De Lupis, sindaco della comunità animalesca del bosco il quale diede loro il benvenuto. Dopo più di un secolo la piccola comunità diventò una metropoli e i discendenti fecero erigere nella piazza principale una stele alta cento metri, tutta dipinta di bianco. Sulla base c’era scritto una sola parola: La Coscienza. Oggi, con l’innovazione della tecnologia, le diligenze sono scomparse. Gli assalti no !!!
Catello Nastro
PUBBLICATO SUL N° 43 DI UNICO SETTIMANALE DI PAESTUM DEL 27 NOVEMBRE 2011